“Gran Café Chantant” – da Eduardo Scarpetta - di e con Tato Russo
Al
teatro Augusteo di Napoli dal 4 al 13 novembre
Servizio
di Francesca Myriam Chiatto
Napoli – Siamo in piena Belle Époque, agli inizi del ‘900
e, nonostante il nuovo secolo si prospetti pieno di vita e di novità, la crisi
è dietro l’angolo e la cultura lascia il posto alle attrazioni più frivole e
meno impegnative. I teatri sono in via di chiusura ed arriva sulla scena il
confusionario e ludico “Café Chantant”. Lo rappresenta bene Tato Russo, col suo
personaggio, Felice Sciosciammocca, insieme a Mario Brancaccio (interprete di
Peppino Diodati), che impersonano due attori di prosa, della grande tragedia,
ormai in rovina e ridotti alla fame. Spinti dalle mogli ormai convinte
dell’inutilità della “grande arte” (e loro stesse protagoniste delle nuove
attrazioni di quegli anni) i due accettano l’offerta di un bislacco
personaggio, ripiegando su un “misero numero” al café chantant così di moda. I
protagonisti di questi “nuovi teatri”, sono personaggi esilaranti e variegati e
i due attori in scena rendono bene tutta la loro eccentricità. E’ così che, al
teatro Augusteo (dal 4 al 13 novembre), la famosa commedia di Eduardo Scarpetta
viene rivisitata e rielaborata, in modo da
rappresentare una lunga giornata estesa a tutta l’epoca che ci fa rivivere,
tra l’ironico e il malinconico, lo sfarzo e la decadenza, le contraddizioni di
un secolo nuovo e così pieno di paure e di bellezze. Non si ferma qui la
“corsa” del progresso, che ancora si evolve, distruggendo i tanto amati Café Chantant,
a favore del cinema.
Lo spettacolo si avvale delle scene di Peppe Zarbo, le
musiche di Zeno Craig (e l’orchestra Gran Café Chantant), le luci di Roger La
Fontaine e i costumi di Giusi Giustino.
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