“MERISI – LE VERITÀ DAL BUIO”- Spettacolo itinerante a cura dell’Associazione Culturale NarteA, Testi di Febo Quercia- Regia Febo Quercia e Antimo Casertano

Al Pio Monte della Misericordia di Napoli il 13 e 14 giugno.

Lo spettacolo andrà in replica il 17 ottobre, 28 novembre e 19 dicembre 2015

Servizio di Francesco Gaudiosi

                             
Napoli - “Non esiste nulla senza il suo opposto, non si nota nulla senza conoscere il suo contrario! Ma voi tutti volete vedere solo il nero, e tutte le sue gradazioni, cercando di vedere in esso qualcosa che io stesso non ho mai concepito…il nero, il nero, il nero… È facile vedere il nero quando rappresenta la maggioranza della tela… il difficile è leggere cosa la variazione di luce vuole dire… com’è facile dire che una prostituta non può essere il volto della Madonna o lo scugnizzo il volto di un angelo… il difficile è guardare aldilà del segno!”. Un Caravaggio inedito, tormentato, incurante della sua fama e sprezzante del suo genio artistico, un individuo solo nel suo esasperato bisogno di fuggire, di cercare risposte ad un vuoto; quel nero per lui così incolmabile, e così vicino a quella luce tanto forte e chiara che, come afferma lo stesso Merisi, gli impedisce di distinguere i contorni delle cose che osserva.
L’associazione culturale NarteA propone un suggestivo spettacolo itinerante mettendo in scena Merisi- Le verità dal buio, in una delle più belle e suggestive cornici artistiche della città di Napoli: il Pio Monte della Misericordia. Custodito al centro dell’altare maggiore, spicca quell’affresco così teatrale e così magnifico de Le sette opere di Misericordia, commissionato a Napoli dai governatori del Pio Monte, consci di affidarsi alle mani di uno degli artisti più controversi di quel tempo, al folle ed indomabile ingegno del Merisi.
Una rievocazione che parte proprio dall’osservazione dell’opera, e da un’introduzione che però subito rivive di fantasmi, di figure che trascinano lo spettatore indietro nel tempo, in una spirale di ricordi, di amori e di vicende legate alla permanenza del Caravaggio a Napoli ed all’esecuzione della sua opera. Si respira, nei luoghi dove realmente il Caravaggio ha soggiornato, un’aria di tuffo nel passato, dove lo spettatore diventa osservatore attivo di personaggi come Battistiello Caracciolo, Annuccia Bianchini (prostituta e Maddalena del Merisi in numerose sue opere), lo stesso Caravaggio ed altri personaggi che immedesimano lo spettatore in quadri, nuvole di ricordi, segmenti di storia che narrano l’arrivo e la storia de Le sette opere di Misericordia.
Nonostante il format di spettacolo itinerante sia una realtà già ben consolidata in diverse rappresentazioni teatrali, il testo e l’esecuzione di Fabio Quercia ed Antimo Casertano si muovono su binari creativi e innovatori. Apprezzatissima la spirale storica ed il cerchio concentrico di eventi, così come la contestualizzazione nella quadreria e nella chiesa del Pio Monte: scenografia migliore per rappresentare un Caravaggio a Napoli non poteva essere scelta. Tutto sembra come cristallizzatosi in crisalidi temporali che, al loro schiudersi, regalano allo spettatore piccole pieces rievocanti qualche elemento o situazione che stupisce l’osservatore sia nell’ammirare il luogo nel quale si trova, sia nell’ascoltare i dialoghi degli interpreti.
E proprio sui dialoghi ci sarebbe da soffermarsi, poiché in molte drammaturgie storiche si rischia di sfociare in dialoghi già attesi o vicende prevedibili, cosa che in questa fattispecie non accade. Geniale la licenza poetica di inserire il saccente Giovanni Baglione a Napoli, città mai visitata dall’artista che si riteneva superiore al Caravaggio. Così come il fantasma della Bianchini, quella Vergine morta a Roma e dipinta dal Caravaggio ne La morte della Vergine.
Nulla risulta fuori luogo o citato senza una precisa connotazione storica a cui si fa riferimento, ogni data o persona citata è ponderatamente inserita in un quadro di riferimento chiaro e ben delineato.
Pregevoli le interpretazioni di tutti gli attori del cast: Raffaele Ausiello, Antimo Casertano, Annarita Ferraro, Andrea Fiorillo, Antonio Perna, con la partecipazione di Matteo Borriello. Particolare plauso al Fiorillo che riesce a tracciare un affresco del Caravaggio così individualistico, inconsapevolmente geniale e sconsideratamente reale, fino al punto di mischiare il sacro al profano, e andare ad infrangere dogmi ecclesiastici fino ad allora ritenuti inviolabili dalla dottrina. Un cast di ottimo livello che mostra la sua bravura proprio nel recitare in sale e cortili con pessime acustiche, mostrando ancor di più proprio quell’impegno, quel sacrifico attoriale necessario per una realizzazione nel complesso riuscita e promossa a pieni voti.
Unica nota di regia che forse poteva essere inserita nella realizzazione, è la mancata presenza di una musica o di un sottofondo- strumentale o corale- che forse avrebbe suggellato quell’immedesimazione nello spazio e nel tempo del racconto. Dettagli, in confronto all’esecuzione finale. Ricco di colori e sfumature tutte indovinate, di precisioni storiche e licenze poetiche azzeccatissime, proprio come in quadro del Caravaggio. Anzi, proprio come ne Le sette opere di Misericordia.



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