Nuovo Teatro Sanità, in un quartiere difficile per affermare i diritti dell’arte


Il direttore artistico Mario Gelardi e il progetto di portare gli spettacoli nelle strade
Servizio di Vincenzo Perfetti

Il Nuovo Teatro Sanità, nato da poco più di un anno nel cuore di un quartiere difficile, si sta affermando a poco a poco nel panorama cittadino dimostrando la volontà e la tenacia di chi lo ha voluto. A partire da Mario Gelardi, drammaturgo e regista, suo direttore artistico.

Perché la scelta di una sala destinata a una vita difficile in un quartiere difficile?

“Non esistono quartieri non difficili a Napoli. La città è difficile. Proprio per questo, in un tempo così complicato, quasi da dopoguerra, c’è l’esigenza di rispondere con l’arte, con il teatro e la cultura. In Italia, di solito, dopo i periodi peggiori rifioriscono le arti. Io me lo auguro. E penso che proprio in un quartiere come la Sanità occorra credere che attraverso il teatro e la cultura si possa avere nuova vita, si possa ricominciare, nel segno della speranza. Soprattutto per i ragazzi”.

Il teatro ha subito un atto di vandalismo recentemente. Ha ricevuto minacce?

“No. Questo no. E l’atto di vandalismo non è stato grave, ma un episodio simbolico, che ci ha un po’ rattristato e che, però, invita a non nasconderci quel che accade. Noi non vogliamo far finta che non viviamo in un quartiere difficile. Anzi, lo vogliamo gridare. Mi sembra importante dire: facciamo teatro in un territorio in cui la cultura è vista come nemica e cerchiamo di attestare che è una delle poche vie di salvezza”. 

E ora il cartellone: perché queste compagnie e non altre?

“Quando ho avuto la proposta di dirigere il teatro ho deciso di aprirlo a tutto il territorio campano. La scelta è stata fatta anche alla luce delle cose che volevo si raccontassero in questo teatro, e cioè molti temi sociali, molta drammaturgia contemporanea e soprattutto un occhio attento alle giovani compagnie campane, che non avevano una casa, ma anche ad artisti della mia generazione senza un luogo di riferimento”.

Come pensa di impostare la prossima?

“Abbiamo due anniversari importanti, i 30 anni dalla morte di Eduardo e i 40 da quella di Pasolini. Credo che saranno due cardini del lavoro che farò. E poi l’idea di base è quella di estendere a tutto il territorio della Sanità il teatro. Quindi, di uscire dall’edificio teatro e andare in altri luoghi del quartiere, ricchi di storia, di arte, e portare lì gli spettacoli”.

Chi finanzia il teatro e quanto costa una struttura così?

“Il Teatro è finanziato dagli spettatori con i loro biglietti. È nato adesso, quindi non ha sovvenzioni pubbliche e devo dire che fatichiamo anche ad attirare l’attenzione dell’istituzione pubblica. I costi maggiori sono quelli per l’energia elettrica, le tasse e la Siae”.  

 

15 marzo 2014

 

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