SPORTE 'E NUMMERE E CAURARE 'E STELLE di Roberta Frascati

INTERROGANDO LE LINGUE DELLA CONOSCENZA
Regia di Angelo Serio
Al Nouveau Théatre de Poche fino al 9 marzo
Servizio di Antonio Tedesco

Napoli - Possiamo definire Sporte 'e nummere e caurare 'e stelle una variante contemporanea dell'antico e glorioso dialogo filosofico, attraverso il quale in una forma tra il saggistico e il narrativo incentrata sul confronto dialettico tra due personaggi, si indagano questioni fondamentali che riguardano l'esistenza umana e tutte le sue implicazioni. Il testo, scritto da Roberta Frascati, che ne è anche interprete insieme a Eliana Manvati, trova, però, il suo elemento di originalità nella situazione di partenza tra le due “dialoganti” e nel linguaggio usato. Due donne che convivono in una stessa casa, non senza qualche frizione dovuta alle differenti indoli caratteriali. Una di esse, Titina, pur arrivata nella casa dell'altra, Pupetta,  come un segno del destino in una notte di tempesta, sembra meno incline all'approfondimento conoscitivo preferendo la spicciola praticità e avendo una spiccata propensione alle lunghe dormite. Pupetta, invece che la ospita, ormai da lungo tempo,  è anima inquieta, rosa dall'assillo della conoscenza, dell'incessante indagare il manifestarsi dei fenomeni dell'esistenza in tutti i loro aspetti. Posti questi due personaggi, che già nei nomi richiamano una cultura popolare che sembra agli antipodi rispetto alle problematiche trattate, l'aspetto originale del testo si sposta sul linguaggio. Dove un napoletano utilizzato in tutte le sue sfumature, colte e popolari ad un tempo, si alterna, mescolandosi quasi senza soluzione di continuità, ad un italiano forbito, altisonante, adorno di terminologie e costruzioni sintattiche a tratti anche molto raffinate. Il contrasto che ne deriva alimenta non solo la forza di impatto della pièce,  in scena in questi giorni al Nouveau Théâtre de Poche, ma riesce soprattutto a rendere in maniera più compiuta e articolata l'idea di universalità dei fondamentali temi trattati. Già l'azzeccato titolo allude a due antichissime e basilari discipline della conoscenza quali la numerologia e l'astronomia. E le pone subito in una forma linguistica che è quella sulla quale, poi, l'intero spettacolo si dipana. Il destino, la sorte (o sciorta), l'esistenza o meno del caso, il karma che plasma le nostre esistenze, la necessità di una consapevolezza spirituale che non ceda al predominio incondizionato della materia, ma sia piuttosto un suo contraltare nell'equilibrato alternarsi di vuoti e pieni, le tecniche e le pratiche per giungere a tale consapevolezza, tutto questo Pupetta, ispirata e, a tratti, quasi invasata, sciorina alla attonita Titina che si sente trascinata in un vortice di sensi e di significati che se dapprima la lasciano scettica, sembrano poi, a poco a poco, affascinarla. Occuparsi di tutto questo in maniera ironica e tutt'altro che banale, e in un linguaggio che fa tesoro della lezione di Enzo Moscato, delle sue vertiginose ibridazioni linguistiche, da parte di una giovane autrice, fa ben sperare nel fatto che quella stessa lezione non vada persa e che, attraverso di essa, una tradizione culturale e linguistica antica come quella napoletana possa ancora tramandarsi integra e forte delle sue innumerevoli potenzialità. La regia di Angelo Serio lavora sui pochi elementi scenici valorizzandone al massimo la portata e dà ritmo al dialogo inframezzandolo con intermezzi stranianti, quasi delle microcoreografie nelle quali il lato buffo e ironico si contrappone a quello evocativo. Quasi una sintesi gestuale, in cui il confronto tra le due donne si sposta dal piano del linguaggio parlato a quello del linguaggio dei segni.

 

9 marzo 2014

 
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