ESSERE GENITORI? UNA SCELTA DIFFICILE
MAKING BABIES - dI Anne Enright
– Traduzione di Valentina Rapetti – Adattamento di Fortunato Cerlino, Gianluca
Greco, Teresa Saponangelo - Regia di Fortunato Cerlino
Al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa – Sala Cinema – 21-22 giugno 2014
Servizio di Antonio Tedesco
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa – Sala Cinema – 21-22 giugno 2014
Servizio di Antonio Tedesco
Napoli.
Confrontarsi con la genitorialità. Ciò che un tempo era il logico
coronamento della vita familiare diviene oggi una scelta non semplice da
effettuare. Che genera incertezze, inquietudini, ripensamenti. Costringe a
prendere le misure con sé stessi, con la propria vita. In una società dove le
parole d'ordine sono efficienza,
presenzialismo, mobilità, immagine, la scelta di diventare genitori può significare
una battuta d'arresto, una pausa, un temporaneo esilio dal flusso incessante
del quotidiano. Ma soprattutto un'assunzione di responsabilità. La
consapevolezza di una crescita della propria vita, del proprio ruolo, che non
tutti si sentono di affrontare.
Riflette su questo Making Babies
(presentato a Pietrarsa in chiusura di questa settima edizione del Napoli
Teatro Festival) partendo dal diario della scrittrice irlandese Anne Enright
che, nell'adattamento italiano, per la regia di Fortunato Cerlino, lascia
maggior spazio anche alla figura paterna, per analizzare il problema da una
prospettiva più completa e confrontare il differente approccio che verso tale
questione si presenta nella coppia, tra l'uomo e la donna.
Il primo, restio a sradicarsi dalla sua
condizione di eterno adolescente, totalmente immerso, forse stordito, nel
lavoro e nella vita sociale. La seconda, seppur oggigiorno con ritardo,
soggetta all'ineludibile richiamo del suo essere donna, che vede nella
maternità il vero compimento, e completamento, della natura femminile.
E sono esattamente queste le condizioni che
riflettono i due protagonisti della pièce, Alice e Martino. Il
testo li segue dalla fase preparatoria dell'evento, sotto la spinta del forte
desiderio di lei che deve vincere non poche resistenze nel compagno, per
giungere, poi, al periodo di gravidanza, alla nascita del bambino, accompagnata
dalle ansie e dai timori di rito, fino al compimento del secondo anno di età
del piccolo. Il tutto per offrire spunto al confronto dei personaggi con sé
stessi e tra di loro, facendo emergere incertezze e contraddizioni, costruendo
quadretti di vita ordinaria nei quali per tutti è facile riconoscersi.
In un impianto scenico essenziale, che si
limita a evocare i luoghi, interni o esterni che siano e non spingendo mai sul
pedale della drammaticità, anzi mantenendo volutamente il tono su una certa
leggerezza, la pièce si risolve soprattutto in una buona prova di attori,
Teresa Saponangelo e Lino Musella, rispettivamente Alice e Martino, che, sotto
la attenta regia di Fortunato Cerlino, tengono la scena con ritmo e padronanza,
attestandosi sulle corde recitative di una commedia brillante che non rinuncia,
però, a far riflettere lo spettatore.
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