“Un castello nel cuore. Teresa d’Avila”

Intervista a Pamela Villoresi

Servizio di Federica De Cesare
 

Roma - Il progetto teatrale “Un castello nel cuore. Teresa d’Avila” nasce dalla collaborazione tra tre soggetti – Argot Produzioni, il Movimento Ecclesiale Carmelitano, la Provincia Veneta dell’Ordine Carmelitano – e si sviluppa nella particolare occasione del V Centenario della nascita della mistica spagnola (28 marzo 1515 - 28 marzo 2015).
Emblematica e di grande potere sintetico risulta essere l'immagine del manifesto dello spettacolo realizzata da Antonella Tizzetti. Sul primo piano dell'estasi del Bernini è infatti raffigurata una farfalla rossa, simbolo di Teresa d'Avila.
Secondo la Santa, infatti, quando si comincia un cammino interiore muore il verme ed il bruco, giunto al termine dell'opera, rinasce farfalla, una metafora che vuole offrire quest'immagine di una identità basata sulla reptazione che si sbriciola, si frantuma e finalmente spicca il volo.
La rappresentazione che porta in scena una delle figure femminili più significative nella storia della Chiesa, sarà in scena dal 30 marzo al 12 aprile presso il Palazzo della Cancelleria di Roma.

Quello di portare in scena uno spettacolo su Teresa d'Ávila è un sogno che si realizza, come nasce questa sua passione per la storia della Santa?
Tutto è iniziato durante una tournée a Madrid, quando portavamo in giro lo spettacolo di Goldoni, le "Baruffe chiozzotte".
Spesso, infatti, approfittavo dei giorni di riposo per visitare i paesi nei dintorni ed  è così che un bel giorno decido di affittare un'auto e partire alla volta di Davila. Una città bellissima, ricca di montagne, rocce rosse, strapiombi e chiese romaniche, la cui vista mi lascia folgorata.
Ma è la statua di marmo di questa donna, questa Santa a colpirmi profondamente per la sua potenza, per la sua aggressività generosa, per l'energia positiva che sprigiona e che mi trasmette.
Tornata in Italia decisi, quindi, di acquistare dei libri per conoscere più a fondo la storia di Teresa d'Avila e il primo di questi fu quello di Rosa Rossi, grande islamista.
Scoprii di avere di fronte a me la prima donna dottore della Chiesa, autrice di numerosi libri di teologia e fondatrice di ben 17 conventi femminili e 15 maschili. Una figura forte e rivoluzionaria che non ebbe paura di sfidare il Concilio e la società. Sottoposta a due processi dalla Santa Inquisizione rischiò di essere messa al rogo, ma riuscì comunque nel suo intento di ricondurre il Carmelo verso un eremitaggio di povertà, contemplazione e meditazione.
Una storia  davvero affascinante che desideravo portare in scena.

Quest'anno ricorre il cinquecentesimo anniversario della nascita della Santa, l'occasione perfetta per aprire il sipario su questa figura.
Per diverse vicissitudini questo lavoro ha richiesto diversi anni prima di vedere la luce.
In qualità di sua appassionata lettrice, chiesi dapprima aiuto a Mario Vargas Llosa, il quale fu davvero contento della mia proposta, ma dovette venir meno a causa dei suoi impegni politici. Fu poi la volta di Mario Luzi, poeta cristiano per eccellenza, che mi rispose testualmente "Davanti a Teresa mi casca la penna di mano". Pensai allora ad Alda Merini che per omaggiare la Santa scrisse una poesia inedita che conservo tutt'ora.
Mi rivolsi infine al collega Michele di Martino, drammaturgo ed insegnate di latino, lettere e greco, nonché esperto traduttore di classici che fu entusiasta della mia proposta.
Michele è un palermitano la cui infanzia ed adolescenza risultano segnate da una forte impronta cattolica, un uomo in grado di raccontare la storia della Santa non solo attraverso meri avvenimenti storici, ma soprattutto in grado di rendere onore all'aspetto teologico e filosofico che girano attorno a questa figura.
Dopo vent'anni ero tuttavia scoraggiata, non sapevo se sarei riuscita a realizzare questo mio grande sogno, finché due anni fa padre Antonio Sicari e frate Fabio Silvestri dell'ordine dei Carmelitani non mi hanno comunicato dell'avvento del cinquecentesimo anniversario della Santa e commissionato questo oneroso lavoro. Una grande occasione dunque per omaggiare un personaggio a me tanto caro.
Con Michele sono partiti quindi i lavori per la realizzazione dello spettacolo che non avrebbe però visto la luce senza l'importante aiuto del MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano) che ha sbrogliato diversi nodi circa gli episodi della vita di Teresa e gli aspetti più concettuali ad essa legati.
Adesso finalmente ci siamo e siamo davvero emozionatissimi. Lo spettacolo è ricco di bellissime musiche, frutto del maestro Luciano Vavolo, e canti dal vivo. Un lavoro che ha richiesto lunghi tempi di gestazione, che è stato costruito pian piano, mettendo insieme mattone su mattone, ma che è riuscito effettivamente a dare grandi soddisfazioni.

Un personaggio molto complesso, una vera e propria sfida interpretativa?
Impersonare Santa Teresa è un'emozione fortissima, tremo ma sono al contempo davvero contenta.
Credo sia un personaggio in grado di arrivare a tutti, credenti e laici, per la profondità, il coraggio, la determinazione e per questa sua storia davvero meravigliosa.

Possiamo dire che la contemplazione di Dio proposta da S.Teresa è piuttosto un percorso di liberazione?
Assolutamente sì. L'orazione predicata da S.Teresa è frutto di un cammino, di un'ascesa e può essere, in qualche modo, ricondotta alla meditazione orientale. La sua storia colpisce anche chi pratica discipline spirituali non cristiane proprio per questa sua grande attenzione verso la ricerca di uno spazio all'interno del quale ci si libera dagli affanni, dalla rabbia e dall'aggressività di cui il quotidiano ci carica e che, di fatto, ci indeboliscono.

Inizialmente la prima ufficiale dello spettacolo doveva tenersi presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, una scelta strategica?
Sia noi che i carmelitani tenevamo tantissimo a questa location per la prima, tuttavia, proprio in occasione dei cinquecento anni della Santa, sono partiti, qualche settimana fa, i lavori di ristrutturazione della statua di Teresa del Bernini.
Per tale ragione si è deciso che lo spettacolo, in scena dal 31 marzo, fosse allestito presso il Palazzo della Cancelleria, il tribunale vaticano.


 

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