Tonino – Napoli: zero a zero
Al Nuovo Teatro
Sanità, “le rabbie" di Roberto Russo e Agostino Chiummariello
Servizio di Vincenzo Perfetti
Servizio di Vincenzo Perfetti
Napoli - Il Nuovo Teatro
Sanità presenta, muovendosi tra il tragico e l’ironia, quella che è la vicenda
di Tonino, uno come tanti, un Signor Qualunque. La napoletanità disillusa,
comica, verace, disincantata, arrabbiata e persa nei ricordi. In un tempo in
cui schiavi del presente e del futuro non lo si era. Tonino – Napoli: zero a zero,
un monologo che diventa una confessione, uno sfogo, un’analisi profonda dove
non bisogna sottovalutare ogni parola profusa. «Caleidoscopico» e «pornografico». I diversi specchi che costituiscono il caleidoscopio sono i
mille anfratti della mente di quest’uomo. Entrato in scena portando con sé una
torta, festeggia un ipotetico compleanno, e se si vuole i suoi ipotetici
cinquantatré anni. Ipotetici, in quanto si rende conto di aver passato una vita
come vittima passiva dei gusti, della volontà altrui. Gusti e volontà che sono
figli medesimi di una tradizione, che in alcuni casi viene ripudiata (ad
esempio “l’abbuffamento" partenopeo). Un uomo che inscena “la settimana",
forse l’unico modo per poter « calpestare » i propri giorni. Tonino spreca il
proprio tempo sognando ad «intermittenza». Si sente “figlj ‘e Pullecenella"
e vive una tragedia sua, intima, sulla quale vuole e pretende «l’esclusiva ». Barricato
sul balcone del proprio appartamento, in compagnia di un rumeno fisarmonicista
chiamato “Raffaele broro ‘e purp’, e di una fittizia dirimpettaia che ricopre il
ruolo di biografa, la signora “ Cuccurullo" invoca un attacco kamikaze,
acquistato su “ebay" dove tutto è alla portata di tutti, con l’obiettivo di
radere al suolo l’intero edificio. Un gesto che vuole divenire catarsi,
purificazione. Dal terrazzo suddetto muove le proprie critiche al portiere del
condominio, “De Pallistris", che per quanto possa istituire ztl dal portone
fino al garage e una pista ciclabile sulle scale, lascia incustodite crepe che
dovrebbero essere risanate. Viene sconfessata la passione per il calcio.
Costretto a crescere e doversi sorbire commenti e partite, quando a lui poi, il
calcio non è mai piaciuto. La rabbia nei confronti della supremazia femminile,
geneticamente portatrici di un potere « nemico della meritocrazia », di un
potere che rende romantici, « leopardiani » e « shakespeariani », che dunque
rincretinisce i malcapitati. Una rabbia che proviene da una vecchia e profonda
delusione sentimentale. Alla delusione, al suo « profilo grigio e basso » si è
sempre sentito predestinato. Vi è poi il disprezzo per le ideologie politiche.
« Quando ascoltavo i fascisti, mi sentivo comunista. Quando ascoltavo i
comunisti, mi sentivo fascista ». Il non seguire un’ideologia politica mostra
da una parte l’apatia e il disinteresse e dall’altro il rifiuto consapevole
dell’inefficacia e della labilità delle idee. Una politica assente in una terra
martoriata dai rifiuti. Tonino vorrebbe trasferirsi, ma ha paura di dover
morire a causa di questa terra inquinata. Il “ Signor Qualunque “ è alla
continua ricerca di un catalizzatore di questa rabbia, di un nemico. Ebbene, lo
riconosce nel “ Nord “. « L’Italia non esiste », Tonino ha studiato ed ha
compreso che l’unità, in realtà è stata solo una conquista a sfavore della
Napoli, tra le più importanti capitali europee, per poter arricchire un
settentrione sottosviluppato, lasciata da allora completamente a se stessa.
Inutile poi, prendersela con la camorra, quando gli stessi atteggiamenti che la
caratterizzano sono alla portata di tutti, anche nei piccoli gesti quotidiani:
nell’essere allo stesso tempo accondiscendenti ai piaceri altrui, e rintanati
nel tranquillo menefreghismo quotidiano. L’unico amore vero e proprio,
consolidato è quello per l’arte. La Napoli che, per il protagonista pochi
ricordano. Chiummariello / Tonino accenna alla pausa caffè eduardiana ( Questi
fantasmi ). Dunque, i protagonisti sono molteplici rinchiusi all’interno di un
unico individuo. L’obiettivo del protagonista è ricercare un capro espiatorio,
qualcuno su cui far ricadere la colpa, un nemico. « Il nemico che si ama,
necessita ». « I love you odio ». Questa, la sua dichiarazione d’amore. Alla
fine della storia resta solo, abbandonato anche dal fido musicista. Ed è in
quel momento che giunge alla consapevolezza che il vero nemico è lui. « Noi ci
siamo, pecché ce fatt’ tu! Tu, ci hai inventato! ». Ritrovandosi in una
situazione di impasse esistenziale, nemico di se stesso Tonino Napoli non perde
e non vince. Da qui il suo nulla di fatto, il suo zero a zero. Chiummariello
dopo la sua prima performance da monologhista, ha ringraziato la struttura del
Nuovo Teatro Sanità, definito « straordinario ». Uno spazio « che da la
possibilità agli attori ma anche ai giovani di mettersi in mostra e di fare
teatro. Perché veramente ce ne vuole tanto di teatro. Di teatro se ne fa
pochissimo. Molta televisione e pochissimo teatro. Bisogna andare al teatro
perché fa bene all’anima. La cultura fa bene ». « Nel teatro – dice - è
possibile ritrovare quel rapporto umano che nella vita incomincia a mancare ». L’esecuzione è stata ben accettata dal
pubblico, numeroso. Da apprezzare la scenografia, semplice ma efficace: una
ringhiera aperta, come un cancello, che ricalca l’interiezione e l’apertura al
pubblico, una “ cuccia “ ad altezza uomo dove vive Raffaele, una sdraio riposta
al centro con sopra appoggiati due bastoni di segnalazione luminosa ( quelli
utilizzati per far atterrare gli aerei ), uno specchio e un recipiente d’acqua
per potersi lavare. Un testo forte e crudo del regista Roberto Russo. Cornice
musicale di Antonio Fischetti, in arte Antoine, che canta “ Meravigliosa Città
“. Spettacolo in scena fino al 26 gennaio, ore 18:00.
Regia : Roberto Russo
Cast: Agostino
Chiummariello ( Tonino ), Vittorio Cataldi ( Raffaele, il fisarmonicista
rumeno); Antoine.
Scene di Chiara
Carnevale con la supervisione di Tonino Di Ronza
Disegno luci e
fotografia Renato Esposito
Realizzazione scene:
Serenella Coscione, Carmine De Mizio, Guglielmo Volo.
27 gennaio 2014
©
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