Valeria Apicella: attraverso la danza desidero esprimere l’inesprimibile


Intervista alla brillante coreografa e danzatrice, che si è esibita a gennaio al Piccolo Bellini in "Elle est là #4", che ha riscosso enorme successo
Servizio di Maurizio Vitiello

Può raccontare gli esordi e la sua carriera artistica, in sintesi?

Dopo essermi diplomata al Lyceum di Mara Fusco a Napoli (diploma classico) seguo una borsa di studio con Gabriella Stazio (Movimento Danza). Parto per l’Europa a 19 anni e in questo viaggiare nasce in me il desiderio, ma, soprattutto, il bisogno di confrontarmi con il movimento come espressione libera.
L’opportunità si presenta grazie al meraviglioso incontro con Paco Decina coreografo napoletano, installato a Parigi da molti anni di cui divento interprete per 13 anni. Cosi cresco e sviluppo in maniera personale il mio linguaggio corporeo nutrendo ogni ruolo di sensazioni, gesti e qualità che estraggo dal mio sguardo sul mondo. In questi 13 anni ho avuto la fortuna  di incontrare Pina Bausch, di scegliere, di non restare lì .. Poi,  di lavorare con Carolyn Carlson con Sasha Waltz e infine di fondare la mia compagnia e iniziare un percorso molto diverso: essere autrice. Essere ancora più libera di esprimere e dialogare non solo con il corpo, ma anche con immagini, testi, materie.


Quale condizione l'ha portata alle interpretazioni sceniche?

La condizione che mi ha fatto scegliere la scena é stato il mio più profondo desiderio di esprimere la dignità della vita in tutti i suoi aspetti: quelli belli, ma anche quelli più duri come il dolore, la perdita, la malattia.

Con il corpo quanto si può sperimentare?

Il corpo é la nostra casa, il nostro tempio. La vita la sperimentiamo solo grazie a lui. Ecco perché credo che da qualsiasi condizione si parta se si vuole sviluppare coscienza si può rendere questo corpo sempre più sensibile e unito al nostro spirito.

 

Vita e non vita, vuoto e silenzio, bianco e nero si possono ritrasmettere attraverso la fluidità del corpo e l'inseminazione delle luci?

Sono una danzatrice e un’autrice, ma, soprattutto, un essere umano ingaggiato verso la vita nei suoi molteplici aspetti e, profondamente, decisa a restituire sempre la massima sincerità e bellezza al pubblico.
Ecco la mia missione. Vita/morte tutto é incluso in questo corpo. 


Le donne vagano alla periferia di centri irraggiungibili?

Le donne sono esseri meravigliosi come anche gli uomini del resto. Loro però hanno questo ruolo straordinario di portare la vita, ma a volte anche il dolore della fine.

Esse restano come vicinissime e lontane da quel centro d’ eternità, in cui nasce una vita.

Ecco ciò di cui volevo testimoniare, questa sensazione spazio-temporale intima nel corpo femminile ed essere così vicini e così lontani da questa straordinaria esperienza che precede il corpo: la gravidanza.

"Elle est là #4" é un'installazione coreografica che esplora lo spazio scenico come risonanza e la danza come tagli di luce che si trasformano?

Elle est la nasce come un desiderio sempre più denso di esprimere l’inesprimibile.
Sentire la vita crescere dentro, poi perderla e restare lì all’ascolto di questo silenzio indescrivibile che resta. Osservare il dissolversi della vita negli elementi che circondano il corpo, accogliere il dolore che lo deforma come diventare animali che ululano ...poi ritornare donne sui tacchi nei vestiti di sempre e lasciare sui loro volti un velo, quello che simboleggia il non detto, ciò che non é condivisibile a parole.

Il mio desiderio attraverso quest’installazione coreografica era questo, restituire dignità, bellezza e un volto a quest’aspetto del femminile che resta qualcosa di socialmente emarginato.

Ogni lavoro nasce in me come un quesito che riguarda non una, ma tante, tantissime donne e uomini.
Questa domanda diventa una visione, che si condensa come un collage fatto di materie, suoni, tagli di luce, atmosfere e immagini. Ecco perché mi piace parlare del mio universo come d’un teatro corporeo o un installazione coreografica. Come un divenire.


17 gennaio 2014


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