“Relazione sulla verità retrograda della voce” - Conferenza-spettacolo di e con Chiara Guidi

“Tifone” da Joseph Conrad – drammaturgia e regia di Chiara Guidi

Al Teatro Galleria Toledo di Napoli – 19-20 marzo; 21-22 marzo

Servizio di Antonio Tedesco



Napoli -   In una stagione teatrale come quella in corso a Napoli, che, ad essere clementi, possiamo definire non entusiasmante, nella piccola roccaforte della ricerca e sperimentazione teatrale attestata sui Quartieri Spagnoli, il Teatro Galleria Toledo, spiccano in maniera ancor più abbagliante, piccole-grandi gemme di autentica teatralità.
E’ il caso di questo prezioso doppio appuntamento con Chiara Guidi, cofondatrice della storica e gloriosa Compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, che ha portato a Napoli il suo studio-spettacolo sulla Verità Retrograda della Voce, come è intitolato, appunto, il primo dei due incontri che si sono tenuti nel teatro diretto da Laura Angiulli.

Chiara Guidi esprime un'arte fortemente matura attraverso una forma di “teatro-saggio”, dove con questa espressione possiamo intendere una qualità più evoluta e sofisticata di comunicazione teatrale, dove la teoria e la pratica si incontrano e, mai come in questo caso, diventano speculari, funzionali l'una all'altra. Fondendosi non in un esercizio virtuosistico, ma in un'espressione di profonda consapevolezza. Dove gli strumenti della comunicazione utilizzati dall'attore, la parola e il gesto, o meglio,la voce e il corpo, vengono scomposti e analizzati a fondo, ridotti alle loro componenti primarie, scarnificati attraverso un complesso e laborioso processo di ripulitura per riportarli alla loro funzione originaria di senso, istintivo e primordiale, diretto e immediato, che trascende l'elaborazione razionale del linguaggio per essere significato in sé, nel suo diretto manifestarsi.


In questa sorta di sublime astrazione teatrale, pienamente coerente con tutto il pluridecennale lavoro di ricerca svolto dalla Socìetas Raffaello Sanzio, con una (apparente) semplicità di strumenti e mezzi, dunque, Chiara Guidi giunge alla radice stessa del fare teatro, a quella essenzialità evocativa che racchiude (e distilla) il senso del rito e, diremmo, della sacralità, con la quale il teatro stesso si manifesta come segno profondo, riflesso, nella sua crudezza spesso accecante e perturbante, dell'esperienza umana.
Così Tifone (la rappresentazione seguita ai due appuntamenti di Conferenza-spettacolo) diventa una dimostrazione pratica, una messa in atto di tutto questo lavoro di ricerca  (che nella “Relazione” viene esaurientemente esplicitato), un'apoteosi della vocalità elevata a strumento di conoscenza. Di sé, dell'esistenza, dell'esperienza umana nella sua totalità.

E la metafora della nave che sfida la terribile tempesta in mare aperto, uscendone profondamente provata, ma non sconfitta, rimane quasi in sottofondo, sovrastata dal dialogo che la Guidi instaura con il pianoforte di Fabrizio Ottaviucci, a riprodurre suoni che sono dell'anima, prima ancora che della mente o della natura. A scomporre e intrecciare parole con suoni, versi e significati, perché oltre la “lettera”, ci dice la Guidi, c'è il senso vero e profondo, “l'indicibile” che permea tutte le cose. E allora, ogni suono, ogni accento, articolato dallo strumento vocale o musicale, diventa una scintilla, un barlume di luce nell'oscurità della tempesta nella quale ogni esistenza è destinata, per sua stessa natura, a navigare.

 

 

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