SOLARIS di David Greig, regia Andrea De Rosa

Teatro Mercadante   17 - 28   novembre 2021

Servizio di Rita Felerico

Napoli - Il palcoscenico ruba lo spazio alla platea, che scorre in discesa fino ai bordi di una geometrica astronave posta al centro della scena; l’atmosfera creata dalle luci di Pasquale Mari a sipario già aperta avvolge immediatamente lo spettatore, guidando la fantasia e lo sguardo in una realtà immaginifica. La luce è co-protagonista in questo allestimento ideato da Andrea De Rosa, sciogliendosi in una vera e propria drammaturgia, dando corpo ad un ambiente spaziale, fantascientifico nel quale la visione gioca un ruolo fondamentale. Si viene catapultati così sul pianeta Solaris, accanto all’astronauta psicoterapeuta Kris Kelvin – Federica Rosellini – che approda su Solaris dalla porta oblò dell’astronave. Mandata in missione per capire cosa accade sul pianeta, Kelvin scopre altri circolari mondi, dove il tempo viene percepito diversamente, dove scoprirà la morte del suo professore, il dottor Gibarian, che comparirà in video nel corpo e nella voce di Umberto Orsini.  Insieme ai superstiti, la dottoressa Sartorius (Sandra Toffolatti) e il dottore Snaut (Warner Waas), Kris confrontandosi con loro realizzerà la cruda realtà della spedizione. Cosa cela Solaris? Qual è il suo distopico messaggio? L’occhio del regista ha scavato dentro la narrazione del romanzo di Stanislav Lem del 1961 al quale David Greig – primo a mettere in scena il testo – si è ispirato. Scrive nelle note di regia De Rosa: La narrazione è, secondo Bruner, il primo dispositivo interpretativo e conoscitivo di cui l’essere umano in quanto soggetto socio-culturalmente situato, fa uso della sua esperienza di vita. Se è attraverso di essa che si conferisce senso e significato al proprio esperire e si delineano coordinate interpretative e prefigurative di eventi, azioni, situazioni e su queste basi si costruiscono forme di conoscenza che orientano l’agire individuale, allora l’oceano di Solaris è la timida risposta al chi siamo veramente?”. Cosa rimanda infatti l’oceano di Solaris ai quattro protagonisti? Particelle di acqua onirica, incarnazioni di sogni, desideri, realtà, persone del passato, parti della loro vita, anche relegate nella sfera della memoria, con le quali su Solaris si può dialogare, interagire.

 

Ray

E qui appare a Kris, restituita, Ray, (Giulia Mazzarino)il suo amore perduto in giovane età. Una dolorosa ‘presenza’, ancora colma di vita e di voglia di vivere, che metterà in crisi-anche con la sua fragilità- la professionalità dell’astronauta Kris. Solo alla fine, quando si renderà conto di averla persa ancora una volta, ma questa volta per sempre, per Kris sarà visibile la verità delle cose, della vita. Anche per Sartorius e Snaut le ‘presenze’ insegneranno a leggere nell’esistenza, restando perlopiù stabili nelle loro postazioni di osservazione e solo alla fine si scopriranno in grado di tornare indietro, per testimoniare.

Ho letto Solaris durante la quarantena- scrive sempre il regista – e mi colpiva questa idea che gli esseri umani potessero essere il virus e che il pianeta fosse costretto a reagire e a difendersi dalla loro presenza”. Da qui l’idea di questo viaggio all’interno del noi, nell’inconscio, individuale e collettivo e di tradurre al femminile la coppia Kelvin / Ray, nel romanzo uomo/donna.

 

Snaut

Bravissimi tutti gli interpreti ( spiccano la Rosellini e soprattutto la Mazzarino, carnale e fortemente empatica ) capaci di rendere al pubblico il loro dramma interiore e la loro tragica necessità di vivere sopra ogni impossibilità di agire; bellissima la scenografia di Simone Mannino che ci immerge nell’ astronave come se fossimo all’interno di un fotogramma (ricordiamo le due versioni cinematografiche di Solaris, una  diretta da Andrej Tarkovskij nel 1972 e l’altra  da Steven Soderbergh nel 2002) ,  ben armonizzato il progetto sonoro di G.U.P. Alcaro, artista che da tempo si esprime nel teatro. Interessanti i materiali di archivio e i filmati concessi da Esa / Nasa (European Space Agency) che appaiono non ‘incollati’ alle narrazioni, ma nascenti nei tempi della narrazione.

 

Sartorius

Il pianto di una neonata quasi sempre in sottofondo, sottende alle vicende, voce ancora non formata ma speranza di dialogo futuro, rapita alla fine dal ‘fantasma’ di Ray, come se solo con la più passionale delle presenze potesse comunicare. Tutta la messa in scena ha dietro di sé un lavoro di ricerca e di analisi approfondito; né un diario di Pasquale Mari, In viaggio verso Solaris ( pubblicato nel numero della rivista ‘Sciami Ricerche’ dedicato alla luce ) possiamo leggere i vari passaggi di ideazione e creazione, i disegni, visionare  i diversi bozzetti per gli allestimenti nei vari teatri ma soprattutto leggere i pensieri dedicati alla luce e all’uso della luce, co-protagonista con gli attori come detto, in questa bellissima pagina di teatro. “Qualità ricorrente del lavoro di Mari, è quella di andare all’origine delle parole di un testo per derivarne ‘ luce’, ma particolarmente significative, in questo caso, per una scrittura tutta orchestrata sulla luce e sui suoi cromatismi……la gamma di manifestazioni dei fenomeni luminosi scandisce l’andamento narrativo senza soluzione di continuità…la riflessione sulle dominanti cromatiche di rosso e di blu, sono le chiavi di accesso di tutte le manifestazioni del visibile, figure della molteplice realtà”.  Un appuntamento di successo per il nostro  Teatro Mercadante- Teatro Nazionale.

  

Kris

SOLARIS di David Greig

traduzione Monica Capuani
tratto dall’omonimo romanzo di Stanislaw Lem
regia Andrea De Rosa
con Federica Rosellini, Giulia Mazzarino, Sandra Toffolatti, Werner Waas
Umberto Orsini in video
progetto sonoro G.U.P. Alcaro
scena e costumi Simone Mannino
disegno luci Pasquale Mari
video D-Wok
foto di scena Federico Pitto

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova
Filmati gentilmente concessi da ESA/NASA
Si ringrazia l’European Space Agency per il materiale d’archivio

 

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