“SCENES DE LA VIE CONJUGALE” di Ingmar Bergman con Laetitia Casta e Raphaël Personnaz regia Safy Nebbou
Napoli Teatro Festival Italia -
Teatro Nuovo 3 e 4 luglio 2018
Servizio di Pino Cotarelli
Napoli – Al Napoli Teatro Festival
Italia 2018, la versione francese di Scènes de la vie conjugale,
riadattata da Safy Nebbou e Jacques Fieschi, da un racconto scritto
da Ingmar Bergman nel 1973, sulla vita vissuta con la moglie Liv Ullmann, prima
della separazione. L’autore ricavò anche la versione cinematografica dalle sei
scene scritte per la televisione. Attesa e ben accolta dal pubblico, la
pregevole rappresentazione al teatro Politeama, di Laetitia Casta e Raphaël
Personnaz, con lettura e recitazione in francese e sottotitoli in italiano. Una
storia, molto attuale, ambientata in Italia diversamente dalla versione
originale, che attraversa vent’anni di vita coniugale della coppia Johan e
Marianne, i loro momenti felici, i conflitti, il disamore, la complicità e l’incomprensione.
Una storia introdotta da una sequenza filmata in cui i due coniugi compaiono felici
e soddisfatti, ma quando la parola passa ai due attori sul palco, la disamina del
loro rapporto diventa puntale, severa e da essa emergono le tante incongruenze che
mettono a nudo la cruda realtà, rivelando una vita coniugale inaspettatamente infelice.
Anche i toni diventano più forti, emergono i dissapori, le insoddisfazioni, i desideri
sessuali ignorati, una quotidianità scontata per una felicità a tutti i costi. Johan
finisce anche per confessare a Marianne di essere innamorato di un’altra donna con
la quale vuole andare a vivere a Roma. Ma cosa dire alle figlie? È questo l’ultimo
tentativo di Marianne per trattenere il marito. Ma Johan ormai spinto dal
desiderio di realizzare la sua nuova storia, vuole rompere quell’inutile e
monotono rapporto e non può comprendere Marianne che gli chiede un’altra
possibilità per migliorare il rapporto e cambiare la sua vita senza pretese. Questa
separazione si rivelerà importante per la vita di Johan e Marianne, anche se costerà
tanta sofferenza. Il tempo passa ma i due, nonostante tutto, continuano a
vedersi e finiscono per scoprire una interessante intesa anche sessuale molto
convincente. Johan viene sempre più attratto dalla moglie che appare più
disinvolta nelle relazioni sessuali, forse perché gli sono giovate le esperienze
avute con altri uomini. Gli anni passano ed i due continuano a vedersi, riescono
a raccontarsi anche i rispettivi fallimenti e forse è anche maturo il tempo per
un equilibrio nuovo ed una convinta e voluta nuova convivenza. Applauditi
lungamente gli attori richiamati più volte dal pubblico entusiasta.
Note del regista Safy Nebbou:
«Oggi più che mai, in un tempo in cui viviamo una netta contrapposizione tra la relazione amorosa e il bisogno di individualismo, le parole di Bergman risuonano prepotentemente. Lo spettacolo non si chiede mai perché, ma solo come. Assistiamo ad una separazione senza fine e a tutte le conseguenze che ne possono derivare. Non c’è riflessione a posteriori, solo il momento presente. Il dialogo è chirurgico, l’intrigo concentrato. Amo il teatro intimista, organico, animale, spogliato di qualsiasi fronzolo. I corpi che si attraggono e si respingono, il desiderio e il disgusto, il sesso e il tradimento, la menzogna e il compromesso, la solitudine e la disperazione. In un luogo unico, un uomo e una donna si affrontano senza esclusione di colpi. Il terreno di gioco è quello della messa a nudo per far sorgere la vita palpitante in tutta la sua potenza e le sue contraddizioni. Vivere da soli è insopportabile, ma vivere insieme è troppo difficile. Nello spettacolo recitazione e regia sono indissolubilmente legate. I personaggi nascono da un incontro tra l’attore e il ruolo, al di là della parola, e sono caratterizzati da una accentuata corporeità, cruda e umana. Sono corpi feriti e selvaggi, fragili e potenti, che si avventurano senza giri di parole alla ricerca dell’amore assoluto, dell’amore folle, dell’amore all’ultimo respiro».
«Oggi più che mai, in un tempo in cui viviamo una netta contrapposizione tra la relazione amorosa e il bisogno di individualismo, le parole di Bergman risuonano prepotentemente. Lo spettacolo non si chiede mai perché, ma solo come. Assistiamo ad una separazione senza fine e a tutte le conseguenze che ne possono derivare. Non c’è riflessione a posteriori, solo il momento presente. Il dialogo è chirurgico, l’intrigo concentrato. Amo il teatro intimista, organico, animale, spogliato di qualsiasi fronzolo. I corpi che si attraggono e si respingono, il desiderio e il disgusto, il sesso e il tradimento, la menzogna e il compromesso, la solitudine e la disperazione. In un luogo unico, un uomo e una donna si affrontano senza esclusione di colpi. Il terreno di gioco è quello della messa a nudo per far sorgere la vita palpitante in tutta la sua potenza e le sue contraddizioni. Vivere da soli è insopportabile, ma vivere insieme è troppo difficile. Nello spettacolo recitazione e regia sono indissolubilmente legate. I personaggi nascono da un incontro tra l’attore e il ruolo, al di là della parola, e sono caratterizzati da una accentuata corporeità, cruda e umana. Sono corpi feriti e selvaggi, fragili e potenti, che si avventurano senza giri di parole alla ricerca dell’amore assoluto, dell’amore folle, dell’amore all’ultimo respiro».
di Ingmar Bergman
con Laetitia Casta e Raphaël Personnaz
regia Safy Nebbou
adattamento Jacques Fieschi e Safy Nebbou
assistente alla regia Natalie Beder
scenografia e collaborazione artistica Cyril Gomez-Mathieu
produzione Le Théâtre de l’Oeuvre
con Laetitia Casta e Raphaël Personnaz
regia Safy Nebbou
adattamento Jacques Fieschi e Safy Nebbou
assistente alla regia Natalie Beder
scenografia e collaborazione artistica Cyril Gomez-Mathieu
produzione Le Théâtre de l’Oeuvre
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