Arancia Meccanica di Anthony Burgess musiche di Morgan regia Gabriele Russo
Dal 18 al 30 novembre al Teatro Bellini
Arancia
meccanica rappresenta
uno dei romanzi distopici meglio rappresentativi nel suo genere, non meno
visionario e lungimirante di un altro classico come 1984 di Orwell, con cui, in
modo non casuale, esistono diverse convergenze.
A
distanza di 51 anni dalla
prima pubblicazione del romanzo ci si rende conto di quanto
Burgess avesse saputo guardare anche oltre il suo tempo, presagendo, attraverso
la storia di Alex e dei suoi amici Drughi, una società sempre più incline al controllo
delle coscienze ed all'indottrinamento di un "pensiero unico". Se
negli anni sessanta
quei temi stavano appena cominciando a diventare materia di argomento e riflessione
oggi siamo tutti molto più consapevoli del tentativo di controllo delle coscienze
a cui noi tutti siamo sottoposti.
L'opera
ha favorito delle domande, la libertà di scelta è davvero così importante? E a questo
proposito, l'uomo è davvero capace di scegliere? E ancora: la parola libertà significa
qualcosa di preciso? Ed in particolare, è meglio essere malvagi per propria scelta
o essere retti ed onesti grazie ad un lavaggio scientifico del cervello?
Il
film di Kubrick del 1971, ha saputo tradurre perfettamente il mondo descritto
da Burgess,
facendo della versione cinematografica di Arancia Meccanica un
caposaldo della cinematografia di tutti i tempi. Un film che ha lasciato un
segno tale da scoraggiare l'idea di una messinscena.
Tuttavia,
quando ho letto l'adattamento che lo stesso Burgess ha elaborato a suo tempo
per il teatro, sono rimasto sorpreso e coinvolto dalla sua completa autonomia drammaturgica.
Nella
prima parte al linguaggio originale e caratterizzante dei 4 drughi, si
alternano canzoni
in versi corredate di libretto e spartito scritto dallo stesso Burgess, aspetto
che almeno nella struttura se non nel contenuto mi ha fatto pensare ad un testo brechtiano.
Trovando
nella parte musicale uno degli elementi distintivi dell'opera, è stato naturale
pensare ad un musicista fuori dagli schemi, prorompente ed originale, un
musicista che in qualche modo somigliasse ad Arancia Meccanica, Marco
Castoldi in arte Morgan.
Così
come nel romanzo la storia viene raccontata in prima persona da Alex, il capo carismatico
dei Drughi, nella messinscena tutto sarà vissuto come se ci trovassimo in un
suo incubo.
Ragion
per cui, visioni, musiche, ritmo saranno scanditi dal sentire del protagonista.
La
scena sarà una scatola nera al cui interno si materializzeranno le visioni di
Alex, installazioni
di arte contemporanea che si autodistruggeranno nella scena successiva.
Un
mondo rarefatto e onirico in cui però avvengono cose reali. In cui ad una causa corrisponde
sempre un effetto.
In
tal senso sarà interessante indagare e chiedersi quanto sia possibile l'idea
del male assoluto, del male come fine a se stesso, come puro godimento. Non a
caso lo stesso Burgess descrivendo Alex lo paragona a Riccardo III.
Questo
sta a significare che non ci sono cause reali a giustificare la violenza
perpetrata da Alex, e Kubrick stesso ha scelto questa strada.
I
costumi dei drughi non guarderanno ad un possibile futuro, ma saranno più
vicini all'immagine
ed i simboli dei ragazzi di oggi, così da cercare un rapporto empatico più
immediato ed inquietante con lo spettatore.
Con
Tommaso Spinelli abbiamo curato la tradizione del testo rimanendo fedeli
il più possibile alle originarie intenzioni di Burgess.
Il
lavoro più duro ha riguardato la trasposizione del linguaggio dei drughi, il
Nadsat inventato
dallo stesso autore, uno slang inglese con influenze russe.
Per
non perdere lo straniamento oltre che la violenza che questa parlata ha il
potere di trasmettere abbiamo lavorato sui singoli termini con attenzione
scrupolosa, in qualche caso confrontandoci con la generazione dei nostri 18enni
avvezza all'utilizzo di un linguaggio che crei identità.
La
sottile linea di confine fra bene e male, il rapporto fra vittima e carnefice, la connessione
fra la violenza del singolo individuo e quella della società saranno i temi che
vorrò portare in evidenza. (Gabriele Russo)
Personaggi
& interpreti (in
o.a.)
Alfredo
Angelici - Barbone,
Dott Brodsky, padre Alex
Martina
Galletta - Moglie
Alexander, Adolf, Joe
Sebastiano
Gavasso – Dim
Giulio
Federico Janni - Alexander, anziana signora, cappellano
Alessio
Piazza - Georgie
Daniele
Russo - Alex
Paola
Sambo - Deltoid,
ministro, madre Alex
Commenti
Posta un commento