“IL SERVO”, dal romanzo “The servant” di Robin Maugham - Adattamento di Lorenzo Pavolini - regia di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe

Al Teatro San Ferdinando di Napoli per il Napoli Teatro Festival Italia il 13, 14 e 15 luglio

Servizio di Francesco Gaudiosi

Finché l'uomo sfrutterà l'uomo, finché l'umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”, diceva Pasolini, aprendo il dibattito sul naturale rapporto di soggezione di taluni individui nei confronti di altri. Le dinamiche del potere si evolvono, gli spazi della democrazia sembrano allargarsi, eppure permane quell’evidente senso di impotenza del povero, di incapacità di recidere i legami con i suoi superiori. A partire da una concezione del potere che vede il servo sottomesso al suo padrone, il testo di Robin Maugham “The servant” apre invece la strada a un ribaltamento dei tradizionali ordini sociali. La figura del servitore (Les Barrett) diviene man mano cruciale nel testo narrativo fino al punto che il ricco avvocato londinese Richard Merton, in origine padrone, si rivelerà mero esecutore delle volontà del suo servitore. E la pièce teatrale “The servant”, tradotta e adattata per l’occasione da Lorenzo Pavolini, segue proprio il filone narrativo dell’omonimo romanzo di Maugham, fatto di giochi psicologici che rasentano uno humor piuttosto inquietante, una commedia nera che fa dell’attraversamento delle barriere ideologiche il suo punto di forza.

L’allestimento firmato da Pierpaolo Sepe e Andrea Renzi vede una sobrietà scenica che esalta le indiscusse doti interpretative degli attori in campo, a partire dallo stesso Renzi, nel ruolo dell’avvocato Williams, per poi proseguire con il servitore, impersonato da uno straordinario Lino Musella e le altrettante convincenti interpretazioni di Tony Laudadio, Emilia Scarpati Fanetti e Maria Laila Fernandez.

Molti sono i rimandi a Hitchcock (e a Joseph Losey), nelle atmosfere come nelle musiche; permane per tutto lo spettacolo quel filone di inquietante psicologia perversa che coinvolge lo spettatore, quel ritmo incalzante che vede nel graduale e ormai inevitabile rovesciamento delle parti “servo-padrone” un finale a tinte scure e senza possibilità di redenzione. Lo status quo risulta definitivamente rovesciato, la soggezione del padrone al servo è compiuta.

Il san Ferdinando applaude con convinzione cinque interpreti che tengono il palco per due ore di spettacolo con un ritmo serrato; a conferma dell’ennesimo prodotto teatrale di qualità firmato da Teatri Uniti.

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