Una specie di Alaska di Harold Pinter - regia di Valerio Binasco
Dall' 8 al 26 ottobre
2014 al Teatro dell'Orologio di Roma
Servizio di Mario Migliaccio
Roma - Il risveglio
di una bambina un po’ cresciuta, la sua spensieratezza, la malinconia, la
tristezza riscontrata in quella verità che non vuole accettare. Queste e tante
altre, sono le sensazioni/emozioni che "Una specie di Alaska", di
Harold Pinter, riesce a trasmettere al pubblico presente in sala. L'autore,
colpito dalle incredibili vicende descritte dal neuropsichiatra Olivier Sacks,
racconta in modo commovente la storia di una ragazzina (Sarà Bertelà),
svegliatasi dal coma dopo circa trent'anni e convinta di dover festeggiare il
suo quindicesimo compleanno, col vestito che le ha preparato la mamma. Nessun
vestito è pronto per lei, la sua cara mamma non c'è più, la sorella minore
(Orietta Notari) che proteggeva continuamente ormai è cresciuta. Il mondo attorno
a lei non è più lo stesso, il suo corpo è mutato ed è diventata una donna, la
ragazzina di una volta resta soltanto nella sua testa, nel suo cervello,
congelatosi proprio come...una specie di Alaska. Il duro compito di farle
comprendere la verità è affidato ad un amico di famiglia, il dottor Hornby
(Alessandro Accinni), che su di lei sperimenta il farmaco che le permette di
risvegliarsi dal profondo coma nel quale era entrata. Traumatizzata e senza più
punti di riferimento la "ragazzina", prima ancor di accettare la
triste realtà dei fatti, cerca conforto e riparo solo nei vecchi ricordi. Uno
spettacolo davvero molto suggestivo, quello messo in scena da Valerio Binasco,
con i tre attori protagonisti che riescono a stabilire un rapporto abbastanza
personale con lo spettatore. Da
apprezzare in modo particolare è la magistrale interpretazione di Sara Bertelà,
capace di commuovere il pubblico con un gesto, una parola, una semplice
espressione facciale. Venendosi a creare, per scelta registica, una vicinanza,
un legame molto intimo tra pubblico e attori, e dunque alle emozioni da questi
trasmesse, viene abbattuta la quarta parete che separa le parti. Con ciò, più
che definirli spettatori, quelli di Una
specie di Alaska sono degli "spettAttori" perché parte integrante
della scena.
Dunque una commedia
terribile come un incubo, uno spettacolo assolutamente da non perdere per tutti
coloro che, per un attimo, vogliono estraniarsi dal contesto sociale e
avventurarsi in un viaggio intimo e suggestivo.
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