“Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams- diretto ed interpretato da Arturo Cirillo

Al Teatro Nuovo di Napoli dall'11 al 15 febbraio

Servizio di Francesco Gaudiosi

Napoli- Figure ormai perdute, fantasmi di un passato non troppo lontano, anti-eroi che vivono nella solitudine, nelle ossessioni dell’America degli anni ’40. Al Teatro Nuovo di Napoli Arturo Cirillo firma un suggestivo affresco di un capolavoro della drammaturgia novecentesca, Lo zoo di vetro, esaltando l’idiosincrasia tra il tempo della vicenda ed il tempo della sua narrazione.

I personaggi rievocano figure, ricordi, immagini: prigionieri di un passato troppo “presente” nell’attualità, le creature di Williams vivono senza aspirazioni e progetti futuri, in un universo parallelo alienato dalla realtà dei loro giorni. Ognuno di loro cerca disperatamente di aggrapparsi a quel barlume di felicità nascosto dietro un lontano passato, ormai irrecuperabile.

Le illusioni del dramma di Williams vengono messe sapientemente sulla scena da Cirillo, regalando una regia sobria,  delineando uno spazio scenico privo di quinte, dove ciascun personaggio della storia è messo a nudo anche nella sua interiorità e nel suo inconscio. Il tocco di italianità nelle musiche regala poi un’atmosfera meno distaccata dalla ormai imparagonabile realtà dell’America degli anni ’40, sottolineando l’attualità di uomini che rinnegano il presente in favore di un tempo già trascorso, ma più spensierato e appagante.

Sulla scena, insieme al narratore- protagonista Arturo Cirillo, attori di altissimo livello quali Milvia Marigliano, Monica Piseddu ed Edoardo Ribatto rendono la mise equilibrata e con geometrie ben elaborate, mediante un’armonia di voci e di impostazioni attoriali che contribuiscono a rendere i personaggi creature vive, credibili sulla scena.

L’atmosfera di surrealtà di questa rappresentazione contribuisce a coinvolgere ancor maggiormente l’attenzione dello spettatore, incuriosito nel vedere  l’affresco di una famiglia così pietoso e miserevole, ma allo stesso tempo così attuale e vero. Se poi a quest’atmosfera si amalgamano la realtà del recitato, la verità nelle pause  e la credibilità di sofferenze interiori, la messa in scena restituisce una cruda ma pregevolissima reinterpretazione del capolavoro di Williams.

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