Simone che credeva nelle donne- di e con Gigliola de Feo - Regia di Andrea Fiorillo
Liberamente
ispirato alle opere di Simone de Beauvoir
Al
Teatro Sancarluccio di Napoli il 19 e 20 marzo
Servizio
di Francesco Gaudiosi
Napoli- Quinto appuntamento
della rassegna teatrale “Girls” al nuovo teatro Sancarluccio con lo spettacolo Simone che credeva nelle donne, mise
liberamente ispirata agli scritti di una delle figure femminili più di spessore
e più influenti del ‘900: Simone de Beauvoir. Filosofa, docente, esponente
dell’Esistenzialismo francese e compagna di Sartre, Simone de Beauvoir viene
ricordata tutt’oggi come la massima esponente del femminismo moderno, figura
che per la sua intera esistenza si è battuta a favore dei diritti delle donne,
un résoluehumeur che dedicò la sua
vita alla loro valorizzazione.
Nel testo della De Feo, si
nota un pregiato lavoro di miscellanea di alcuni degli scritti più celebri e
significativi della de Beauvoir, con una particolare attenzione all’opera clou
dell’artista francese: Il secondo sesso.
In una drammaturgia mai pedante, la De Feo riesce a mantenere un ritmo
scorrevole nella narrazione di eventi, personaggi, storie che pongono perlopiù
al centro la figura della donna e del suo valore sociale, sottolineando
l’importanza della personalità femminile a livello comunitario, ma allo stesso
tempo senza mai sfociare in continue repetitio
volte a perorare tale causa . Nel testo vi è una sostanziale armonia che segue,
come detto, il fil rouge della valorizzazione della figura femminile e
dell’orgoglio dell’autrice francese di sentirsi donna non solo in senso fisico,
ma anche intellettuale: Simone de Beauvoir rivendica più volte la
considerazione di cui il suo sesso dovrebbe essere meritevole, chiede a Sartre
di non essere apostrofata come donna
degna di essere intelligente come un uomo, bensì intelligente come un essere umano.
Il testo è un dialogo a tu
per tu con il compagno di una vita Jean-Paul Sartre, uomo con il quale Simone
ebbe una relazione aperta e mai vincolata dal matrimonio o dalla convivenza.
Nello spettacolo sono presenti continui
rimandi a Sartre che, però, necessiterebbero se non di una figura maschile che
faccia da effettiva rispondenza dell’uomo
spesso chiamato in causa, almeno di un maggior inserimento della sua voce, che
invece appare solo nell’ouverture dello spettacolo. Troppe volte
nell’ectoplasmatica figura di Sartre il pubblico rischia di dimenticare chi sia
il destinatario delle parole; si potrebbe
ipotizzare che il ricevente del monologo di Simone sia il pubblico, che però la De Feo
non guarda quasi mai. Vi sono quindi determinati segmenti della messa in scena
dove il monologo risulta “incasellato” sul palcoscenico, non essendo sempre
chiaro se il soggetto ricevente si identifichi nel pubblico o nella figura di
Sartre. Nella recitazione della De Feo è, però, presente una decisa padronanza del testo e della scena,
che quindi rende la costruzione del personaggio salda e mai barcollante,
culminando in climax ascendente con un finale nel quale Simone dimostra la sua
fierezza, il suo orgoglio di essere donna, quel memento auderesemper a cui lei è così intimamente affezionata.
Nella regia di Fiorillo vi è
una nota d’essenzialità che ricalca ulteriormente il credo di Simone, anche le
luci sono riflesso della stessa personalità della de Beauvoir riflettendo il
carattere di una donna in pubblico così risoluta e decisa, ma consapevolmente
riservata e pudica. Donna che, al di là dei problemi e delle incertezze che
pone in rilievo durante lo spettacolo, riesce ad indicare alla fine una luce di
speranza per cui continuare a realizzare (e non sognare) un mondo senza
distinzioni di genere.
La rassegna Girls
proseguirà con Penelope (24 marzo), Je chante Piaf (26 e 27 marzo), Vetiver (28 e 29 marzo) e Donne e Lementi (31 marzo e 1 aprile).
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