Incontro con Giuseppe Conte
Servizio di Rita Felerico
Gli
alberi del bosco di Capodimonte accarezzati dal vento sono stati scenario
perfetto per l’incontro con la Poesia di Giuseppe
Conte; nato ad Imperia nel 1945, Giuseppe è l’incarnazione del viaggiatore, di colui che va in cerca
dei suoni della natura, dei mormorii del vento, delle parole nei dialoghi trasportati
dal mare, che spiegano il senso del vivere e dell’esistere. Il mare è il laggiù del poeta ligure, quell’orizzonte dove si fondono i confini
fra Oriente e Occidente senza nessun pregiudizio, dalle cui rive partono le
polene verso la sapienza e la conoscenza, lì dove la luce disegna nuovi
sguardi. Scrive in Non finirò di scrivere
sul mare: “C’è una luce scialba,
amara/ all’orizzonte, è come se la Corsica/ che c’è laggiù anche se invisibile/
fosse scoppiata in nuvole di cenere.”. E ci racconta delle passeggiate al
mattino sulla Riviera ligure, dove ora vive dopo aver abitato a lungo in
Francia, delle colazioni solitarie al bar, dove lo spazio si popola di miti,
leggende, storie, dee e dei, del nostro essere venuti dal mare. È il mare dentro e fuori di noi a suggerire il
pensiero e l’immagine del poeta; viene in mente il naufragare leopardiano,
l’omerico viaggio e l’azzurro mediterraneo che unisce con il filo sottile della
schiuma delle onde la Grecia e il Portogallo, Dover e la Turchia. Tradotto in più lingue, la semplicità
dello stile rimane dentro il nostro pensiero, il nostro cuore, come la parola delle piccole
cose - “ Intorno a me scendono i passeri/
con i loro saltelli a mangiare le briciole/ del mio croissant” – come
quella volontà di scarnificare, di fare ‘leggerezza’, elemento essenziale del
poetare per condividere, per svelare l’aspetto vero del reale, per fare poesia senza paura, come dichiara
in una intervista presso la Casa della Poesia di Baronissi. La poesia è ricerca
di bellezza:” La bellezza è sempre stata per le
strade. Non cercatela sugli schermi, non cercatela nelle sfilate di moda. Ho
sempre pensato che la bellezza sia energia luminosa.”, il cui
desiderio non deve mai abbandonarci.
Chiedi a un mandorlo
Chiedi a un mandorlo a
marzo
al rosa titubante del pescheto.
Chiedi a una nuvola dell'alba.
Chiedi a un torrente che irrompe nel greto,
Chiedilo a tutti i fichi degli orti
quando i rami contorti e spogli
cominciano a formicolare
di germogli
chiedi a loro.
Saprai cos'è l'impazienza
che ti attanaglia e ti sgomina
quando tu desideri, corpo.
Saprai la tua innocenza e la tua forza.
Saprai dell'amore più verità
che leggendo tutti i libri scritti
dall'inizio dei tempi.
Non fidarti dei filosofi
né di Platone né di Eraclito
Non interrogare i profeti
i sapienti, i sacerdoti
su cosa è la tua brama,
non saprebbero dirtelo.
Chiedi a un mandorlo.
Guarda un mandorlo.
Il
pubblico è stato affascinato e in molti, dopo l’immediato silenzio
dell’emozione, hanno desiderato salutarlo.
16 GIUGNO Sezione Letteratura
NEL GRAN MARE DELL’ESSERE
con GIUSEPPE CONTE
Una serata dedicata a Giuseppe Conte uno tra i più grandi poeti italiani di
oggi.
Conte è una personalità poliedrica e ricca di risonanze. Viaggiatore,
narratore, saggista, i suoi versi sono la sintesi espressiva di mondi diversi,
dove l’oriente e l’occidente si danno la mano e dove gli dèi riabitano il mondo
immergendosi ancora nel gran mare dell’essere.
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