MURATORI di Edoardo Erba
Al teatro Sannazaro dal 29 al 31 ottobre 2021
Servizio di Pino
Cotarelli
Abbiamo rivolto alcune domande agli attori:
Angela De Matteo
Giulia, simbolo-pretesto
per un "Teatro" che sembra ribellarsi all'abuso che si sta per
commettere?
Giulia rappresenta il Teatro che resiste alla logica del consumo, del tutto e subito, della velocità, della non cultura, della mancanza totale di emozione, della diabolica ricerca del danaro a tutti costi. Il Teatro resiste seppur minato dal fasullo presupposto che sia inutile.
Incursioni quelle di Giulia che sembrano
voler disorientare il lavoro dei muratori?
Le apparizioni di Giulia in due momenti diversi e con dinamiche diverse distolgono i muratori dall’ abuso che stanno attuando. Nel primo caso Giulia legge nell’animo di Germano una purezza ed ingenuità e punta ad esaltare questi due aspetti di Germano per attirarlo a sé, nel secondo caso scava nell’anima di Fiore che ormai si è allontanato dalle emozioni e con seduzione più adulta lo fa vibrare come non gli succedeva da anni. Dopo le singole apparizioni entrambi immediatamente cominciano ad avere ripensamenti sulla effettiva necessità di quel muro.
Quanto è difficoltoso ricoprire un ruolo
che può e deve apparire dissonante rispetto alla storia e all'attività dei due
muratori?
Interpretare questo ruolo è stato complicato soprattutto all’inizio, dissonante doveva esserlo ma nella misura giusta per poter dare comunque l’illusione ad entrambi i muratori di essere una donna in carne ed ossa nelle apparizioni.
Un confronto impari, per cultura e linguaggi
fra Giulia e i muratori che vuole essere d'effetto comico?
Registri linguistici diversi, movenze diverse…quelle di Giulia rispetto alle movenze rustiche e al gergo specifico dei muratori, beh gli spunti comici nascono di conseguenza, a questo aggiungo la grande sintonia tra noi tre, ci capiamo al volo ci sosteniamo sempre e ci divertiamo un mondo… le risate scorrono come fiumi.
Francesco Procopio
Germano, personaggio debole e dalla
personalità complessa che riesce a ribellarsi anche a Fiore, pronto a far
saltare anche il progetto della costruzione del muro per un sentimento amoroso
anche se surreale, poi si arrende, è un debole o prevale l’amicizia e il
progetto lavorativo futuro?
Germano, secondo me, non è altro che una persona semplice. Segue il suo istinto, è un ingenuo. Ma questo non significa che sia un debole, anzi: se e quando è convinto di volere una cosa, si prodiga con tutte le sue forze per ottenerla. Così ha fatto, dopo aver promesso a Giulia di partire insieme e così pure, quando, alla fine dello spettacolo, si è finalmente convinto a mettere su l’impresa con Fiore.
Una comicità molto orientata
sull’ingenuità del personaggio?
Ma si… Una comicità che nasce sempre perché lo spettatore si rivede in quei dubbi, in quelle paure. Quando smetti di fumare e ti viene la tosse; quando ti arrabbi e vorresti riprendere la sigaretta; quando hai paura di intraprendere quel percorso lavorativo e forse non ti interessa neanche così tanto, ma oramai ingenuamente ti sei impegnato con il tuo amico.
L’attività da muratore
svolta in scena aiuta?
Si, aiuta sicuramente. È però anche un grande ostacolo per l’attore, che deve portare avanti due lavori, uno fisico, l’altro mentale. La costruzione fisica del muro avviene contemporaneamente alla parabola evolutiva della psicologia del personaggio.
Germano personaggio
preferito per le tue caratteristiche di attore o avresti preferito Fiore?
Muratori è stato replicato per diversi anni in romanesco da due meravigliosi attori: Paolo Triestino e Nicola Pistoia. Peppe Miale -il nostro regista- me ne parlava da qualche annetto. Quando finalmente sono riuscito a vederlo in una delle sue ultime repliche a Roma, al Teatro Ghione, subito mi ha preso un voglia matta di interpretare Germano. Credo sia nelle mie corde, interiormente mi somiglia. Mi piace come s’innamora. Mi piace proprio la sua purezza, la sua ingenuità.
