Umberto Orsini in "Il giuoco delle parti" al Teatro Eliseo
Dall'11 febbraio al 9 marzo IL GIUOCO DELLE PARTI da Luigi Pirandello
con l'adattamento di Roberto Valerio- Umberto Orsini - Maurizio Balò
Roma - Sarà in scena al Teatro Eliseo dall’11 febbraio al 9 marzo 2013, Umberto Orsini in Il giuoco delle parti da Luigi Pirandello, con Alvia Reale, Michele Di Mauro e con Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, Woody Neri. Regia di Roberto Valerio.
Appunti
di un capocomico...
Decidendo di rifare
"Il giuoco delle parti" a distanza di una quindicina d'anni da una messa
in scena di Gabriele Lavia per il Teatro Eliseo, che all’epoca dirigevo con lui
insieme a Rossella Falk, mi scopro nella stessa posizione di quando riprendo un
libro in mano e sento che molti pericoli sono in agguato primo fra tutti quello
di non trovare le stesse emozioni di quella prima volta. Così, col mio regista
Roberto Valerio che proprio con me aveva debuttato come attore in quel
"Giuoco delle parti" di tanti anni fa ci siamo posti una domanda, fra
le tante possibili: ma questo protagonista della storia, questo Leone Gala, che
dice di aver capito il gioco, questo famigerato "gioco della vita" lo
aveva poi veramente capito? La didascalia originale di Pirandello che
accompagna il finale della commedia ci descrive un Leone quasi serafico che,
dopo aver mandato il suo rivale al macello, si appresta a gustare il suo uovo
alla coque quotidiano. Questa è l'immagine che chiude tutte le edizioni che ho
visto di questa pièce. Ed è certamente l'immagine di un cinismo sublime ed
insieme inquietante. Proprio questo sinistro aspetto della personalità di Leone
Gala ha fatto nascere in noi questa domanda: ma davvero finisce tutto li?
Quest’uomo che in nome della ragione ha rifiutato il contatto con i suoi
simili, quest'uomo che si è vuotato delle proprie emozioni e si è dedicato ad
una vita di reclusione dividendosi tra i libri e la cucina, metafora del vuoto
e del pieno e che parla quasi continuamente di istinto e di ragione..... in
fondo non è un uomo che ... s-ragiona? E se così fosse, ci siamo chiesti, quale
potrebbe essere la sorte riservata ad un uomo così sragionante una volta che il
sipario si sia chiuso davanti a lui? Abbiamo così cominciato a ipotizzare
possibili scenari di una post-vicenda, e abbiamo immaginato un Leone Gala che
viva oltre il limite che la commedia gli ha assegnato, un Leone più invecchiato
e ossessivamente alla ricerca del suo passato, e che lo rivive come farebbe uno
scrittore che voglia mettere ordine alle sue bozze o cambi la sequenza delle
scene, o addirittura le sopprima. Apparentemente Leone Gala è una gran brava
persona ma è certamente un folle, un assassino col sorriso sulle labbra e la
morte nel cuore. Nel nostro spettacolo lo ritroviamo in un luogo che non può
essere una prigione perché la sua colpa, nonostante la tragica conclusione, è
stata solo virtuale. Il luogo dove collochiamo il nostro protagonista è
certamente uno spazio dove la ragione convive con la pazzia, dove gli abiti
mentali con cui si sono mascherate le apparenze sono stati dismessi, dove il
passato ritorna perché del passato non si può vedere solo ciò che è passato ma
anche ciò che è sempre presente; è il "luogo - prigione" di un Enrico
IV che gira in costume là dove tutti sono vestiti normalmente e tutti fanno
finta di non accorgersene... È il palcoscenico di Hinkfuss, il regista di
"Questa sera si recita a soggetto", che in piena crisi creativa
cambia le scenografie quasi a capriccio e commenta le azioni degli attori
durante le prove… È soprattutto un luogo che scardina il salotto borghese ed
allarga il campo verso qualcosa di più proiettato all'esterno, un esterno in
cui l'uomo è più disarmato e perciò più vulnerabile e in qualche modo più
simile e vicino ai nostri contemporanei.
Questa è la seconda
produzione della compagnia alla quale ho dato il mio nome e mettendo accanto a
talenti sicuri come Alvia Reale, Michele di Mauro e Flavio Bonacci altri attori
rigorosamente scelti nel tentativo di scavalcare gli stereotipi che di solito
infestano queste commedie apparentemente borghesi ho voluto dare a tutti un
motivo per lavorare con creatività innovativa ma con intelligente rispetto
della tradizione. Sono molto orgoglioso del lavoro fatto fin qui e, qualunque
possa essere il risultato finale, ho la consapevolezza di aver trasmesso alla
compagnia tutti i valori di professionalità e di rigore che la storia dalla
quale provengo mi hanno insegnato.
Non abbiamo ancora deciso
se nel finale del nostro spettacolo io spezzerò un uovo
alla coque come si è sempre fatto (sto scrivendo queste note durante le
prove...), ma certamente quel finale appartiene al passato, Leone Gala lo ha
già vissuto... e quello che lo attende è sicuramente o un riposo che lo
allontani dalla meschinità degli uomini e lo avvicini alla serenità degli
dei... o qualcosa che in questi giorni ci verrà in mente e dunque, al momento,
una sorpresa. Oggi, nel momento in cui state leggendo queste mie note, prima
che si alzi il sipario, è chiaro che qualche soluzione saremo riusciti a
trovarla e mi auguro che non sia solo una trovata teatrale ma una vera idea, di
quelle che mettano in evidenza il senso del lavoro che stiamo inseguendo da
mesi e che chiarifichino a noi quello che abbiamo tentato di fare e a voi
quello che state per vedere.
Umberto Orsini
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