“Così parlò Bellavista” adattamento teatrale di Geppy Gleijeses dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo
Avellino - Teatro Carlo Gesualdo - 9 e 10 febbraio 2019
Servizio di Ciro Borrelli
Avellino - Il 9 febbraio scorso è
andato in scena, al Teatro Gesualdo
di Avellino, Così parlò Bellavista, tratto
dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo. Agognato per anni da Benedetto
Casillo, il progetto teatrale è finalmente venuto alla luce grazie all’impegno
congiunto di Alessandro Siani, che lo produce, e di Geppy Gleijeses, che ne
cura l’adattamento e la regia. Lo spettacolo è innanzitutto un doveroso omaggio
a Luciano De Crescenzo (che ha da poco compiuto i novant’anni), autore del
libro Così parlò Bellavista, nonché regista
ed ideatore del film, uscito nelle sale cinematografiche nel 1984. Gleijeses,
che nel film interpretava Giorgio (il genero del professor Bellavista), in
questo spettacolo riveste il ruolo di protagonista, ovvero quello che fu di
Luciano De Crescenzo, mentre Casillo resta nelle vesti dello stesso personaggio
interpretato nel film, ossia quello di Salvatore, vice sostituto portiere del
grande palazzo di via Foria. Nel cast anche Marisa Laurito, nei panni di Maria,
moglie del professor Bellavista (nella pellicola vi era Isa Danieli), Nunzia
Schiano, che interpreta la collaboratrice domestica (chi non ricorda le
esilaranti battute di Marina Confalone?), ma anche la giocatrice del bancolotto
(nella pellicola le giocatrici erano due, Nunzia e Nuccia Fumo). Spetta a Salvatore
Misticone l’arduo compito di interpretare il “signore del cavalluccio rosso”,
ruolo che fu dell’indimenticabile Riccardo Pazzaglia, quello del cavaliere,
ovvero il suocero del professor Bellavista, eterno dormiente che si sveglia
solo al dolce suono della parola “milione”, nonché il “cassamortaro” che
ripetutamente cerca di affibbiare una bara a rate al professor Bellavista. A
completare il quadro dei bizzarri personaggi la figlia del professore, il suo
fidanzato e, naturalmente, lui, il dottor Cazzaniga (Renato Scarpa nel film), neo-direttore
che appena giunto da Milano pretende, tra il disappunto generale, di imporre
ordine e regole nel condominio e di stravolgere quindi secolari e sedimentate abitudini
vigenti tra gli inquilini del palazzo.
Sul palco
dunque una vicenda che tutti o quasi conosciamo, con un susseguirsi di scene che
si aprono e chiudono a ritmo veloce ed efficace lasciando inalterate le frasi e
le gag più celebri, come la famosa imprecazione di Rachelina contro la
lavastoviglie che “non vuole faticare”, o il consiglio di Salvatore, di farsi
un “abbonamento addu Natasha" anziché dilapidare il denaro nell’acquisto
della droga. Al centro dello spettacolo un omaggio a Riccardo Pazzaglia,
coautore del film del 1984, con la scena del cavalluccio rosso che si svolge in
sala, rompendo l’illusione scenica mediante il coinvolgimento del pubblico. Particolarmente curata
la scenografia che riproduce la facciata dell’enorme palazzo napoletano, sito
in via Foria, con le sue scale e le diverse
prospettive, dove si snodano le varie vicende, simili naturalmente a
quelle dove furono girate le scene del film. Le musiche sono di Claudio Mattone.
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