Scaparro: “Nel mondo di Svevo per riflettere sulla dittatura del dio danaro”
Il regista
porta al Mercadante “La coscienza di Zeno”, con Pambieri e lo storico
adattamento di Kezich
Servizio di Anita Curci
18 marzo 2014
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Servizio di Anita Curci
Napoli - La fragilità dell’uomo contemporaneo, il potere
delle banche in una Europa sempre più dominata dal dio danaro, la scoperta
della psicanalisi. Tutto questo è “La coscienza di Zeno” che Tullio Kezich
traspose per la scena dal romanzo di Italo Svevo, e che il regista Maurizio
Scaparro porta al Mercadante dal 18 al 23 marzo, con Giuseppe Pambieri nel
ruolo del protagonista, attore tra i più versatili della scena italiana.
L’allestimento si avvale dello storico adattamento dal romanzo che ne fece
Kezich nel 1964, portato già a teatro da Alberto lionello nello stesso anno,
quindi da Giulio Bosetti nel 1987 e da Massimo Dapporto nel 2002. Nella Trieste
cosmopolita di inizi Novecento, Zeno Cosini, partendo da una seduta di
psicanalisi, evoca i momenti salienti della sua vita.
“La coscienza di Zeno” fa parte di una trilogia che lei,
Scaparro, ha dedicato al nostro Novecento. Ce ne parla?
“Ho voluto dimostrare
che l’Italia del secolo scorso ha
una letteratura molto ricca. Ho scelto tre testi: ‘La governante’ di Brancati,
dove il lato più sorprendente
e attuale è quello di una Sicilia e di un’Italia dei nostri padri e dei nonni,
dimenticato e sconosciuto ai più giovani, ma di cui è facile scoprire ancora
oggi le tracce nella società. Brancati la mette in luce svelando i suoi tabù
sessuali, il gallismo, i falsi moralismi, le divisioni etniche, le censure, le
ipocrisie dei poteri ufficiali. Poi, assieme a Massimo Ranieri, in ‘Viviani Varietà’
ho rievocando il viaggio oltreoceano che Don Raffaele fece nel 1929 assieme alla sua compagnia sul piroscafo Duilio per una tournée in
Sud America. Su quella nave un altro importante drammaturgo del Novecento
italiano provò il suo spettacolo a beneficio degli emigranti che viaggiavano
con lui, carichi di speranza e di timori verso un avvenire incerto”.
Ora,
ecco la Coscienza di Zeno.
“… Ambientata in una Trieste cosmopolita,
mercantile ma anche crogiolo culturale della Mitteleuropa tra la fine della
Belle Époque e la Prima guerra mondiale. Qui si svolge la vita di Zeno Cosini,
un uomo che è tutto e il contrario di tutto; vive uno strano rapporto con le
donne, perno della sua esistenza, e con le banche, che svolgono un’attività
fondamentale in città. È un essere debole. S’innamora di una donna bella,
finisce per sposarne una brutta, che non ama. Ha una vita che lo tormenta.
Lei ha visto gli allestimenti che del romanzo hanno fatto
in passato? In che cosa il suo se ne distingue? Ed è rimasto fedele al testo di
Kezich?
“Non ne ho visto
nessuno. In questa messa in scena abbiamo pensato solo a noi stessi. Resto
fedele all’adattamento di Kezich, certo. Tullio mette in evidenza quell’Europa
delle banche che, a sentir l’opinione di alcuni, è proprio l’aspetto distintivo
del nostro spettacolo rispetto ai precedenti. D’altra parte, Svevo è un
precursore, che smaschera proprio la dittatura del dio denaro, un problema oggi
particolarmente sentito, che rende quest’opera ancora più attuale”.
Il Novecento è il secolo dell’introspezione e della
psicanalisi. Lei crede nella psicanalisi?
Sono legato alla
psicologia per motivi diversi. Intanto, mio fratello è un importante psicologo.
E, poi, chi si occupa di teatro è quasi obbligato alla riflessione, al confronto
con la psicologia. Questo vale specialmente per gli attori, che devono calarsi
nei panni di un personaggio altro da sé. Per me quindi è una sorta di ‘non è
vero ma ci credo’ ”.
Che cosa Zeno, “malato” nell’anima, può insegnare a noi
contemporanei?
“Zeno è
l’incarnazione del mal de vivre, della debolezza dell’uomo di oggi. La sua vicenda
dovrebbe farci comprendere che non bisogna finire succubi di un mondo dove la
dittatura del denaro rischia di soffocare l’umanità e i sentimenti”.
Perché ha scelto Pambieri per il ruolo?
“Ho lavorato con lui
nel 2011 in occasione del “Sogno dei mille” tratto da ‘Les Garibaldiens’ di
Dumas, presentato al Napoli Teatro Festival Italia. Ci siamo trovati bene. Così,
quando ho avuto modo di fare Svevo, ho subito pensato a lui. E’ moderno, ricco
di talento, capace di umorismo. Ed è seguito dal pubblico”.
Progetti?
“Sì, tra Roma e
Parigi. Sto preparando uno spettacolo dove c’entra anche Napoli e il suo
Festival. E riprendo “Amerika”, un testo importante, dove quattro giovani
europei vanno alla scoperta dell’America bizzarra
immaginata da Kafka nel suo
romanzo omonimo”.
18 marzo 2014
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