BRACHETTI: CHE SORPRESA ! - Di e con Arturo Brachetti - regia di Davide Livermore

Al Teatro Sistina di Roma dal 10 al 26 aprile 

con Luca Bono, Luca & Tino, Francesco Scimeni

Servizio di Maddalena Menza
 

Roma - Indubbiamente ogni volta che si aspetta uno spettacolo di Arturo Brachetti si crede che si  tratterà di un evento eccezionale, data la straordinaria versatilità dell’artista, capace di trasformarsi in pochi secondi in un caleidoscopio di personaggi in un modo che ha veramente del “magico”. Questa volta è successo però, che, nonostante le doti innegabili dell’artista, lo spettacolo non sia riuscito a decollare completamente lasciando lo spettatore un po’ deluso, sebbene stregato dall’incantatore Arturo Brachetti capace di trasformarsi nel giro di pochi secondi in un giapponese raffinato o in un africano delle tribù.
Forse l’errore in questo caso è di essersi affidato un po’ troppo alla tecnologia e di aver lasciato la scena troppo agli altri comprimari non sempre alla sua altezza. Il “pretesto” dello spettacolo è stato una sorta di viaggio tra i suoi ricordi rappresentato da una valigia rossa che viene presa da alcuni “lestofanti” (suoi colleghi) e che contiene brandelli delle sue memorie che ogni tanto riemergono e che, inutilmente, Arturo Brachetti rincorre.
Sicuramente come tanti artisti nostrani, Arturo Brachetti  conosciuto e apprezzato più all’estero di quanto non lo sia in Italia. Però avremmo voluto vederlo di più sulla scena fare le cose che gli sono congeniali come le trasformazioni simultanee che lo caratterizzano e che rappresentano la forza incredibile della sua arte e che avvengono senza che, con tutta la buona volontà, si riesca a capire come ciò possa succedere.

Sembra di vedere un folletto straordinario con il segreto dell’eterna giovinezza cucito addosso (il suo segreto, per sua stessa ammissione, è aver conservato il cervello adolescenziale di un quattordicenne perché già un diciottenne è troppo “maturo” e quindi quella curiosità, quella freschezza che si vede anche nelle sua creazioni sceniche. Un aspetto decisamente affascinante dell’artista è stata  la sua abilità nel sand painting, ossia nella capacità di disegnare sulla sabbia lasciando tracce indelebili,che colpiscono lo spettatore per la rapidità e la poeticità di queste immagini e che sono altrettante sfaccettature della sua anima. Arturo Brachetti viene affiancato in quest’avventura da alcuni maghi. Particolarmente bravo abbiamo trovato Luca Bono, una giovane rivelazione e gli stralunati artisti Luca & Tino  mentre un po’ stucchevole e ripetitivo è stato Francesco Scimeni.

Il filo conduttore dello spettacolo è un po’ debole ma certamente è difficile imbastire una storia cucita  addosso ad un virtuoso del trasformismo che non sia niente più che un pretesto per sfoggiare quei meravigliosi abiti o l’eleganza del suo corpo aereo o divertire con le gag; però nel complesso lo spettacolo ha una sua rilevanza legata alla presenza artistica di Arturo Brachetti, che comunque, da sola, vale la serata!

 

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