Gea Martire tra cinema e teatro
Al Nuovo Sancarluccio
con “Mulignane” dal 31 gennaio al 2 febbraio
Servizio di Angela De Gregorio
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Servizio di Angela De Gregorio
Gea Martire
ha lavorato con numerosi registi italiani, tra cui Carlo Verdone, Ettore Scola,
Mario Monicelli e Dino Risi.
La poliedrica
attrice, è nota al grande pubblico anche grazie alla sua partecipazione a
numerosi film e a una serie di fiction di successo, quali ‘’A spasso nel tempo’’,
‘’Un medico in famiglia’’, ‘’Un posto al sole’’, ‘’Febbre da cavallo – La
mandrakata’’, ‘’Il paradiso all’improvviso’’, ”Mine Vaganti’’, ‘’Magnifica
presenza’’.
Prossimamente ancora a
teatro sul palcoscenico del Nuovo Sancarluccio nello spettacolo "Mulignane" con la
regia di Antonio Capuano dal 31 gennaio al 2 febbraio.
Com’è cominciata la sua carriera di attrice?
E’ iniziata per amore
come credo spesso accada. Io ero piccolissima ed ero affascinata dal teatro; i
miei genitori a loro volta amavano il teatro e allora mi portavano con loro a
vedere spettacoli anche importanti, come alcune commedie di Eduardo De Filippo.
Per cui ho conosciuto il teatro da piccola e mi ha sempre molto affascinata, ma
non ho mai pensato crescendo che sarei diventata un’attrice. Prima di
affermarmi come attrice, ho fatto una strada completamente diversa. Mi sono
laureata in sociologia, per alcuni anni ho lavorato con la mia laurea e poi a
un certo punto questa passione per il teatro, che facevo divertendomi con amici,
ha preso sempre più spazio nella mia esistenza. Ho abbandonato tutto e molto
tardi ho cominciato a fare l’attrice.
Ha recitato sia per il teatro che per il cinema.
Sì, un’attrice deve
fare tutte le esperienze che questo lavoro ti consente di fare e vivere le
occasioni che si presentano. Sicuramente il cinema è tutt’altra cosa rispetto
al teatro.
Cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole intraprendere
la carriera teatrale?
A me spesso capita di
sentire o di capire che i giovani vengono affascinati dal ‘’glamour’’ di questo
lavoro. I giovani sono l’ultima
generazione, una generazione più televisiva
che teatrale. Più legata alla televisione,magari al cinema, magari al
gioco. Quindi l’ultima generazione non è proprio una generazione molto curiosa
del teatro e di conseguenza quando decide di fare l’attore pensa al ‘’glamour’’
fondamentalmente di questo lavoro. Invece, bisognerebbe riconquistare un pubblico
giovane al teatro, perché è in questo modo che un giovane capisce e conosce
veramente il senso di un lavoro come quello dell’attore.
Lei pensa che ci siano opportunità per i giovani d’oggi?
Il teatro non ha più
lo spazio di un tempo, perché è sicuramente un momento in cui lo spazio,
l’attenzione della gente viene attratta più dagli schermi, e per schermo
intendo dire televisione, intendo dire computer, intendo dire telefono. E’ un
momento in cui c’è questo dilagare di questi schermi, attraverso i quali si inventano
i film, le cose, le azioni; si inventano virtualmente storie e si fantastica
sui personaggi. Per cui il teatro è più compresso oggi, è compresso in spazi
più ridotti, ma questo non vuol dire nulla, non vuol dire che ha perso di
importanza. Il teatro ha perso spazio, ma è sempre, comunque, un elemento
culturale, espressivo, artistico di grande importanza, che non morirà, non può
morire, sarà eterno.
29 gennaio 2014
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