“La vita è un viaggio” di e con Beppe Severgnini- regia di Francesco Brandi

Lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro di Severgnini, è andato in scena in data unica al Diana di Napoli il 16 marzo

Servizio di Francesco Gaudiosi

Napoli- Beppe Severgnini è una di quelle persone che cerca sempre di reinventarsi, di tenersi in costante aggiornamento con il mondo; in poche parole, è l’uomo che ha finalmente capito quali cambiamenti comporti la modernità. E’ proprio per questo che, dopo aver sperimentato nella modalità delle sue forme di comunicazione la via più contemporanea e attuale di trasmissione di idee, immagini e parole mediante i social network, decide di approdare all’universo teatrale: a lui va il merito di aver compreso il significato reale della funzione del teatro, il valore ontologico che esso pone in atto nella trasmissione delle idee.
Ma dal Severgnini non c’è da aspettarsi uno di quei spettacoli boriosi e annoianti dove il giornalista esegue interminabili reading fino a rendere il pubblico ormai passiva altera pars, soggetto con il quale vuole solo monologare e tenere lectio stantie e zeppe di retorica: “La vita è un viaggio” è uno spettacolo giovane, dinamico; grazie non solo alla presenza sul palcoscenico della giovane Marta Isabella Rizi, nel ruolo della giovane attrice esasperata e stanca di trovare risposte dalla vita, e dalla dolcissima voce e chitarra di Kiss&Drive, che firma le melodie della mise, ma anche e soprattutto dalla capacità di Severgnini di non apparire mai out-dated, inappropriato, nel trattare argomenti di modernità. Ci si aspetterebbe da un cinquantenne di vedere i tempi moderni come un unicum di negatività e di rimpianti di un passato ormai lontano, ma l’atteggiamento di Severgnini stupisce e lo rende meritevole di elogi: lo scrittore vede nel continuo cambiamento dei tempi la bellezza della vita, e soprattutto comprende che i giovani non sono un inutile fardello che gli italiani devono sostenere, bensì rappresentano l’orgoglio della nostra italianità.

Nel dialogo con l’attrice ventottenne ricorda le quattro “T” che sono necessarie per avere successo nella vita: Talento, Tenacia, Tempismo e Tolleranza. Lui spiega, lei ascolta. Lei chiede, lui risponde. Lui consiglia, lei sbuffa. Ma alla fine, al momento di partire, dopo aver trascorso insieme una notte nell’aeroporto di Lisbona a causa della cancellazione di tutti i voli, entrambi ripartono, sì, ma decidendo di prendere rotte differenti da quelle che avevano in programma prima del loro dialogo. Entrambi ne escono arricchiti, aiutati dal dialogo con l’altro.
L’omonimo testo da cui è tratto lo spettacolo- La vita è un viaggio, per l’appunto- è una drammaturgia pregiata a cui Severgnini riesce ad attaccare nella performance anche elementi di attualità che di certo non risalgono alla stesura del libro: Severgnini tira in ballo il Giubileo del Papa, le manovre di Renzi e tematiche sociali a cui egli dimostra non solo di essere passivamente informato, bensì direttamente interessato. Il neo, però, c’è: nonostante tutto non bisogna dimenticare che Severgnini è un giornalista, un opinion maker, uno scrittore, ma un attore no. E ciò lo si nota osservando pause, tempi, sovrapposizioni di battute, ritmi di dialoghi che spesso intaccano il regolare andamento dello spettacolo. Lo stesso Severgnini talvolta sbaglia la costruzione delle frasi ed arriva a chiuse finali che custodiscono magnifiche massime firmate dalla sua penna, ma scarsamente messe in scena a causa dei grovigli di parole in cui egli stesso si inviluppa. Ad ogni modo, come è stato detto, questo è un neo di uno spettacolo in generale apprezzato e ben costruito, grazie alla regia di Francesco Brandi ed alle musiche originali firmate da Kiss&Drive, che incorniciano la piacevole serata trascorsa al teatro Diana di Napoli.



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