“L’UOMO, LA BESTIA, LA VIRTÙ” di Luigi Pirandello - Regia di Ennio Coltorti
Al Teatro Arcobaleno di Roma dal 28 novembre al 21 dicembre
2014 (venerdì-sabato-domenica)
Servizio
di Maddalena Menza
Roma - I classici teatrali
sono un patrimonio dell’umanità che resta nel nostro immaginario come un
baluardo che deve essere difeso contro
tutte le sterili contraffazioni.
E’ importante custodirli con cura, studiare, impegnarsi
per rendere al massimo quella loro “anima” ed è ciò che fa da anni la compagnia
diretta da Ennio Coltorti, un regista rigoroso ed esigente oltre che attore
egli stesso che , in questa occasione,
ha messo in scena uno dei classici più rappresentati dal grande drammaturgo
siciliano Luigi Pirandello, L’uomo, la
bestia, la virtù.
La commedia è
sempre attuale perché parla di archetipi universali di personaggi, che sono una
specie di maschere che nascondono la propria vera identità e che, infatti,
nella locandina dello spettacolo si fanno ritrarre come esseri deformati che
appaiono in un modo ma, dentro, sono in un altro.
La storia è un classico triangolo costituito da un
professore (l’uomo del titolo) la moglie di un capitano, che viene da lui
consolata (la virtù) e lo stesso
capitano che non torna quasi mai a casa
e quando lo fa non ottempera al suo “dovere coniugale”(la bestia). Ora la
tragedia si sta per compiere: la donna (la virtù del titolo) è incinta e il
professore, che ne è responsabile, non
sa come uscirne. Per questo, implora un dottore che vive da lui (il bravo
Matteo Fasanella) di fornirgli un
espediente per convincere il marito renitente a
fare il “suo dovere” e a
prendere, quindi, in carico il figlio che sta per arrivare, evitando, così, un
grande scandalo.
Si tratta di una delle commedie di Pirandello più
rappresentate al mondo, nella quale il grande autore di teatro mostra
l’ipocrisia dell’”uomo civile”, che indossa la maschera della “virtù” per
nascondere la “bestia” che ha dentro. E’ proprio l’uomo in effetti quello che
ne esce con l’immagine più compromessa per l'ipocrisia con cui maschera la sua
vera identità, preoccupato solo di uscire da una situazione che lo
costringerebbe ad assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti.
Gli attori
recitano con grande maestria e, dietro questa commedia, si coglie il grande lavoro
degli interpreti e del regista nella preparazione dello spettacolo, che è un
perfetto meccanismo a orologeria. Particolarmente significativa risulta
l’interpretazione di Ennio Coltorti (nel ruolo del Professore) e di Liliana
Randi, la moglie, subentrata all’ultimo momento nella parte e quindi da
ammirare ancora di più e il capitano
impersonato dal bravo Sergio Smorfa,
direttore della scuola del Teatro del Sogno da cui arrivano anche altri
interpreti. Poi c’è lo straordinario piccolo ruolo , che si potrebbe chiamare
cameo, della nota attrice Gioietta Gentile, nel ruolo della governante, che ha
dei tempi comici perfetti e che, dietro l’efficienza con la quale svolge le sue
mansioni, nasconde il suo innamoramento senza speranza per il professore.
Grande energia si trae anche dalla presenza di molti
giovani che interpretano le parti di contorno con grande entusiasmo e
partecipazione.
Fa piacere inoltre vedere in platea numerosi ragazzi entusiasti nell’assistere
allo spettacolo, cosa che contrasta con l’immagine stantia del teatro come di
un divertimento che non ha più nessun fascino per i giovani. Quindi in
conclusione, non si può che consigliare
a tutti i romani di non perdere l'occasione di assistere all'ottima messa in
scena di questo importante testo.
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