Anita Caprioli legge “La storia di Antigone” al Piccolo Bellini

Per la regia di Roberto Tarasco, la re-interpretazione in chiave “ecologistica” di Ali Smith della tragedia sofoclea tocca il “piccolo” palco partenopeo
Servizio di Vincenzo Perfetti

Napoli - Il Piccolo Bellini, ospiterà sino a domenica 9 marzo, “La storia di Antigone-Favola in musica per cornacchie, cani selvatici, maledizioni, tiranni, sepolcri & fanciulle in fiore””. Una rilettura, una re-interpretazione della tragedia sofoclea, rivisitata dalla scrittrice scozzese Ali Smith, che con la regia di Roberto Tarasco raggiunge i palcoscenici italiani. Il testo debutta al Teatro Olimpico di Vicenza nella 65°rassegna di teatro classico diretta dal regista lituano Eimuntas Nekrosius. Interpretata da Anita Caprioli, con le musiche affidate a Didie Caria, la scena riprende la semplicità e l’intimità di quella che era la cultura greca. Una scultura in ferro a mo’ di roveto, che altri non è se un leggio, è posta al centro del palco (evocative le sculture surreali di Giovanni Tambrelli e la cura dell’abito realizzato da Fabiana Bassani). Affiancata dalla tastiera e dai sintetizzatori di Caria, la Caprioli offre un’interpretazione “intensa”, “di grande interesse” (per questo motivo Baricco l’ha voluta nella collana “Save the Story”) nella quale l’attrice piemontese si districa come cornacchia, Antigone, Ismene, Creonte, Euridice, Emòne, Tiresia. Ali Smith approccia al dramma con un’esposizione “ecologistica” di grande interesse e significato. La tragedia si trasforma in un resoconto di una cornacchia poggiata su una delle 7 porte di Tebe. Da quella postazione vede e osserva il genere umano, la lotta per il potere e per la giustizia. Da lì vede la fine della battaglia tra Eteocle e Polinice, per la successione al potere del trono paterno di Edipo. Un anno al potere ciascuno. Il primo ad occupare il posto è Eteocle. Ma la cupidigia, l’avidità, e la voglia di potere lo portano a non voler lasciare il trono. Quindi, la battaglia, l’inizio della tragedia. I due si uccidono a vicenda. E con loro periranno i rispettivi eserciti. Si distingueranno quelli che la cornacchia definisce i “non morti” e gli “ancora vivi”. I primi, pasto succulento per l’animale , i secondi “narcisi del potere.” In questa opposizione emerge la figura della giovane Antigone, “fanciulla in fiore” (una delle figure più amate della tragedia attica, che a distanza di millenni resta uno straordinario simbolo di emancipazione), la cui personalità mite ed aggressiva, dolce e pasionaria, reazionaria alla volontà del Fato, degli uomini e delle divinità, contrasta con il clima austero e arido della guerra. Una figura opposta a quella debole e accondiscendete al potere, divino e regale, della sorella Ismene. Dopo la morte dei due fratelli, Creonte (fratello di Giocasta, moglie e madre di Edipo), diventerà re e tiranno di Tebe. Emanerà un decreto che vieterà la sepoltura di Polinice, reo di tradimento. Da qui, inizia la tragedia. Antigone si ribella al fato e alla volontà degli dei. Lei vuole che il fratello meriti la sepoltura. Ed è ciò che farà. Verrà scoperta da un Nunzio e, portata alla mercé di Creonte, sarà ritenuta colpevole (nonostante fosse promessa sposa del figlio Emone). Verrà segretata in una caverna. Solo Tiresia, vecchio profeta cieco “perché poteva vedere più a fondo degli altri”, lo convincerà a liberarla: pena la morte di tutti i familiari. La decisione arriva troppo tardi: Antigone è morta e con lei Emone. La moglie Euridice, per lo sconforto si ucciderà e Creonte resterà da solo. “E morirono tutti felici e contenti”, questo il giudizio della cornacchia, intenta al racconto ai suoi “cornacchiotti satolli di cibo”. Il momento centrale della tragedia arriva con forza e crescendo in parallelo ad un aumento di luci in scena e da una maggiore intensità di recitazione della Caprioli, che ben si inserisce in un contesto tragico. Infatti, la sua carriera vede un’educazione teatrale e non solo televisiva. Il supporto musicale di Didie Caria è una sorpresa. Il semifinalista del talent scout “X factor” (2012-2013)  ricopre la funzione e figura del “coro greco”. Riproduce, con i dovuti accorgimenti, presunti canti “greci”, acuisce l’atmosfera con i diversi effetti, inserisce la cultura musicale contemporanea (“Hallelujiah” di Cohen, “Born to die” di Lana del Rey) che ben si inseriscono nell’interpretazione. Dunque, una re-interpretazione che si muove tra il moderno e la tradizione. La delicatezza e sensibilità della Caprioli ben si accoppia alla visione “altra” e “alta” di Antigone e della sua storia di ribellione, contestazione, “risoluta” e “avventata”, contro la tirannia della legge. Un monologo originale, dalla struttura ciclica(inizia con il “flap flap” della cornacchia che si poggia sui rami e termina con il volo verso altre terre e nuova visione del reale) che riesce a sensibilizzare ed avvicinare in una nuova ottica l’appassionato alla figura del tragico greco.

07/03/14

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti