I FRATELLI DE FILIPPO
Servizio di Ciro Borrelli
La sera del debutto, quel famoso 25 dicembre del 1931, appartiene
a un’epoca ancora acerba; col tempo, si sarebbero affermate, all’interno del
trio, tre personalità ben distinte. Titina, con il suo sguardo fiero e indomito
e la sua passione, intenta a «sgomitare tra due vulcani in eruzione» (così si
esprime la stessa attrice a proposito del suo tentativo di farsi strada tra i
suoi fratelli). Eduardo, con i suoi cupi silenzi e i suoi farfugliamenti
improvvisi, personaggio lunare alla ricerca di un proprio spazio in un mondo di
spettri. Peppino, esilarante, travolgente, debordante ma anche spietato,
animato dal piacere di denigrare e umiliare sé e gli altri. La sera del debutto,
quel famoso 25 dicembre del 1931, appartiene a un’epoca ancora acerba; ma è qui
che comincia la scalata verso la conquista della vetta.
Proprio a quella magica sera si ferma il racconto di Sergio Rubini,
regista del film I Tre De Filippo, che sarà nelle sale soltanto tre
giorni per poi entrare nelle case degli italiani sulla Rai durante le vacanze
natalizie. La vicenda comincia nella prima metà degli anni Venti, ovvero quando
Scarpetta sì è già ritirato dalle scene e la sua compagnia è passata nelle mani
del figlio Vincenzino. Il film presenta qualche piccolo errore storico, come la
fuga di Peppino dalla compagnia Urciuoli, che avviene in realtà dopo la morte
di Scarpetta e non prima, probabilmente voluto dagli stessi sceneggiatori per
rendere più fluida e scorrevole la narrazione. A dominare,
ancor più dell’aspetto artistico e professionale, è il tema dei legami
familiari.
Pregevole il lavoro del regista sulla caratterizzazione dei
fratelli, in particolare Titina, che al contrario di quello che tanti critici
hanno voluto farci credere non era la sorella serafica e tranquilla intenta a
metter pace tra Eduardo e Peppino. Tutt’altro. Era una donna con una personalità
forte, a tratti spigolosa. Prova ne è il fatto che, quando nel 1936 arriverà in
compagnia Lidia Maresca, il grande amore di Peppino, i rapporti con i fratelli diventeranno
complessi e tormentati. Sarà lei, Titina, la prima a lasciare provvisoriamente
la compagnia de I De Filippo, nel 1939.
Ben evidenziata anche la rivalità professionale tra Eduardo e
Peppino, benché ancora in una fase embrionale. Una rivalità che nel giro di
pochi anni si inasprirà sempre di più fino a culminare nella separazione del
1944, anno in cui Peppino lascerà Napoli, sua moglie, suo figlio e i fratelli
per correre a Roma tra le braccia dell’amata Lidia. Un distacco fisico che avrà
risvolti anche artistici: Peppino inaugurerà un percorso teatrale comico-farsesco,
mentre Eduardo, liberatosi del peso “ingombrante” del fratello minore,
affiancato da Titina darà vita a capolavori tragico-umoristici come Napoli
milionaria, Questi fantasmi, Filomena Marturano, Le voci di dentro (solo per
citarne alcuni).
Un applauso ai tanti attori che hanno partecipato a questa non
facile avventura. Indovinatissima la scelta di puntare su Giancarlo Giannini,
uno degli ultimi mostri sacri del cinema italiano degli anni d’oro, che presta
il volto al capostipite degli Scarpetta. Superba la prova di Susy del Giudice,
mamma chioccia dei tre fratelli, soggiogata e sottomessa da Eduardo Scarpetta
ma pronta a tirar furi gli artigli e combattere contro tutto e tutti per la
felicità e il futuro dei suoi ragazzi. Sorprendente l’interpretazione di Biagio
Izzo, nei panni di Vincenzino, in un ruolo quasi inedito per le sue corde. Bravissimi
i tre protagonisti, in particolare Domenico Pinelli, al quale è spettato il
ruolo più complesso ed enigmatico, ovvero quello di Peppino. Scenografia e
fotografia all’altezza delle aspettative.
In una recente intervista televisiva, Rubini ha lasciato trapelare
che questo film potrebbe avere un seguito. Forse il popolare attore e regista
pugliese sta meditando di raccontare l’ascesa dei De Filippo e la conquista
dell’intero stivale, avvenute anche grazie alla spinta di Buontempelli e
Simoni, tra i primi critici e addetti ai lavori a cogliere il valore artistico
dei tre fratelli?
Noi ce lo auguriamo. E voi?
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