“LA LUNA” ideazione, drammaturgia e regia Davide Iodice
Per Napoli Teatro Festival Italia –
Palazzo Fondi 12 e 13 luglio 2019
Napoli – “La Luna rappresenta la terza ideale tappa di una ricerca (antropologica nel metodo ma poetica nell’indirizzo), sulla crisi del contemporaneo, iniziata con “La Fabbrica dei Sogni” e proseguita con “Un giorno tutto questo sarà tuo”. Materia di indagine dopo sogno e eredità spirituale sarà ora lo scarto, il rifiuto, nella sua accezione simbolica, affettiva, emotiva, poetica: ciò di cui ci si vuole liberare o che si è “messo da parte” e, estendendo il senso, si fa riferimento al rifiuto agito e subito”. Sono le parole con le quali Davide Iodice il visionario regista descrive l’esperienza scenica di un progetto da lui ideato, nato nel 2018 e proseguito con laboratori e work in progress che hanno dato vita a processi di ‘drammaturgia vivente’: incontri, scontri, dialoghi fra attori/performers e cittadini. In questa terza parte del progetto protagonista è il rifiuto, la raccolta di oggetti / rifiuto, simbolo – si comprende nello svolgersi dell’azione – di fatti, avvenimenti, dolori vissuti dalle persone / cittadini che hanno consegnato il loro ‘rifiuto’, il loro oggetto ai ‘teatranti’. Di grande impatto ed emozionalità è infatti la registrazione delle voci che narrano il perché e il motivo della scelta di quel preciso oggetto, voci che accompagnano il percorso dello spettatore in tutto il tragitto dell’azione. Fin dalla sua immissione sul palcoscenico, dove sono sparsi a macchia di leopardo stracci e dove la plastica stracciata di buste per i rifiuti copre chiusi cubi, ricettacolo di scarti, contenitori degli oggetti che man mano popoleranno la scena.
Servizio di Rita Felerico
Napoli – “La Luna rappresenta la terza ideale tappa di una ricerca (antropologica nel metodo ma poetica nell’indirizzo), sulla crisi del contemporaneo, iniziata con “La Fabbrica dei Sogni” e proseguita con “Un giorno tutto questo sarà tuo”. Materia di indagine dopo sogno e eredità spirituale sarà ora lo scarto, il rifiuto, nella sua accezione simbolica, affettiva, emotiva, poetica: ciò di cui ci si vuole liberare o che si è “messo da parte” e, estendendo il senso, si fa riferimento al rifiuto agito e subito”. Sono le parole con le quali Davide Iodice il visionario regista descrive l’esperienza scenica di un progetto da lui ideato, nato nel 2018 e proseguito con laboratori e work in progress che hanno dato vita a processi di ‘drammaturgia vivente’: incontri, scontri, dialoghi fra attori/performers e cittadini. In questa terza parte del progetto protagonista è il rifiuto, la raccolta di oggetti / rifiuto, simbolo – si comprende nello svolgersi dell’azione – di fatti, avvenimenti, dolori vissuti dalle persone / cittadini che hanno consegnato il loro ‘rifiuto’, il loro oggetto ai ‘teatranti’. Di grande impatto ed emozionalità è infatti la registrazione delle voci che narrano il perché e il motivo della scelta di quel preciso oggetto, voci che accompagnano il percorso dello spettatore in tutto il tragitto dell’azione. Fin dalla sua immissione sul palcoscenico, dove sono sparsi a macchia di leopardo stracci e dove la plastica stracciata di buste per i rifiuti copre chiusi cubi, ricettacolo di scarti, contenitori degli oggetti che man mano popoleranno la scena.
