“IL TEMPO È VELENO” di Tony Laudadio

Per Napoli Teatro Festival Italia al Teatro Sannazaro 1 e 2 luglio 2019  

Servizio di Rita Felerico

Napoli – Si intrecciano le storie delle persone, degli oggetti, i ricordi, il tempo che, per tutto lo spettacolo, percorre a più livelli i sentimenti, la realtà e la fantasia dei protagonisti. Parlano di sé tre generazioni, legate non solo da vincoli di sangue (sono nonno, padre, madre, sorelle) ma da qualcosa che è molto più forte: da un destino che li domina e li inchioda dinanzi alla realtà dei fatti e degli accadimenti, non facilmente dominabili. Il Tempo è Veleno, dichiara con fermezza il titolo, soprattutto quando si compie il gesto di nascondere sotto la trama di lisi tappeti ciò che non si ammette di essere e pensare. Ciò che si intuisce torna allo scoperto  piano piano: prima o poi la verità viene a galla!. Ognuno cerca di nascondere gli scheletri nell’armadio? Forse. I dialoghi, la drammaturgia di Tony Laudadio mette in primo piano a seconda dell’azione scenica questa costante chiave di lettura: nulla si può comprendere se non si rimanda ad un prima, ad un dopo, tutto si spiega così, anche senza trovarne un senso preciso. Dichiara in una intervista: “Sulla stessa scena, che è fissa, lo spettatore vedrà due personaggi che vivono negli anni 70, due negli anni 90 e due ai giorni nostri. Sarà come vedere con un unico colpo d’occhio quasi 60 anni di vita di una famiglia. Le tre generazioni da quella dei genitori a quella contemporanea utilizzeranno ognuna il proprio linguaggio e la storia presenterà la ricaduta che le azioni del passato ribaltano su quelle del futuro. Si può dire che la scena è anche una sorta di metafora della città di Napoli, dove la stratificazione presenta di fatto una convivenza con i suoi fantasmi. Ed è anche un po’ quello il gioco, mettere insieme anime che vengono da epoche lontanissime però legate tra loro sia per un luogo, per una vicinanza genetica, affettiva, familiare e vederli reagire tutti insieme un po’ come succede a Napoli, dove tu cammini per la strada e trovi dai greci ai francesi agli spagnoli e poi ti capita di entrare nel Centro Direzionale. E il senso si delinea nella decisione finale di Ennio, l’inconsapevole motore / che è poi la morte, che guida il percorso umano dei protagonisti, è come un deus ex machina nelle cui mani è affidata la vita, la scelte di Marta, di Sara le figlie di  Paco e Bianca. E’ quando appare la consapevolezza che si  abbattono i limiti e il mantenere i ricordi, dare forza alla memoria è l’unico modo per  rendere i personaggi uomini e donne. La casa che si voleva vendere diviene così scrigno di ricordi e di valori da tramandare, nonostante tutto. La regia di Francesco Saponaro mette bene in luce tutta la drammaticità e la pienezza  del testo,  spiccano Andrea Renzi (Paco), Tony Laudadio (Ennio), Eva Cambiale (Bianca)   e Teresa Saponangelo (Marta adulta) che con espressività, giusta tonalità e gestualità valorizzano il loro attraversare la scena con  intensa eleganza. Per le giovani protagoniste una buona prova per Lucienne Perreca, un po’ meno per la Angela Fontana, più adatta al cinema che al palcoscenico.

di Tony Laudadio
con Teresa Saponangelo, Eva Cambiale, Andrea Renzi, Angela Fontana, Lucienne Perreca, Tony Laudadio
regia Francesco Saponaro
Coproduzione Teatri Uniti E Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

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