“AMERIKA” di FRANZ KAFKA – ADATTAMENTO DI FAUSTO MALCOVATI Regia di MAURIZIO SCAPARRO


Al Teatro Nuovo di Napoli  dal 14 al 18 gennaio

Servizio di Andrea Fiorillo

Dopo il successo dello scorso giugno al Napoli Teatro Festival Italia, torna nel capoluogo campano, in programmazione al Teatro Nuovo, Amerika, tratto dal romanzo incompiuto di Franz Kafka con la regia di Maurizio Scaparro e ladattamento di Fausto Malcovati.
La storia di Karl Rossman, giovane ebreo boemo, costretto dai genitori a trasferirsi in America per evitare alla famiglia altre spiacevoli conseguenze, determinate dalla sua relazione con la cameriera di casa, diventa immagine di secoli di fughe, allontanamenti, emarginazioni e difficoltà di inserimento, in un momento storico, come il nostro, nel quale il testo di Kafka sembra parlare a noi almeno quanto provava a fare ai suoi contemporanei.

Parlare di fuga, di diversità, di voglia di sperare nonostante tutto e tutti, sembra essere un tema che il teatro sta dimenticando, ma che Scaparro, attraverso le parole dello scrittore ceco, attualizza e rende nostro.

Il sogno americano, che per Kafka stesso resterà tale in quanto mai visiterà davvero gli Stati Uniti, è desiderio di riscatto, di rivincita, di possibilità di farcela partendo dal nulla, ritrovandosi soli, ogni volta costretti ad affrontare l’ignoto, in un mondo giovane, pieno di possibilità, ma allo stesso tempo anche totalmente privo di una qualunque tutela per i più deboli. In Amerika è chiaro, nelle parole dei personaggi, il rifiuto a rassegnarsi alla tragica condizione delluomo, nonostante ci si possa sentire esclusi, “stranieri”, privati di ogni possibilità di comunicazione con le proprie radici, svuotate anche del ricordo di una foto scomparsa, e una madre deceduta.

E questo sogno, che diventa anche necessità per sopravvivere, entra prepotentemente anche nella messinscena, perché il regista, in questa visione fantastica del viaggio verso la speranza, rende il tutto funzionale alla ricerca di una magia scenica, magnificamente ottenuta attraverso le tante porte che si aprono e la trasformano continuamente, e che rimandano alla possibilità di cambiare anche la vita stessa.

Notevoli i momenti musicali che ricalcano le atmosfere jazz d’oltreoceano, magistralmente rese da una piccola orchestra dal vivo, che riesce a dare ritmo ad uno spettacolo che rischia, in alcuni punti, di esserne privo.

 
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