“La parure” di Guy de Maupassant Concetto e regia di Stephane Ghislain Roussel con Ludmilla Klejniak

Al Teatro Stabile d'Innovanzione Galleria Toledo di Napoli dal 25 AL 28 febbraio
 

Servizio di Alessandra Bacchilega


Napoli- Dal 25 al 28 febbraio, il regista Stefhaine Ghislain Roussel porta in Italia, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Galleria Toledo, la nouvelle de “La parure” tradotto dal francese in “ La collana”, racconto di pubblicazione giornalistica del 1884.
Madame Mathilde inappagata dal suo matrimonio con un semplice impiegato del ministero si crogiola nel desiderio di essere invidiata, gelosa della ricchezza altrui. L'opportunità di distinguersi le si presenta sotto forma di invito ad un ballo, per il quale si farà prestare, da un'amica facoltosa, una collana di diamanti che perderà di ritorno a casa. Sconvolti per l'accaduto, i coniugi ne comprano una copia, indebitandosi per un ingente somma di denaro. Un'azione che segnerà la loro vita per i successivi dieci anni.
La scena è un bozzolo di nere pareti e si presenta povera di elementi: un basso tavolino, un cofanetto contente la collana, una poltrona sulla quale l'attrice, vestita candidamente di bianco, si siede, un piccolo telecomando e due finte porte armadio argentate che una volta aperte si rivelano essere uno specchio. Tutti con un preciso scopo e dando modo all'attrice di muoversi liberamente sul palco una volta che la trama progredisce.

La reinterpretazione a piece teatrale è studiata per portare lo spettatore ad identificarsi con Mathilde e ne crea nel susseguirsi della narrazione del testo -  in originale francese con proiezione di sottotitoli in italiano – e per mezzo di un supporto video, realtà alternative della stessa. Non è più solo relegata all'essere soggiogata ai costumi sociali del 1884, all'essere una debitrice, o una meretrice ma anche fisicamente ad divenire la donna moderna del 2015. Prototipo contemporaneo di una donna piena di sogni che si vede negare le proprie aspirazioni dall'indolenza al cambiamento sostanziale della realtà sociale e politica di oggi.

Ludmilla Klejniak coniuga perfettamente il pensiero morale del regista, ma il suo mutare fisicamente Mathilde in altre donne può essere difficoltoso da interpretare e scambiato per un semplice tumulto emotivo. Dal che può scaturire qualche perplessità per lo spettatore che rischia di perdersi nel flusso narrativo.

 Ne abbiamo parlato con il regista Stephane Ghislain Roussel.

 Vi sono momenti in cui Ludmilla lascia la scena...

"Sono introdotti volutamente per accentuare un vuoto esistenziale, un vuoto dell'anima, una mancanza di moralità sociale e politica. Quando non si possiede uno scopo le persone si sentono smarrite ed iniziano ad avere paura. Si accontentano di vivere nella miseria della loro condizione paralizzate nel provare a cambiare."
 
Il video, il cui regista è Laurent La Rosa, è di stampo estremamente moderno, così in contrasto dalla proiezione del racconto originale del 1884. Perchè?

"Il video è l'evoluzione naturale del racconto. Sul palco come nel video ci sono le mille facce  di Mathilde. Mi interessava avere un confronto e incrociare i due per creare realtà alternative, due destini paralleli dove la donna diviene, fra le tante versioni di se anche una prostituta. "

Si possono avere momenti di confusione quando Ludmilla aziona il telecomando dando il via alla musica. Si è portati a credere ad una escalation sentimentale della protagonista più che ad una apparizione fisica della stessa.

Creare confusione nello spettatore può essere un sistema per favorire la comprensione di certi aspetti della realtà. Egli non deve considerare la Mathilde del 1884 diversa dalla Mathilde prostituta perché i due paralleli di queste donne viaggiano all'unisono determinando un punto d'incontro. Affermano che le preoccupazioni, i desideri sono gli stessi di oggi come allora.

Perchè una prostituta? Perchè una figura così forte?

 "Ci sono donne la cui strada prende una piega che non si sarebbero mai aspettate. Le donne, ad esempio, che lavoro nella Red Street ad Amsterdam sono per la maggior parte ballerine e di certo le loro aspirazioni non erano quelle di esporsi, letteralmente, in una vetrina, nella speranza di essere scelte per soddisfare i piaceri carnali di un uomo, ma quelle di diventare famose e brave artiste. "

  

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