Sik Sik – L'artefice magico di Eduardo De Filippo
Con la regia di Pierpaolo Sepe. Al Teatro
Nuovo dal 24 gennaio al 2 febbraio
Servizio di Antonio Tedesco
27 gennaio 2014
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Servizio di Antonio Tedesco
Napoli - Nella su estrema e apparente
semplicità Sik Sik è un testo complesso, stratificato, che si presta a
innumerevoli livelli di lettura. In esso ci sono i temi ricorrenti della
drammaturgia di Eduardo, che diventano particolarmente evidenti, ad esempio, in
La grande Magia, opera successiva e per certi versi più strutturata ma
che al personaggio e allo spirito di quell'atto unico deve molto. Sik Sik è
metafora del teatro, della finzione, dell'artificio (“artefice magico”,
appunto), dell'illusione di verità posta in essere da un approssimativo e
scalcagnato prestigiatore. Ma Eduardo, da teatrante viscerale qual'era, sapeva
bene che tutto questo complesso di finzioni, illusioni, accorgimenti, artifici,
è l'unico modo possibile che abbiamo di avvicinarci, come possiamo, ad un'idea
di verità. Per questo Sik Sik è uno spettacolo-manifesto. Che non a caso
Eduardo considerava tra i più importanti di tutta la sua produzione. Ora,
Benedetto Casillo, dopo le due prove affrontate precedentemente, sempre con la
regia di Pierpaolo Sepe, nelle quali si è misurato con testi di Beckett e di
Ruccello, si trova a confrontarsi con questo piccolo-grande oggetto teatrale
tutt'altro che semplice o scontato da maneggiare. Eppure fra i ruoli sostenuti
nei tre spettacoli realizzati con Sepe, questo potrebbe sembrare il più adatto,
il più vicino alle sue corde recitative. In realtà, proprio per questo motivo,
è il più insidioso. Ciò che conta maggiormente in questo testo, infatti, è
lasciar intravedere le profondità che si aprono dietro la superficie comica. La
regia di Sepe, a questo proposito, gioca sui contrasti. A un Sik Sik
naturalistico, pur nei suoi rocamboleschi contorcimenti linguistici, oppone dei
comprimari che si affidano ad un'idea di recitazione più astratta, e che, più
che interpretare dei personaggi, rievocano degli archetipi. Fa interagire, così,
due “modi” del fare teatro, e li chiude, metaforicamente, entrambi in questa
cassa-palcoscenico nella quale anche loro, come avviene alla compagna-complice
di Sik Sik durante lo spettacolo, restano prigionieri. Perché in ogni caso, il
giochetto, per atavica imperizia, è destinato a fallire. Eduardo riprese questo
atto unico nel 1979, alla fine della sua carriera. Quasi un suggello. Una
chiusura del cerchio del suo percorso teatrale. Di una ricerca durata
cinquant'anni (il primo allestimento del Sik Sik è del '29) che
fatalmente torna alle origini. Perché solo alla fine può, in piena
consapevolezza, riappropriarsi di quella intuizione originaria. Che contiene il
destino del teatrante, e quindi dell'umanità intera. Nella versione del 1979
Eduardo fece delle variazioni e delle aggiunte. Proprio di recente è stata
pubblicata una sua registrazione vocale di questa nuova versione del testo, a
cura di Giulio Baffi. Ed è in questa nuova veste leggermente modificata che Sik
Sik è in scena al Teatro Nuovo di Napoli fino al 2 di febbraio. Con Benedetto Casillo sulla scena, vi sono
Aida Talliente Marco Manchisi e Roberto
Del Gaudio.
27 gennaio 2014
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