PINOCCHIO - Dall’opera di Carlo Collodi, drammaturgia e regia di Laura Angiulli

Per Napoli Teatro Festival Italia 2020 - Palazzo Reale – Cortile D’onore  11 Luglio 2020
                                                                                
Servizio di Rita Felerico

Napoli – Un Pinocchio “scolpito nella lingua”, un toscanaccio bizzarro e scostumato lo definisce la regista; dalla sua penna infatti , che rincorre il suono delle parole del burattino più famoso del mondo, prende vita il linguaggio  spavaldo e tenero del personaggio Pinocchio e -nella stesura della trama - il delinearsi  dei personaggi / simbolo che costellano il cammino del protagonista verso la conquista della sua dimensione ‘umana’.  La regista, dopo il covid,   propone un testo ‘familiare’, ma Pinocchio  lo si può leggere più e più volte e sempre si scopriranno  nuovi punti di osservazione, nuove immagini di emozione, che si amino o meno le sue avventure.  Tanto si è detto e scritto sul significato formativo ed iniziatico del testo del Collodi e in tal senso si potrebbe avanzare una ipotesi di lettura della drammaturgia,   ma  forse più importante in questo momento è ricordare l’atmosfera e il tempo storico descritto  da Collodi, quell’Italia in grande trasformazione che vedeva scomparire un’epoca e una civiltà’ fino a poco prima totalmente legata alla terra.  Laura Angiulli, con la sua scelta ‘pinocchiosa’, ha forse desiderato ricordare e descrivere il sentimento che accomuna  noi tutti nei momenti di grande crisi, di transito da una verità ad un’altra, ricordare come la comprensione dei tempi, la lettura delle difficoltà  sia sempre  complessa e di come i pregiudizi possano influire sulle scelte di coraggio e cambiamento, le scelte che mutano il rapporto interpersonale e sociale. Ma in questo modo  si ‘diventa grandi’. 

La pacata ma incisiva interpretazione della protagonista, Ginestra Paladino, risalta l’intenzione drammaturgica e bene si muove Ginestra nei panni di Pinocchio:   vestita come una vestale ci fa immaginare - e par di vederlo ‘dal vivo’ lì sulla scena - il burattino con la casacca dai rossi grandi pois  e il cappello a punta  e prendono forma fantastica la volpe, il gatto, la fata turchina, Lucignolo e il ‘babbuccio’. Ginestra si muove con eleganza sul palcoscenico, pochi gesti,  abbracciando il grande libro nero scritto e  letto con passione, con la volontà di raccontare  e coinvolgere nella storia ogni singolo spettatore. Discreto ma presente al momento giusto Pasquale Bardaro con il suo grande xilofono, bello il disegno luci di  Cesare Accetta; poetiche, dal tratto essenziale che va dritto al cuore , le immagini scenografiche di Mimmo Paladino, un racconto nel racconto.

Produzione Galleria Toledo produzioni
Regia Laura Angiulli
Drammaturgia da Carlo Collodi Laura Angiulli
Protagonista Ginestra Paladino
Immagini scenografiche Mimmo Paladino

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