Ricorda l’impatto con una famosa opera La venere degli stracci di Michelangelo
Pistoletto dove la bellezza si erge sul caotico cumulo di stracci; qui non c’è
una Venere ma un ‘mitico, ancestrale animale’, che rimanda alle nostre origini,
ormai perse. La bellezza, difficile da leggere e sentire rispetto a tutto il
dolore e la brutalità vissuta e raccontata dal regista, si affida alla luce di
un poliedrico lume bucato, alla corona di fiori / lumini di margherite gialle posta
sul capo di un ‘presunto cristo’, al giallo della tela che avvolge gli
immigrati salvati in mare. Una flebile luce che ricorda il riverbero della luna
li’ dove – ricorda sempre il regista citando il Ludovico Ariosto dei versi del
viaggio di Astolfo – si accumulano le ‘follie’ dell’uomo, ciò che si perde o per nostro difetto o per colpa di tempo o di
Fortuna, ciò che si perde qui, là si raguna”. La bellezza non si soffoca, sembra sollecitare
il regista pur lasciandoci in un mare di sofferenza; è nello scarto che autori
come Borges, Pasolini, Augè ritrovano la strada della bellezza, mai staccata
dal buio del dolore e della sofferenza. Bravissimi tutti i giovani attori nel
mimare, rimandare con segni e movimenti corporei, nel rivestirsi di stracci e sofferenza,
nell’interpretare il tempo del buio e i lampi della luce, nell‘ incarnare
simboli e pregiudizi; un ‘modo di far teatro’ che si avverte vissuto,
personaggi e cose e oggetti nei quali le attrici/ori si sono immedesimati e con
i quali hanno intrecciato una empatica relazione. Una esperienza di teatro che
Iodice conduce da tempo, non solo con questo progetto, ma con la sua Scuola
Elementare di Teatro, con i suoi altri spettacoli, da La Bellezza a Zingari solo
per fare degli esempi, nei quali la sua cifra originale, dolorosa e struggente
sa condurci oltre la linea di confine segnata dalle assi di scena.
ideazione, drammaturgia e regia Davide Iodice
versi Damiano Rossi
training e studi sul movimento Fabrizio Varriale
spazio scenico e maschere Tiziano Fario
costruzioni scenotecniche Luciano Di Rosa
costumi Daniela Salernitano
assistente ai costumi Ilaria Barbato
luce e suono Antonio Minichini
allestimento Mattia Di Mauro
con Francesca Romana Bergamo, Alice Conti, Fabio Faliero, Biagio Musella, Annamaria Palomba, Damiano Rossi, Ilaria Scarano, Fabrizio Varriale
direttore di produzione Hilenia De Falco
assistente di produzione Emanuele Sacchetti
produzione Teatri Associati Di Napoli
produzione esecutiva Interno5
in collaborazione con Scuola Elementare Del Teatro|Ex Asilo Filangieri E Centro Di Prima Accoglienza Napoli
si ringrazia Alessandra Attena, Rosa Di Sarno E Ninetynine Srl coordinatore del progetto di valorizzazione temporanea dedicato a Palazzo Fondi a cura dell’agenzia Del Demanio
versi Damiano Rossi
training e studi sul movimento Fabrizio Varriale
spazio scenico e maschere Tiziano Fario
costruzioni scenotecniche Luciano Di Rosa
costumi Daniela Salernitano
assistente ai costumi Ilaria Barbato
luce e suono Antonio Minichini
allestimento Mattia Di Mauro
con Francesca Romana Bergamo, Alice Conti, Fabio Faliero, Biagio Musella, Annamaria Palomba, Damiano Rossi, Ilaria Scarano, Fabrizio Varriale
direttore di produzione Hilenia De Falco
assistente di produzione Emanuele Sacchetti
produzione Teatri Associati Di Napoli
produzione esecutiva Interno5
in collaborazione con Scuola Elementare Del Teatro|Ex Asilo Filangieri E Centro Di Prima Accoglienza Napoli
si ringrazia Alessandra Attena, Rosa Di Sarno E Ninetynine Srl coordinatore del progetto di valorizzazione temporanea dedicato a Palazzo Fondi a cura dell’agenzia Del Demanio
collaborazione Accademia di Belle Arti, Napoli – Scuola Elementare Del Teatro|Conservatorio Popolare Per Le Arti
Della Scena ideato e
diretto da Davide
Iodice
Un ringraziamento particolare va a tutte le persone che, consegnandoci i propri
oggetti, ci hanno reso partecipi di una parte della propria vita
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