“Mettersi nei panni degli altri. Vestire gli ignudi” di Davide Iodice
Ispirato a Le Sette
opere di Misericordia di Caravaggio
Leggi l'intervista con Davide Iodice
A Napoli al Centro di
Prima Accoglienza dell’ex Dormitorio Pubblico il 16, 17 e 18 gennaio
Napoli - Un sorprendente
affresco esistenziale e umano con gli attori-abitanti delle stanze del Centro
di Prima Accoglienza accompagnati da attori della compagnia del regista Davide
Iodice.
Venerdì 16, sabato 17 e
domenica 18 gennaio, al Centro di Prima Accoglienza (ex Dormitorio Pubblico di
Napoli), in via De Blasiis 10, andrà in scena, alle 16.00 e alle 18.00 delle
tre date, lo spettacolo Mettersi nei panni degli altri. Vestire gli ignudi, su
drammaturgia e regia di Davide Iodice, primo movimento del progetto di ricerca
e creazione Che senso ha se solo tu ti salvi, ispirato a Le Sette opere di
Misericordia di Caravaggio. Collaboratore generale Luigi Del Parto; spazio
scenico, maschere e costumi Tiziano Fario; produzione Teatro Stabile di Napoli,
Interno 5, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia;
collaborazione Centro Prima Accoglienza (ex Dormitorio Pubblico), Scarp De
Tenis, Binario della Solidarietà – Napoli.
Lo spettacolo prosegue
il percorso teatrale del regista napoletano sulla crisi della società
contemporanea intrapreso con i precedenti La fabbrica dei sogni e Un giorno
tutto questo sarà tuo.
Interpreti dello
spettacolo – che prevede 20 spettatori a rappresentazione – un gruppo formato
dagli attori della compagnia e da non attori ospiti del Centro: sono, in o. a.,
Antonio Buono, Davide Compagnone, Luciano D’Aniello, Maria Di Dato, Giuseppe
Del Giudice, Pier Giuseppe Di Tanno, Raffaella Gardon, Ciro Leva, Osvaldo
Mazzeca, Vincenza Pastore, Peppe Scognamiglio, Giovanni Villani. Saranno loro i
protagonisti e le guide del “viaggio” lungo le stanze del Dormitorio dove i
loro abitanti danno voce ai racconti di storie vere legate ai loro vissuti.
Otto stanze per otto storie, a comporre un sorprendente affresco esistenziale e
umano, capace di cogliere – e restituire – il valore della dignità di ogni
singolo.
Con questo lavoro il
regista si è posto come materia di indagine il concetto di compassione, nel
senso etimologico di empatia, di relazione vitale. Il suo soggetto di
ispirazione sono Le Sette opere di Misericordia di Caravaggio. Anche in questo
lavoro la ricerca unisce indagine antropologica e espressiva attraverso un
processo di laboratori e di residenze creative con attori e non attori
accomunati dalla ricerca di un linguaggio condiviso e di una stessa intenzione
di senso.
«Caravaggio costituisce
un riferimento formale e metodologico costante nel mio lavoro – spiega il
regista – quasi un correlativo oggettivo, che qui ho inteso esplicitare
assumendo una delle sue opere più identitarie per la nostra città. Da qui sono
partito per una ricerca espressiva che continui quella riflessione sulla crisi
della società contemporanea avviata nel 2010 con La fabbrica dei sogni e
proseguita con Un giorno tutto questo sarà tuo. La perdita dell’identità, la
ricostruzione dei sentimenti, la paura della alteritá, la disintegrazione di un
sentire collettivo e, al suo opposto, la necessità di essere riconosciuti e
accolti, sono alcuni dei temi diversamente declinati nei gruppi di lavoro
dall’O.P.G. alla comunità migrante, fino agli ospiti del Dormitorio Pubblico.
Qui ritorno con un debito di riconoscenza e con la certezza che l’uomo può
essere uomo ovunque».
Presentato nell’ambito
della Stagione dello Stabile di Napoli, lo spettacolo è per 20 spettatori a
rappresentazione. E’ consigliato l’acquisto anticipato del biglietto d’ingresso
presso la Biglietteria del Teatro Mercadante.
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