MACBETTU di Alessandro Serra - tratto dal Macbeth di William Shakespeare

Al Teatro Bellini  – Napoli   dal 12 al 17 febbraio 2019

Servizio di Rita Felerico 


Napoli -  Mentre i pastori sardi con grande sofferenza protestano per rivendicare i loro diritti versando il loro latte/oro nelle strade,come fosse liquame da smaltire, sono a teatro per il Macbettu.   Nasce dal profondo l’associazione, non da un semplice richiamo logico. E’ come se i pastori di oggi si fossero ritrovati a compiere un rito legato alle dimensioni più inconsce e ataviche che ci portiamo dentro. “ Si ha bisogno dei riti, di riunirsi in un rito e più che mai oggi, quando ci disperdiamo in mille rivoli – afferma Alessandro Serra, il regista – e il teatro è un rito  e non se ne può fare a meno. Se la letteratura, l’arte sono più concettuali, resta al teatro la carnalità, per legare lo spettatore all’azione scenica”. E di emozione si è inondati, di un continuo crescendo di sensazioni che superano i significati della parola. Le parole gettano un alito troppo freddo sul fuoco dell’azione, recita Banquo, e la bravura del regista è stata quella di trarre dal testo del Bardo i segni stessi della scrittura di scena, il testo è stato un pretesto per creare e suscitare fra regista,attori, spettatori immagini, colloqui di immagini. La realtà, infatti, non si chiude e non si limita alle sole parole,il dialogo con l’immagine è la realtà più vera,perché l’immagine è simbolo che evoca la memoria, gli strati della storia e del nostro più intimo sentire, del nostro inconscio, dove si vanno a posare le paure più antiche, un sentire che lega il nostro presente vivere  al tempo più distante, fino a quello del mito. Il mito descrive il nostro pensiero e la  nostra dimensione emozionale non dividendo mai mente e cuore. “ Nel teatro le parole sono state inserite  da ultimo”, insegna Grotowski.  Non a caso il nostro regista nasce dalla fotografia, dall’esperienza e dallo studio dell’arte dell’immagine; così  ha potuto svelare e donarci il potere vibrativo della parola che richiama la magia, il sovrannaturale. Hanno studiato canto gregoriano gli attori prima di calarsi nei loro ruoli, e il canto gregoriano è un percorso spirituale, un rito, una luce nella dimensione ‘altra’. “Quando il sovrannaturale giunge ad un uomo che non sa accoglierlo, allora diventa male” , un pensiero di Simone Weil che il nostro regista vive in pieno; ha affermato, infatti, che spesso non si è reso conto dell’importanza di ciò che aveva tra le mani e per fortuna un viaggio in Sardegna- sua terra natia – fatto per fotografare i carnevali della Barbagia, ricchi di simbologia e personaggi come le streghe, come la vecchietta di Ottana, padrona del ‘filo di lana’ come le parche greche, gli ha dato l’idea di Macbettu : ciò che è profondo ama la maschera affermava Nietzsche . Nei carnevali, riti dionisiaci, le donne sono escluse, come nel teatro elisabettiano, come in Macbettu, dove l’unica donna – sempre impersonata da un uomo- è lady Macbeth e come Macbeth anche lei è incapace di vivere, vivere il presente, il sovrannaturale, si immedesimano sempre in un futuro che diviene ed è il buco nero del più angoscioso sentire la vita. Lo spettacolo, vincitore nel 2017 dell’UBU è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti non solo in Italia , svolgendo tournèe mondiali che hanno portato i protagonisti in Giappone, in Argentina e in Perù. Gli attori –tutti  bravissimi -  generano  e disegnano lo spazio con i loro movimenti, gesti, accompagnati da una musica che prende l’anima, che sciocca, dai rumori generati dallo sbattere delle pietre, dal suono di lame di metalli quasi arrugginiti sprofondando in un palcoscenico senza scenografia, usando oggetti pochi, essenziali che sembrano quasi dismessi, residui di antiche civiltà ( come quelle nuragiche ), oggetti espulsi da una società che ormai uccide ogni forma di umano e di relazione : proprio per questo restano ricchi di significato e magico potere di trasformazione.

Macbettu di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare
con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino
traduzione in sardo e consulenza linguistica  Giovanni Carroni
collaborazione ai movimenti di scena
Chiara Michelini
musiche pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore
Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
produzione Sardegna Teatro e Compagnia Teatropersona
con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola Cedac Circuito Regionale Sardegna

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