Pippo Del Bono

Il teatro luogo di umanità
Incontro con Pippo Del Bono
Servizio di Laura Canevali
 
Pippo del Bono è uno dei grandi Maestri del Teatro Italiano. Nessuno come lui ha sperimentato tanto per ritrovare qualcosa di antico. La sua sperimentazione non è fine a se stessa, ma ha dentro una sua lirica.
Pippo Del Bono è stato definito in tanti modi e non è dubbio che sia un provocatore, ma anche un poeta del teatro, un innovatore che non ha paura di mostrare. Il suo è il linguaggio di un artista che si sente libero e che sa che non è facile in una società che tutto vuole conformare.
In questo incontro parliamo dei due spettacoli che sta portando in giro Racconti di giugno andato in scena al Teatro Bellini di Napoli e Orchidee con cui sta girando da vari mesi e che porterà anche all´estero.I suoi progetti futuri sono molteplici dall´opera al cinema, con cui ha un rapporto lungo sia in veste di attore che di regista. Ma dobbiamo aspettarci anche altro perché Pippo Del Bono è un artista che non si arrende, uno sperimentatore di vari generi, andando dove non sa.

 

A chi o cosa si ispira per costruire il suo teatro? Quanto l´ha influenzata l´incontro con Pina Baush?

 

Sono tante le cose a cui mi ispiro.  Il mio linguaggio è creazione che trae spunti da tanti elementi: i fatti della vita, la politica, la società, il fumetto… Inserisco tutto, nulla è vietato… Il teatro è un luogo dove tutto può entrare. Perché ogni cosa è ricchezza. Con Pina Bausch c´è stato un incontro speciale; fondamentale per il mio modo di fare teatro. Si è consolidato un rapporto di lavoro durato nel tempo. Poi negli ultimi anni, quando è tornata alla danza, ci siamo persi di vista.

 

Racconti di giugno. Può parlarci di quest´opera portata sul palco del Piccolo Bellini di Napoli?

 

E´ un´autobiografia, un monologo che mischia parole mie alle parole di poeti. E´ un pretesto per raccontare un momento storico, un periodo che si genera e si alimenta.

 

Da che cosa nasce Racconti di giugno?

 

Lo spunto è stato scrivere un testo sull´omosessualità. E´ un urlo che parla di amore in tutte le sue forme. Dall´amore per il teatro all´amore per la madre, all´omosessualità in tutte le sue diversità. E´ un grido per raccontare in un periodo buio il trionfo della vita sulla morte. Come nel mio film Sangue dove c´era lo sfondo del terrorismo e l´amore per la madre. Anche lì un trionfo della vita sulla morte.

 

E Orchidee?

 

Orchidee è uno spettacolo che parla di questo tempo complesso, complicato, dove tutto si intreccia, politica, falso, vero, la morte delle cose e spiragli di luce, senso di vuoto. Sono appositamente lontano dall´estetica per far sì che questo fiore sia più un simbolo di plastica che autentico.

 

Orchidee in francese significa eternità. Può dirsi altrettanto del teatro?

 

Il teatro è un continuo incontro tra esseri umani, non so se lo sia, ma dura nel tempo come la musica.

 

Ogni suo spettacolo è innovativo tanto da essere caso a sé. Penso anche al fatto di una continua sperimentazione portando all´estremo situazioni e personaggi come Bobò ad esempio. Come pensa debba comportarsi il teatro nei confronti del nuovo?

 

Il teatro è un luogo pieno di umanità. Sperimentare, vuol dire andare alla ricerca di un umanità perduta, per trovarne una nuova. Per questo il teatro deve alimentarsi di nuove umanità per allargare la famiglia. Rinnovare e ricercare per trovare qualcosa di antico.

 

Orchidee ha richiami onirici. Quanto conta quest´aspetto per certi versi visionario nel suo teatro in particolare in questo spettacolo? Che cosa vuole dimostrare o trasmettere al pubblico?

 

L´onirico è parte dell´inconscio che ha a che fare con il mondo, l´uomo, l´arte. E´ la parte più profonda degli esseri umani. Onirico accomuna il pubblico che vuole capire. Il teatro non è fatto per i colti.

 

Che rapporto ha con il mondo del cinema?

 

Il cinema mi piace. Ha uno sguardo più intimo del teatro. Nel cinema si possono approfondire cose che altrimenti sfuggono. Penso a certi particolari come gli sguardi. Penso che l´attore sia di servizio, si fa guardare. Mi diverto. In fondo nasco come attore.

 

Ha vinto numerosi premi nel teatro e al cinema. Quanto la gratificano?

 

Sono cose passeggere, perché siamo di transito. Sono una conferma ma non bisogna fermarsi sugli allori. Mi piace andare ad esplorare ciò che non so fare.

 

Che progetti ha per il futuro?

 

Diverse cose: un´opera lirica, tournèe, e in giro con Orchidee anche all´estero, mostra fotografica, tornare in Africa a lavorare. Tante cose e vorrei potermi anche fermare. Purtroppo non è facile essere artista rimanendo libero.



27 dicembre 2013

 
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