Gabriele d’Annunzio, l’amante guerriero rivive in occasione del 150esimo anniversario della sua nascita
In scena al Mercadante
lo spettacolo sul Poeta-Vate, fino al 13 aprile
Servizio di Francesco Gaudiosi
Servizio di Francesco Gaudiosi
Napoli- “Bisogna fare della propria vita come si fa
un’opera d’arte”. Le celebri parole di d’Annunzio aprono e chiudono lo
spettacolo “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”- adattamento teatrale
del libro “L’amante guerriero” di Giordano Bruno Guerri- come a significare
l’inizio e la chiusura di un ciclo che si ripete perennemente, un ricordo di un
personaggio che ha fatto la storia della letteratura italiana e non solo.
L’adattamento teatrale, con la regia di Francesco Sala, riesce a trasmettere in
modo assolutamente ordinato, schematico e ben strutturato, tutti gli eventi che
hanno caratterizzato la vita del Vate, dagli inizi della sua carriera alla
storia d’amore con Eleonora Duse, fino
ad arrivare alla sua morte, all’età di 75 anni, causata forse dal rapporto
d’amore che si era instaurato con Luisa Baccara e dalla dipendenza da droghe
che gli saranno fatali. Tutti i momenti
fondamentali della sua vita sono inoltre intervallati dalla declamazione da
parte dello stesso d’Annunzio di poesie celebri o di stralci di alcune delle
sue opere, come Il piacere, Notturno, Il fuoco e La pioggia nel
pineto. Nei panni del celebre Poeta c’è Edoardo Sylos Labini, che, come da
tradizione nei suoi spettacoli si fa accompagnare dal dj Antonello Aprea, il
quale riesce a creare sonorità dal vivo suggestive e consone al ritmo dello
spettacolo. La messa in scena stessa non risulta mai pedante, né
particolarmente articolata in nessun punto dello spettacolo, tutto fluisce in
modo giusto con un ritmo decisamente ben mantenuto da tutti gli attori. Anche
la scenografia riesce a ricreare fedelmente una delle tante eclettiche ed
eccentriche stanze del Vittoriale, restituendo allo spettatore un colpo
d’occhio davvero affascinante. Da appuntare, forse, l’impostazione di regia
legata all’interpretazione degli attori che in diversi momenti appare troppo caricata e poco
naturalistica, rendendo quindi questi personaggi troppo “maschere” e troppo
poco uomini. Tornando all’impianto scenico, d’Annunzio viene celebrato nella
sua istrionicità, nelle sue stranezze, nel suo eclettismo unico ed inimitabile
del superuomo del ventesimo secolo, che tutti agognavano di esserlo, ma
nessuno, se non il Vate, riuscì nel suo intento. L’apprezzabilità del testo sta
proprio infatti nella sua ricerca di eventi contingenti o poco conosciuti della
vita del poeta, ma non per questo motivo trascurabili; si potrebbe forse dire
che per un uomo come d’Annunzio l’avventura nel dedalo della sua mente, strana
ed affasciante al tempo stesso, rappresentino il tratto caratterizzante di un
uomo-poeta-combattente-artista, che ha notevolmente influito sul pensiero
moderno.
13/04/2014
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