A TROIA CITY, la verità sul caso Aléxandros di e con Antonio Piccolo con Marco Vidino, regia di Lino Musella

Per il Napoli Teatro Festival Italia 2020 – 7 e 8 luglio ore 21 Capodimonte – Fagianeria 

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli – Antonio Piccolo conferma la sua peculiare versatilità come autore, con Troia City, una drammaturgia in cui affida ad un investigatore (da lui interpretato), la ricostruzione delle vicende e dei personaggi della tragedia euripidea di Aléxandros, partendo dai frammenti della devastazione di Troia e della biblioteca di Alessandria. Una riesumazione messa in scena dall’ottima regia di Lino Musella, contaminata ed accompagnata, nella sua ricomposizione ed invenzione, dai suoni dal vivo e da canti in greco di Marco Vidino (cordofoni e percussioni). Una rappresentazione che mira a restituire una storia verosimile della guerra di Troia, che va nella direzione di una drammaturgia sperimentale che ha già gratificato il commediografo, attore, regista, Antonio Piccolo, vincitore di vari premi per la drammaturgia con l’opera Emone e di vari riconoscimenti per i testi di Il Sogno Di Morfeo e All’Apparir del Vero (dedicato a Giacomo Leopardi). Quest’anno Troia City, a conferma della validità del testo, rientra nella sezione Prosa della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la quarta diretta da Ruggero Cappuccio, realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival.

Note di regia di Lino Musella
Questo lavoro è nato da una commissione: raccontare la tragedia perduta Aléxandros di Euripide attraverso una scrittura scenica per un solo interprete. Un compito stimolante ma per niente semplice. Lo studio sui frammenti di questa tragedia ci ha rivelato una vicenda sconosciuta a noi e a molti. Aléxandros, infatti, ci è arrivata per frammenti e nei secoli non è mai stata messa in scena, quindi la tragedia non è entrata nel nostro immaginario e le informazioni che contiene sono andate disperse. Il teatro da sempre ha fatto rivivere e ha reso contemporanei capolavori scritti secoli e secoli fa e grazie alla sua pratica, alla sua ripetizione, ha costruito le fondamenta della nostra cultura. Ma può succedere che la biblioteca d’Alessandria vada in fiamme, molte opere vadano in parte o totalmente perdute, si preferisca rappresentare le opere compiute e non quelle frammentarie, non si tramandi più di anno in anno quel particolare episodio e infine che non si sappia niente per esempio della storia di Alessandro. Per questo abbiamo pensato a questo lavoro come a un giallo, perché abbiamo scoperto semplicemente qualcosa che non conoscevamo, perché alla luce di nuove prove un caso deve essere riaperto, perché ci sembra che questa tragedia possieda elementi fondamentali che ci fanno rileggere in un’altra chiave alcune tra le pagine più significative della storia più mitica dell’intera cultura occidentale: La guerra di Troia.
La nostra indagine si muove tra i reperti di un’infanzia perduta e reminiscenze scolastiche, costruisce la sua tesi erigendola con cura sera per sera seppur nella fragilità di un castello di sabbia.
Alle storie vengono aggiunti nuovi elementi ogni volta che vengono raccontate, come quella del “cavalluccio rosso”, un mito smette di essere classico e diventa moderno poiché scopre il suo doppio. Il teatro metterà insieme i nostri frammenti e ci terrà ancora lo specchio dicendoci sempre chi siamo: vigliacchi ed eroi.
                              
Antonio Piccolo afferma: «Lo spettacolo di Teatro In Fabula in programma al festival era un altro, ma il Covid19 ha cambiato i piani. Quando a maggio si è stabilito di tenere la rassegna, abbiamo allora riproposto questo lavoro. Sebbene sia pensato a pianta centrale, e per spazi piuttosto intimi, non convenzionalmente teatrali, insieme a Lino Musella abbiamo comunque deciso che era giusto provare a adattarci alle condizioni obbligate dall'emergenza sanitaria».

