“Zio Vanja” di Čechov al Bellini di Napoli
Sergio
Rubini protagonista tra dramma e ironia
Servizio di Anita Curci
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Servizio di Anita Curci
Avvincente ed emozionante il tanto atteso “Zio
Vanja” di Anton Pavlovič Čechov al Bellini di Napoli;
un misto di modernità e sacralità degli slanci emozionali dell’uomo come entità
assoluta. Impeccabile personificazione degli attori nei personaggi della storia. Con un Sergio Rubini
in ottima forma nei panni del protagonista; sagace nel rendere ironiche, talvolta
addirittura comiche, le parti più drammatiche. Ambientazione perfetta, scenografia sublime;
con le musiche di Carlo Crivelli a completare l’opera del geniale regista Marco
Bellocchio. Completata nell’autunno del 1896, il dramma dello
scrittore russo rimane per i contenuti e l’approfondimento del comportamento
umano un capolavoro universale.
Straordinaria la figura di Sonia (deliziosamente
interpretata da Anna Della Rosa), emblema del coraggio e della pazienza, del
senso di sopravvivenza in una solitudine interiore ed esteriore. Trascurata dal
padre, l’egoista e approfittatore professor Serebriakoff (incarnato dal
collaudato talento di Michele Placido), rifiutata dal medico del paese e amico
di famiglia, Astrof (Pier Giorgio Bellocchio), in rivalità con la matrigna, la
bella e contesa Elena (Lidiya Liberman) amata inutilmente da Vanja e dal più
fortunato dottore che riesce persino a godere dei suoi baci, Sonia, dopo il
protagonista, appare la figura più impegnativa e forte di tutta la messa in
scena.
Meraviglioso il suo monologo finale quando,
andati via tutti e ritornata la vita di sempre, Sonia parla al povero zio
Vanja, fratello di sua madre.
“Che fare? Bisogna
vivere! Noi vivremo, Zio Vanja. Vivremo una lunga, una lunga sequela di giorni,
di interminabili sere. Sopporteremo pazientemente le prove che ci manderà la
sorte. Faticheremo per gli altri, adesso e in vecchiaia, senza conoscere
tregua. E quando verrà la nostra ora, moriremo con rassegnazione e là, oltre la
tomba, diremo che abbiamo patito, pianto, sofferto amarezza...”, certa e
speranzosa verso una ricompensa futura, dopo tante sofferenze, “la nostra vita diventerà
serena, tenera e dolce come una carezza… E noi riposeremo... riposeremo… riposeremo”.
Il teatro, che per la prima ha registrato il tutto esaurito, ha espresso
il suo pieno gradimento in un lungo e caloroso applauso. Repliche fino al 19
gennaio.
15 gennaio 2014
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