La sfida di Arena e Pasqual:il nostro Beckett in salsa partenopea
Il
ritorno dell’illustre regista catalano che dirige l’attore in una originale
rilettura di “Finale di partita”
Servizio di Antonio Tedesco
Servizio di Antonio Tedesco
C'è
un paesaggio desolato fuori. L'ambiente in cui Finale di Partita si
svolge è una stanza spoglia, un luogo che sembra perduto nello spazio e nel
tempo. Un avamposto della disperazione umana abitato da quattro derelitti,
Hamm, cieco, impossibilitato a muoversi che dipende in tutto e per tutto da
Clov, che a sua volta è in continuo movimento perché non riesce a stare seduto.
Poi ci sono Nagg e Nell, i decrepiti genitori di Hamm che, privi delle gambe,
vivono immersi in due bidoni della spazzatura. Il rapporto tra Hamm e Clov si
basa su un continuo botta e risposta, quasi fossero mosse e contromosse su di
un'immaginaria scacchiera dialettica (il titolo allude proprio alla fase
conclusiva di una partita a scacchi). Nagg e Nell, dai loro rispettivi bidoni,
si raccontano storie per ingannare il tempo e risvegliare ricordi di gioventù.
E Clov, seguendo gli ordini di Hamm, continua a sbirciar fuori, attraverso due
alte finestre che ricordano vuote cavità oculari, solo per confermare allo
stesso Hamm che, intorno a loro è il vuoto assoluto. Beckett (autore del testo,
rappresentato per la prima volta nel 1957), si sa, non fa sconti a nessuno. La
sua visione del mondo e dell'umanità è tutt'altro che confortante. E la sua
particolare vena drammaturgica, linguisticamente essenziale, sembra, a prima
vista quanto di più lontano ci possa essere dalla realtà napoletana e dalla sua
tradizione teatrale. Può destare curiosità, quindi, la decisione del regista
spagnolo Lluis Pasqual, di scegliere proprio un testo come Finale di partita
per la sua partecipazione, con Residenza artistica, al Napoli Teatro Festival (in scena il 9
e il 10 giugno al Teatro Nuovo). E affidarne l'interpretazione ad attori
napoletani, tra cui Lello Arena, nel ruolo di Hamm e Angela Pagano in quello di
Nell. Ma forse basta grattare solo un po' la superficie per rendersi conto di come,
l'operazione immaginata da Pasqual possa trovare specifiche corrispondenze in
una realtà in apparenza tanto lontana come quella napoletana. A cominciare
dalla capacità di stemperare il dramma adottando un registro grottesco che, pur
senza depotenziarne la portata, ne smorza i toni, e impedisce ogni elevazione o
nobilitazione tragica. Ma anche la dialettica tra Hamm e Clov (interpretato da
Stefano Miglio), che si riconduce al confronto tra un immobilismo atavico e un inconcludente
agitarsi, si può riferire alle dinamiche di una città come Napoli, sempre
sospesa tra una forte tradizione e un futuro che sembra non arrivare mai. Così
come Nagg (Gigi De Luca) e Nell che, sull'orlo della fine, continuano a raccontarsi le loro
storie di splendori e giovinezze perduti. Lluis Pasqual ritrova in Napoli
elementi della grande cultura europea e affida a Beckett il compito di farli
riemergere.
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