“‘Mbriana”, testo e regia di Giovanni del Prete- con Francesca Iovine ed Ettore Nigro
In
scena al Palazzo de’ Liguoro di Napoli fino al 10 maggio, all’interno della
rassegna STEP3X3
Servizio
di Francesco Gaudiosi
Napoli- Tris di spettacoli a
Palazzo de’ Liguoro con una mini-rassegna che, dal 24 aprile al 10 maggio,vedrà
alternarsi nei weekend tre diverse mise,
occupando ciascuna di esse un giorno di replica differente all’interno dei tre
fine settimana. I tre spettacoli in rassegna sono L’oasi (con Antonio
Piccolo, regia di Giuseppe Cerrone ed Antonio Piccolo), ‘Mbriana(testo e regia di
Giovanni del Prete- con Francesca Iovine ed Ettore Nigro) e Ultimo
Primo Giorno di re Ferdinando VIII e la fragilità della luna di cartapesta
(di Cristian Izzo, con Anna Bocchino e Cristian Izzo e la regia di Ettore
Nigro).
Lo spettacolo che oggi
prenderemo in questione è ‘Mbriana. “’Mbriana è lo spirito della casa
nell’immaginario magico campano. La storia della ‘Mbriana è quella della casa,
abitata, amata, crepata, abbandonata. Ripercorre con un filo rosso la vita dei
componenti della famiglia e partecipa incarnandosi in essi”.
In scena le relazioni
familiari, le rievocazioni amorevoli e gli amari ricordi delle due figure che
vivono all’interno dell’abitazione: da una parte, la suddetta ‘Mbriana,
elemento eterico ma visibile, rappresentante della casa, custode di ricordi e
di eventi accaduti in essa; dall’altra il padre di famiglia, unico elemento a
non credere nella presenza dello spirito fino al punto di risultare ostile nei
confronti di questo.
La rievocazione senza tempo
di ricordi, emozioni e avvenimenti confluisce in un unicum che fonde il passato
con il presente, un’atemporalizzazione all’interno della quale risulta
evidente, vissuta e di conseguenza non eterica, solo la realtà ontologica della
casa. Il tempo e la presenza dello spirito creano invece quell’onirico,
quell’indimostrabile ma reale presenza di qualcosa che c’è ma non si vede, è
esistito ma non si può manifestare nuovamente.
Le interpretazioni di
Francesca Iovine ed Ettore Nigro sono vere, frutto di un’energia,a livello
esecutivo, viscerale che rende la costruzione del personaggio ben assemblata e
con geometrie perfettamente inquadrate. Alla nitidezza delle interpretazioni
corrisponde però una complessità drammaturgica che in innumerevoli parti del
testo, travisando il livello onirico ed il reinventarsi morfologico e musicale
di cui la drammaturgia stessa si fa rappresentante, sfocia talvolta in un
ermetismo che rende la comprensione degli eventi, delle parole e delle azioni
di difficile comprensione.
La drammaturgia di Del Prete
è un uragano di emozioni, sofferenze e vissuti che trascinano sì lo spettatore,
ma facendolo rimanere sempre ai margini e senza mai entrare nell’ipogeo, nel
centro dell’uragano stesso. Ne viene fuori un turbinio di elementi scenici
talvolta asimmetrici, dove vi è un rapporto contradditorio tra la resa scenica
ed il testo drammaturgico, tra ciò che viene detto sulla scena e ciò che al
contempo ne viene rappresentato.
Alcuni segmenti di
spettacolo richiedono un notevole sforzo di comprensione per inserire quella
scena, o quell’accadimento raccontato, in un contesto più ampio e di
conseguenza più articolato. Da lodare comunque la capacità nel mettere in scena
un testo di siffatta difficoltà di esecuzione e recitazione, che vede
suggestive note di regia affiancate da una indiscutibile interpretazione della
Iovine e del Nigro.
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