Abbiamo rivolto alcune domande all’autore Antonio Piccolo:

-Un motivo per il quale hai scelto Alexandros di Euripide come riferimento per la tua storia?
La storia è andata così. Gian Maria Cervo, direttore del festival "Quartieri dell'Arte" di Viterbo, ha questa idea di affidare frammenti di alcune tragedie che ci sono arrivate incomplete ad alcuni drammaturghi. Per "Aléxandros" di Euripide chiede a Lino Musella. Cosa ho fatto di tanto buono io per essere quel giorno nei pensieri di Musella, non lo so. Fatto sta che Lino decide di buttare me nella mischia e fa il mio nome a Gian Maria. Un incontro bellissimo.

-Investigare affinché il racconto si autoalimenti?
Proprio così, il mito è fenomenale. Basta affidarsi, lasciarlo parlare. Senza intromettersi troppo, senza indirizzarlo o sforzarsi disperatamente di attualizzarlo. Tu lascia che si racconti da sé, ed ecco che improvvisamente sta raccontando di te.

-Come hai identificato gli elementi da cui partire per la ricomposizione del puzzle della distruzione di Troia?
Con lunghe chiacchierate con Lino, quando ancora stavo studiando i frammenti e le varie ipotesi di ricostruzione delle parti mancanti. Ho privilegiato alcune ipotesi su altre e poi ci ho ricamato sopra col mio tocco. Tante cose le ho inventate, ma mi sembrano plausibili. L'immaginario di Lino si è mescolato al mio, ed oggi non so più dire dove finisce l'uno e dove inizia l'altro. La scrittura esecutiva è stata mia, ma il progetto, l'ideazione e la composizione sono di entrambi.

-Quali le invenzioni più incisive e contestuali?
Il continuo balletto tra lectio, giallo, narrazione e impersonificazione fisica dei personaggi. Il tema del doppio, dello specchio. La musica suonata in scena da Marco Vidino, che è un vero e proprio personaggio (la musica, non Marco). L'evocazione del mondo dell'infanzia, con elementi della scuola, della spiaggia, dei giocattoli. Il continuo tornare dell'Iliade. Il fatto che non occorra studiare prima di venire a vedere lo spettacolo: ci prendiamo cura noi di farvi entrare nel gioco.

-La sperimentazione nel teatro può spaventare, se si perché?
Lo spero. Spaventarsi può essere piacevole. Vuol dire essere vivi.

-Un successo dopo il rischio di una scommessa è ancora più gratificante?
Se non c'è rischio, non c'è gratificazione. Al massimo un po' di appagamento, che è uguale alla morte. Ma la scommessa che mi interessa è solo quella con sé stessi. Il successo pure. 

-Sei autore di lavori eccellenti, a quale sei legato particolarmente?
I miei testi mi sono figli, fratelli, padri e madri. Io non ho scelto loro e loro non hanno scelto me. Non posso metterli in una classifica: ognuno porta dentro qualcosa di me e li amo tutti, nei loro pregi e nei loro difetti.

-Cosa ha comportato per te il lockdown?
La possibilità di guardare dentro di sé, nei propri vuoti immensi, e la necessità di trovare la forza per riempirli. Con volontà, slancio, eros, creatività e tanta benedetta fatica.

-I tuoi progetti futuri?
Averne sempre di nuovi. Anche durante le pause, le stasi, le quarantene e i lockdown.


TROIA CITY, LA VERITÀ SUL CASO ALÉXANDROS liberamente ispirato ai frammenti dell’Aléxandros di Euripide,  testo di Antonio Piccolo
con Antonio Piccolo e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)
regia Lino Musella
elementi scenici Paola Castrignanò
luci Lucio Sabatino
assistente alla regia Melissa Di Genova
produzione Teatro In Fabula, Quartieri dell’Arte-Galleria Toledo\ produzioni

Info: 3499374229 dalle ore 10.00 alle 18.30

Per la navetta che accompagna al Museo di Capodimonte:

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