“Rituccia”- testo e regia di Fortunato Calvino
Al Teatro Nuovo di Napoli il 16 e 17 giugno
Servizio
di Pino
Cotarelli
Napoli - “Rituccia” che il
regista e commediografo Fortunato Calvino ha presentato, curandone anche la
regia, nella prima del 16 giugno al Teatro Nuovo, nell’ambito della
manifestazione Napoli Teatro Festival, aveva già mosso i suoi primi passi in
“Napoli milionaria” di Eduardo De Filippo, a cui Fortunato Calvino ha voluto fare omaggio con questo lavoro che riverbera quanto
egli aveva già anticipato in "Scrittori per Eduardo" (Napoli, ESI, 2014), a cura di Patricia Bianchi. Calvino elabora una Rituccia “matura” che sopravvive all’ombra dei ricordi di una guerra che ha
racchiuso nella sua mente ormai alienata, segnandola profondamente e che ricompare improvvisamente per restituirle ataviche
paure e momenti di terrore che sempre più contaminano il suo presente. Il continuo alternarsi delle complesse sensazioni
e dei difficili stati d’animo che rivive Rituccia, esige un forte impegno e
coinvolgimento, così come i ruoli degli altri personaggi che non sono da meno. L’intero
cast composto da: Antonella Cioli, Antonella Morea,
Laura Borrelli, Rosa Fontanella e Gioia Miale, ha assolto il compito in maniera egregia, anche se qualche
passaggio rimane ancora perfettibile. I rumori, i suoni curati da Paolo Colella,
gli effetti di luce di Renato Esposito e le proiezioni su tele trasparenti di
Paolo Foti, hanno rievocato quel clima di cruda realtà della guerra, dove una
popolazione inconsapevole delle vere ragioni ed inerme nelle difese, può
sperare solo che la sorte decida che si può ancora vivere. Una rievocazione per
chi ha volutamente dimenticato ed una palpabile immagine per chi deve ricordare.
Che Calvino abbia voluto una “Rituccia” che rappresentasse un monito per tutti
i generi di violenze è avvalorato dalla presenza di tutte donne nel cast. In
“Napoli milionaria” Gennaro Iovine padre di Rituccia, dice alla moglie Amalia,
“addà passà a nuttat’”, affinché si possa ritenere fuori pericolo la sua
Rituccia, ma è passata la “nottata” per Calvino? Non sembra, infatti vediamo
ancora Rituccia trascinarsi col suo lavoro di segretaria in uno studio medico, nel
quale le passa davanti una umanità che non ha mai smesso di combattere la
guerra della vita. Diventa confidente per chi nell’attesa vuole sfogare i
propri isterismi, confidare le proprie sofferenze, anche quelle amorose; confeziona
qualche numero al lotto quando gli raccontano i sogni, ma è nota alla gente specialmente
per le sue allucinazioni che la fanno assentare dal presente ed è proprio
perché è troppo occupata dai suoi
fantasmi che non dà peso all’ennesima
guerra che si sta combattendo, una guerra più moderna ma non meno spietata, quella
della criminalità organizzata che stende i suoi tentacoli anche nel vicolo dove
era tornata a vivere, nel basso di sua madre, condizionando tutto. Rituccia
mette fine alle sue sofferenze cadendo vittima di questa ulteriore guerra che
non potrà vincere e muore avvelenata dalla malavita. “A nuttat è passat”
comunque per Rituccia restituendogli la quiete.
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