“Tristano e Isotta” al San Carlo

Diretto dal maestro Zubim Mehta con la regia di Lluìs Pasqual
 
Servizio di Riccardo Scognamiglio
 
Napoli - Bellissimo omaggio quello offerto dal Teatro di San Carlo all‘opera di Wagner per i suoi 150 anni, con “Tristano e Isotta“.
Il compositore tedesco da Zurigo si trasferì a Venezia per la stesura del 2° atto: “qui terminerò il Tristano a dispetto dei furori del mondo[…] da qui il mondo apprenderà la sublime infelicità dell’amore più alto, i lamenti del più doloroso rapimento”(dal diario che Wagner tenne per Mathilde Wesendonk, moglie di Otto, suo generosissimo benefattore, di cui il maestro, ricambiato, s’innamorò). L’opera verrà terminata nell’agosto del ’59 nella quiete campagnola di Lucerna, per vedere la prima rappresentazione pubblica il 10 giugno 1865 nell’ “hoftheater” di Monaco, dopo una prova generale avvenuta l’11 maggio per la corte di re Luigi II di Baviera, suo fervente ammiratore e mecenate.
Ma rieccoci al San Carlo.
Spettacolo di altissimo di livello, nel quale l’orchestra ha mostrato una maturità encomiabile nonostante la giovane età di numerosi elementi; la mano esperta di un maestro quale Zubim Mehta ha reso al meglio i significati più profondi del flusso wagneriano raggiungendo il massimo nel Preludio I, nella grande scena d’amore del II e nell’arrivo della nave di Isotta nel III.
Fra i cantanti su tutti Jukka Rasilainen, un Kurwenal completo tanto nella padronanza del registro, quanto in quella scenica.
Ottimo il re Marke di Stephen Milling: straordinaria capacità drammatica ed ottima voce che ha il solo torto di restringersi lievemente nel registro alto.
La padronanza del ruolo e la dimestichezza nei passaggi più ardui fanno sì che si dimentichi in fretta quel sottilissimo velo che talvolta traspare negli acuti di Violeta Urmana, che comunque rimane una Isotta di pregevole levatura, mentre per Tristano (Torsten Kerl) avremmo gradito uno spessore vocale più intenso e maggiormente in linea con la sua qualità d’attore.
Benissimo Lioba Braun ed Alfredo Nigro, rispettivamente Brangane e Melot.
Tutto chiuso intorno all’estatica immobilità della passione e della contemplazione della morte, il “Tristano e Isotta” è dramma che si sottrae al divenire scenico.
Di rilievo la regia di Lluìs Pasqual che, sulle notevoli scene di Ezio Frigenio, ha creato tre epoche per ciascun atto: molto bella quella del primo, altrettanto quella del secondo e diciamo un po’ ardita quella del terzo (medio-evo/ottocento/contemporanea) e tutte caratterizzate dalla presenza del mare (acqua, elemento primigenio) che grazie ad un indovinatissimo gioco di luci ha riflesso con notevole effetto l’impotenza e la finitezza dell’uomo alle prese con l’amore.
Dal 22 febbraio al 5 marzo.



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