“Hallo”- Ideazione, Regia, Scenografia, Coreografia ed Interpretazione di Martin Zimmermann- Drammaturgia di Sabine Geistlich
Al Teatro Mercadante dall'11
al 13 giugno per il Napoli Teatro Festival Italia
Servizio
di
Francesco Gaudiosi
Napoli- Hallo è una
realizzazione scenica che assomiglia un po’ ad un romanzo post-moderno, nel
quale alla fine della lettura ci si domanda se il senso è così profondo da non
riuscirlo a percepire immediatamente o in realtà il senso non ce l’ha e basta.
Uno spettacolo in bilico tra il clownerie ed il teatro di ricerca, un solo di
Zimmermann che porta a teatro una creatura ibrida difficile da categorizzare e
di conseguenza difficile da spiegare cosa essa realmente rappresenti.
Partiamo dalla scenografia,
quella almeno, nonostante la sua enigmaticità, è promossa a pieni voti. Ingo
Groher mette in scena pannelli e piattaforme mobili che regalano allo
spettatore una buona ragione per essere venuti a vedere questo spettacolo.
Tutto sembra al confine con il magico, si miscelano composizioni e segmenti
scenici continuamente mutevoli, per procedere attraverso una “spogliazione”
progressiva dell’impianto scenografico che tende ad allargarsi, restringersi,
ridursi ed ampliarsi in un’ora di spettacolo.
Ma oltre alla scenografia in
questione, sulla scena si muove magistralmente anche il sopracitato Zimmermann,
abile interprete e maschera ineffabile, suscettibile di cambiare colori e
caratteri ai personaggi ed alle creature che mette sulla scena. Si potrebbe
continuare elogiando il gioco di luci, le musiche che accompagnano uno
spettacolo con uno scarsissimo uso di parole, così come la coreografia e le
decorazioni scenografiche.
Ma cosa realmente rimane
dopo aver visto questo spettacolo? A parer di chi scrive, nulla. Lo spettacolo
è un insieme indefinito di elementi suggestivi, questo è indubbio, ma arduo da
mettere tutti insieme. Difficile da far confluire in una resa complessivamente
apprezzata della mesa in scena. La drammaturgia, come scrive lo stesso
Zimmermann è “una riflessione sull’essere umano, senza né morale né
conclusione. Si cerca di disegnare con delicatezza lo schizzo di una vita”.
Quello che ne viene fuori è però, più che uno schizzo, un carboncino sbiadito e
senza contorni netti di una serie di elementi che affascinano e lasciano
perplesso lo spettatore allo stesso tempo.
Non si accusa il testo di
mancare di morale o di conclusione, ci mancherebbe: moltissime rese sceniche
celebri non hanno un inizio, una fine né tantomeno un valore morale da
trasmettere. Ma per lo meno riescono ad emozionare in maniera coerente il
pubblico. Perché la coerenza tra ciò che si pensa e ciò che si realizza è
necessaria. Difettando ciò, tutto rimane ingabbiato nel genio di uno scrittore
che non riesce ad esprimere ciò che potenzialmente il suo testo può divenire.
Hallo è
bello da vedere, ma nient’altro. Non restituisce null’altro se non un effetto
visivo che uno spettacolo che mischia il circo al teatro dovrebbe come minimo
garantire.
E’ un po’ come osservare delle bolle di sapone, così belle da vedere, appunto, ma
poi destinate a scoppiare, a ritornare nel loro niente, senza aver più ricordo
né testimonianza di esse.
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