“FEDORA” musiche di Umberto Giordano libretto di Arturo Colautti

Al Teatro San Carlo di Napoli dal 3 all’11 maggio 2016

 

Servizio di Pino Cotarelli

 

Napoli – Una bella rappresentazione quella di “Fedora” data al San Carlo il 10 maggio, l’intera compagnia ha mostrato una notevole bravura nell’esecuzione lirica, sulla partitura musicale di Umberto Giordano, che seppur di notevole effetto, in alcuni tratti, non appare del tutto agevole. Una regia quella di Umberto Pugelli, che ha mostrato notevole padronanza anche nella complicata gestione della contemporanea presenza sulla scena, di numerosi attori. Un raffinato effetto di controluce sulla scena all’inizio di ogni atto, ha dato al pubblico la “visione” di una stampa d’epoca che prende forma e vita all’improvviso. Come è noto, l’opera di Victorien Sardou, trasposta su libretto in tre atti da Arturo Colautti, come per la “Tosca”, propone l’ennesimo dramma d’amore che Elena Rossi (Fedora) e Gustavo Porta (Loris Ipanov), hanno riproposto con particolare trasporto, emozionando il numeroso pubblico presente. Va dato atto a Puccini per “Tosca” e Giordano per “Fedora”, che valeva la pena corteggiare a lungo Victorien Sardou, per ottenere l’autorizzazione alla traduzione in scena lirica delle due opere che tra l’altro hanno analogie nel dramma.

Fin dall’inizio dell’esecuzione è stato evidente il protagonismo della imponente partitura musicale orchestrata da Umberto Giordano e diretta dall’ottimo maestro Maurizio Agostini, per la sua intensità, per i toni trionfali e, anche se in alcuni tratti ha assunto caratteristiche da colonna sonora, ha mostrato in particolare nel secondo e terzo atto, una delicatezza melodica che si è riverberata nelle corde più intime, anche del pubblico, specie negli assoli fra cui quelli del violino e del pianoforte, che rappresentano una coraggiosa novità.

Il notevole successo di pubblico del Teatro San Carlo testimonia l’attualità di quest’opera che per la prima volta fu data, nella versione di Giordano, nel 1898.

La trama vede la principessa Fedora che deve sposare il Conte Vladimir Andrejevich dal quale si reca in visita, ma il conte viene portato in casa ferito mortalmente.  Sospettato del misfatto è il conte Loris Ipanov, simpatizzante del movimento nichilista. De Siriex (Sergio Vitale), e l’ispettore di polizia Grech (Daniele Piscopo), organizzano l’indagine mentre Fedora giura sulla croce bizantina che porta al collo, vendetta per la morte del conte. Per far confessare Ipanov, organizza un ricevimento nel quale Ipanov stesso oltre a dichiarare il suo amore per Fedora, confessa l’assassinio del conte, ma racconta l’intera vicenda solo dopo che Fedora avrà inviato di nascosto, una lettera al capo della Polizia Imperiale in Russia per denunciarlo e preso accordi con Grech per farlo arrestare quando lo congederà. Ma Loris confesserà di aver ucciso il conte Vladimir solo per difesa, perché aveva scoperto che lui e sua moglie erano amanti, Fedora si indigna e decide di salvare Loris facendolo rimanere per tutta la notte nella sua casa, scoprendo, infine, di esserne innamorata. I due ormai amanti vivono insieme; ma un giorno De Siriex arriva e comunica a Fedora che a causa della lettera che aveva scritto al capo della polizia, il fratello di Loris, Valeriano, arrestato per aver partecipato al complotto per uccidere il Conte Andrejevich e imprigionato nella fortezza sul fiume Neva, è morto In seguito all’esondazione del fiume ed anche la madre avendo appreso la triste notizia è morta per il dolore.

 Ipanov apprende da una lettera inviatagli da un amico la terribile notizia e il motivo che ha scatenato la tragedia. Fedora confessa di essere lei, seppur involontariamente, la responsabile di quanto accaduto, e invoca perdono. In seguito all’ira di Ipanov, Fedora, affranta, beve il veleno nascosto nella croce bizantina. Loris, che ancora la ama, con l’aiuto del medico Boroff cerca di salvarla, ma ormai è tardi e Fedora muore tra le sue braccia.

Una trama avvincente, come si vede, con insolito aspetto da “giallo”, che tra l’altro ha dalla sua parte oltre che una stupenda melodia musicale, una durata contenuta, nonostante i tre atti, a dimostrazione che in circa due ore e mezza, compreso intervalli, si può rappresentare l’essenzialità di una bella e complessa opera come Fedora.

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