Massimo De Matteo
Due muratori che con la
loro modesta quotidianità risultano di una simpatica comicità, forse non cercata,
quasi alla maniera di Troisi?
La comicità in Teatro non dovrebbe mai essere cercata,
il primo dovere di un attore è quello di seguire il testo, è il testo a
suggerire e determinare comicità. riguardo al mio grande concittadino, io e
Troisi siamo entrambi di San Giorgio a Cremano, è una delle tante citazioni con
cui abbiamo voluto omaggiare il Teatro in tutte le sue forme e registri
cercando di tenere i riferimenti sempre a servizio della storia e mai avanti ad
essa. ci sono i clown, la commedia dell'arte, Totò e Peppino, Buster Keaton,
autori come Beckett, Shakespeare e ovviamente Strindberg. Insomma, Massimo è in
buona compagnia.
Fiore, il tuo
personaggio, appare nascosto in una apparente maturità risultato di una
necessaria omologazione sociale?
Sì, è così, soprattutto quando dice che a lui servono
i soldi, perché con i soldi si campa bene. È sicuramente convinto che quella
sia la strada, la soluzione alle sue frustrazioni sociali, economiche e
affettive, diverso da Germano che appare sprovveduto ma in realtà ha maggiore
sensibilità.
Nella scenografia, Il
lavoro effettivo di costruzione del muro aiuta nella recitazione e nel rendere
meglio i personaggi?
Senza dubbio il lavoro, l'azione, il gesto per
intenderci, non solo aiuta l'attore a rendere tridimensionale il personaggio,
ma soprattutto aiuta il pubblico a immergersi nella storia, ad empatizzare coi
personaggi, a partecipare al fatto in maniera catartica. È necessario che il
pubblico avverta anche il disagio causato da ciò che sta per accadere, la
elevazione di una quarta parete reale, quella quarta parete che solo il Teatro
rende invisibile. Sta per alzarsi un muro tra noi e lo spettatore.
I due muratori si
esibiscono con ballo e canto. Un teatro violato che coinvolge chi non lo ha mai
frequentato?
Il Teatro è violato si, da una becera comicità ma
anche da incompetenza, disamore, mancanza di etica, come la nostra società. il
Teatro è depauperato della sua dignità e spesso si palesa proprio attraverso
intellettualismi che in realtà nascondono inconsapevolezza, incompetenza, che
determinano la ricerca di strade alternative. Nel Teatro la Ricerca è naturale
e imprescindibile, è mestiere.
Note di regia (Peppe Miale)
Il testo di Edoardo Erba naviga tra rigogliosi
orizzonti di concreta e raffinata comicità e, mai disdegnandole anzi sublimandole,
piccole sorprendenti e sostanziali soste in acque che demandano ad un’acuta
riflessione sulla condizione umana. E se nella nostra lettura, la retorica
potrebbe rappresentare facile inciampo, è nostro desiderio provare a denunciare
che, se è vero come è vero, che il momento pandemico in essere costringe ad una
crisi della cultura (di cui il Teatro è solo fra le più alte rappresentazioni),
è pur vero che l’Autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che
la cultura fosse murata in un supermercato. Ed è quindi sempre nostro compito
provare, con umiltà, ad essere quella signorina Julie che crea le condizioni
affinché i muri non si sostituiscano ai sipari.
MURATORI di Edoardo Erba
regia Peppe Miale
con Angela De Matteo, Massimo
De Matteo, Francesco Procopio
aiuto regia Giordano
Bassetti
assistente alla regia Roberta
Rossi Scala
costumi Alessandra
Gaudioso
scene Luigi
Ferrigno
assistente scenografo Sara
Palmieri
musiche Floriano
Bocchino
luci Salvatore Palladino
durata 110
minuti
si ringraziano Teatro
Bellini - Théâtre de Poche
una produzione Ente
Teatro Cronaca Vesuvioteatro
©
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