“Improvvisamente, l’estate scorsa” di Tennessee Williams
Al Teatro Bellini di Napoli, sino al 2 marzo
Servizio di Maurizio Vitiello
26 febbraio 2014
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Servizio di Maurizio Vitiello
Napoli - Nel centenario della nascita
di Tennessee Williams (26 marzo 1911 – 25 febbraio 1983) Elio De Capitani è tornato di nuovo a
lavorare sui testi del grande autore americano, scegliendo Improvvisamente, l’estate scorsa e, per il debutto al Festival dei
Due Mondi di Spoleto 2012, il meno rappresentato La discesa di Orfeo.
A quasi vent’anni dall’allestimento
del Tram chiamato desiderio con
Mariangela Melato (1993), riporta in
scena i grandi personaggi di T. Williams di cui è difficile dimenticarsi.
Il perché è detto: esistenze
frantumate, anime sconvolte e abbacinate, sempre pervase da una vaga e
imprecisata volontà di fuga, dagli altri o da se stessi.
Insomma, T. Williams ha inquadratosi
un’umanità dolente, in fuga, in perenne fuga.
De Capitani ambienta Improvvisamente,
l’estate scorsa nel giardino-giungla della signora Venable (Cristina Crippa), creazione e lascito
di suo figlio Sebastian, morto “improvvisamente, l’estate scorsa”.
Qui un giovane e brillante neurologo (Cristian Giammarini), che sperimenta
con successo cure psichiatriche d’avanguardia, riceve dalla ricca signora
l’offerta di un congruo finanziamento per l’ospedale pubblico di New Orleans.
Ben presto il giovane medico comprende
che la donna vuole qualcosa in cambio: gli chiede di operare sua nipote
Catherine Holly (Elena Russo Arman),
affetta - a suo parere - da allucinazioni e crisi isteriche incontrollabili.
Le cure d’avanguardia non sono altro
che la famigerata lobotomia, ma il medico vuole formulare una diagnosi più
scrupolosa prima di praticarla e inizia a sottoporre la paziente a colloqui che
indagano l’origine delle crisi.
C’è stato un evento traumatico:
Catherine ha assistito alla morte di suo cugino Sebastian durante un viaggio
all’estero, ma non ne riesce a ricordare le circostanze, anche se nelle sedute
con il dottore emergono via via particolari violenti e scabrosi.
Cosa si nasconde dietro a questa
rimozione?
Nessuno della famiglia della ragazza
sembra volerlo scoprire: né sua madre Mrs. Holly (Corinna Agustoni), né tanto meno la zia, impegnata con ogni mezzo
a erigere un muro di omertà per mantenere immacolata la memoria del figlio.
La storia riverbera le vicende
familiari dell’autore, la cui sorella, Rose, fu fatta lobotomizzare per
volontà della madre, perdendo ogni capacità di agire in maniera autonoma e
finendo rinchiusa in una clinica psichiatrica fino alla morte, all’età di 96
anni.
T.
Williams, che non poté mai perdonare la madre per questo orrore, stigmatizzava
in modo estremo quel miscuglio di perbenismo, pruderie ipocrita, sessuofobia
paranoica che soffocava la società americana.
Il
testo non poteva che restare vittima dei movimenti di censura di quei tempi,
che costrinsero Gore Vidal, sceneggiatore della celeberrima versione
cinematografica, diretta da Joseph Mankiewicz, a rimuovere ogni riferimento
all'omosessualità.
“Improvvisamente, l’estate scorsa” di
Tennessee Williams, con la traduzione di Masolino d’Amico, per la regia di Elio
De Capitani, ospitata al Teatro Bellini di Napoli, sino al 2 marzo 2014, vede
le scene di Carlo Sala, i costumi di Ferdinando Bruni, le luci di Nando
Frigerio, il suono di Giuseppe Marzoli.
Ecco interpreti e protagonisti: Cristina Crippa - Mrs Venable; Elena Russo
Arman - Catherine Holly; Cristian Giammarini - Dottor Cukrowicz; Corinna
Agustoni - Mrs Holly; Edoardo Ribatto - George Holly; Sara Borsarelli - Miss
Foxhill, sorella Felicity.
E’ una produzione TEATRO DELL'ELFO.
Il pubblico
in riverente silenzio, alla prima, ha ascoltato e, poi ha applaudito.
L’autore è
stato bravo a riprendere quegli ispessimenti umani che sono di gusto cecoviano.
L’angosciante
background di anime malate, di vittime senza eroismi, senza pietà o compassione
rende livida l’intera recitazione.
L’aggressiva
regia espressionista di De Capitani entra nelle allucinogene sensazioni mentali
dei personaggi, portandole all'esterno e all’estremo.
Le
debordanti detonazioni acufeniche dei soggetti sono sigla di una staticità
folgorata.
L'orrore,
lo sgomento, la giungla di emozioni rapprese e sottese imbarcano la follia sul
palcoscenico.
Il
linguaggio di Tennessee Williams riesce a definire un'America esteriormente
puritana ma corrotta, con ossessioni che realizzano rimandi patologici.
Sulla scena
si soffre, si accomodano le ansie, le gravità umane; il pubblico soffre, la
finzione vince perché frutto di una realtà non lontana, ingombra di afflizioni,
di angosce irrisolte.
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