BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI di David Foster Wallace, regia e drammaturgia Daniel Veronese con Paolo Mazzarelli e Lino Musella
Teatro San Ferdinando dal 1° al 6 febbraio 2022
Servizio di Rita Felerico
Napoli - David Foster Wallace (1962 – 2008) è senza dubbio un grande interprete
dei sentimenti dell’uomo contemporaneo, ne descrive i limiti, i dolori, le
contraddizioni, le irraggiungibili possibilità, le sconfitte e al contempo il
desiderio irrinunciabile a lottare, una guerra intrapresa attraverso lo
strumento dell’ironia e quando è necessario della caparbia volontà. Brevi interviste con uomini schifosi
sono racconti tragici, buffi che, narrando del grande malessere del
postmoderno, sono capaci, nella loro chiave descrittiva, di condurre il lettore
in una dimensione evocativa e tracciare la strada che conduce a spalancare
senza pudori gli occhi sulla realtà. Filosofo, letterato, specializzato in
logica modale e matematica, esperto tennista, in questi racconti traspare il
ritmo della logica binaria e l’armonia dei set di una partita di tennis.
Il
libro di Wallace porta nell’introduzione la firma di Fernanda Pivano, una conoscitrice della letteratura americana e al
contempo interprete raffinata di quel mondo e della sua dimensione caratteriale:
il disagio del postmodernismo. Suicida, Wallace perse la sua battaglia contro
la depressione. Così come la Pivano ha instradato verso una lettura limpida,
senza manierismi, secca, dal taglio reciso ma non privo di intensa
emozionalità, così il regista argentino Daniel
Veronese ha saputo interpretare e leggere il testo di Wallace. Non ha
riscritto un testo, ma lo ha contestualizzato in un tempo senza tempo, dove i
personaggi si muovono in un ambiente quanto mai semplice e pulito, esprimendosi
solo con la forza della parola. I monologhi che compongono i racconti di
Wallace vengono pensati per un uomo e una donna, ma sono qui da Daniel Veronese
interpretati da due attori, Lino Musella e Paolo Mazzarelli. La loro
capacità di vestire abiti sia maschili che femminili utilizzando solo il
tono della voce o una particolare gestualità, senza costumi o particolari
sfumature di colore (è presente solo il bianco) o oggetti scenografici, se non
un tavolo, delle sedie e un campanello e segnare i vari set dei racconti, cala
bene lo spettatore nell’atmosfera immaginata dal regista.
Veronese incentra l’attenzione sulla parola e quello
messo in scena è un teatro di parola, la parola che torna a parlare: le
immagini, il senso, il significato del raccontare si fanno largo dalle sillabe,
nascono dai loro suoni, dal loro ritmo evocativo, facendo emergere figure di
uomini e donne incapaci di dialogare e di ascoltarsi, chiusi come sono nel loro
egocentrico confine. Potrà la forza dell’humor portare a farci riflettere su
cosa veramente siamo? A farci cambiare le nostre modalità di relazione? A far
scoppiare il conformato accettare gli altri e l’altro?
È stato bello vedere la sala piena e occupata in
maggioranza da giovani che hanno riso, sorriso e condiviso il sottile
significato delle battute, applaudito i due bravissimi attori, la loro sintonia
(Lino e Paolo sono anche fondatori di una compagnia) e la regia appassionata,
determinante ma leggera e non invasiva dell’argentino Daniel. Mi sarebbe
piaciuto domandare loro se, alla fine, concordavano con la parola che ha chiuso
lo spettacolo. La parola ’chiave’, a spiegazione dei racconti, sul cui
significato molto si è detto e scritto, ma intorno alla quale ancora ruota un
perché, una ricerca e una marea di altri significati da scoprire. Una parola
che non riduce il valore e la qualità del libro di Wallace e dello spettacolo
di Veronese, entrambi complessi, nei quali si intrecciano diversi piani di
realtà e di lettura, una modalità che può anche confondere chi legge o segue lo
spettacolo. Ma se della complessità dobbiamo parlare e scrivere, va bene così. Brevi
interviste con uomini schifosi è un cammeo nel cartellone e nella
produzione del nostro Mercadante.
BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
di David Foster Wallace
traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini
regia e drammaturgia Daniel Veronese
con Lino Musella, Paolo Mazzarelli
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche
Teatro, Carnezzeria, FOG
Triennale Milano Performing Arts,
TPE Teatro Piemonte Europa
con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale e di
Timbre 4 Madrid
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