Campania Teatro Festival, il primo appuntamento
della sezione letteratura.
Servizio di Rita Felerico
Quest’anno
la sezione letteratura del Campania Teatro Festival ha come parola chiave Laggiù,
il cui senso evocativo farà suonare
la poesia –come sottolinea l’appassionato curatore di questa sezione, Silvio Perrella – in una dimensione di
ricerca, in cammino, che si pone come meta, il desiderio di raggiungere il
sottosuolo delle lingue. Cos’è il
sottosuolo delle lingue? Quello spazio lessicale e fonetico espresso da una
mescolanza linguistica da non percepire come prodotto folklorico, ma piuttosto
come una vera e propria lingua conoscitiva, un “…sottomondo linguistico, di parole, smuove la sintassi del nostro italiano, ne capta quelli che sono i movimenti sonori-
precisa Perrella – rivelandone la
forza, come fosse il poetare un ‘gesto politico che rivendica libertà di
espressione’. Il linguaggio italiano
è ammalato, manca la conoscenza delle fonti, lo studio di quegli elementi
conoscitivi legati all’origine”.
Ed
è così che due poeti, il napoletano Salvatore
Di Natale e il milanese Franco Loi, scomparso
recentemente, sono posti idealmente a confronto per portarne alla luce proprio
la dimensione di universalità che entrambi, con la loro istrionica vena poetica,
fanno emergere, parole e suoni che non appaiono, ma sono realmente vicini fra loro. Si coinvolgono i dialetti con le
sonorità di altre lingue, in un laggiù dentro
la cui eco si rincontrano con Di Natale Mallarmè, Rimbaud, Valery, mentre con
Loi, anche se rimasto fedele al dialetto milanese, si alternano atmosfere
napoletane e tradizionalmente italiane, giocate con l’ironia: la meditazione
sul ‘fare poesia’, la malinconia e la rabbia verso vita. Di Natale scrive in un
articolo del Corriere del 1986 Francesco
Durante: “Di Natale ha avuto il coraggio di saltare le forche caudine
del novecentismo digiacomiano per legarsi alla tradizione alta della lirica
europea. E ha restituito al dialetto, estenuato nell'esercizio poetico da una
stanca ripetizione di moduli senza più senso, una dignità di
"assoluto" teso e vibrante, audacemente solitario”.
E mentre Di
Natale affronta da solo il pubblico, con la solita grinta, effervescenza ed irruenza,
i versi di Loi sono stati letti in una performance, El Blues di Loi, ideata drammaturgicamente da Igor Esposito, il quale ha affiancato nella lettura / recitata la
bravissima Milvia Marigliano,
napoletana adottata ormai da anni dalla grand
milan. Una tromba, quella di Ciro
Riccardi, ha colorato il blues di parole e sonorità particolarmente segnate
dalla poesia, tutto con la supervisione di Peppino
Mazzotta. In una delle ultime interviste, dice Loi:
“Giustamente Einstein afferma: non si
perviene alle leggi universali per via di logica, ma per intuizione. E l’intuizione non la facciamo noi, con la
testa. È possibile nel rapporto simpatetico con l’esperienza. Cioè amoroso con
l’esperienza. Perché è il rapporto d’amore con l’esperienza che ci fa
raggiungere anche ciò che non conosciamo”.
Ancora una volta la poesia avvicina
più arti, apre lo spazio della fantasia e della immaginazione, diviene familiare, anche per coloro non ‘abituati’ a
leggere poesia e Silvio Parrella in questo è un vero maestro.
Bello questo inizio che vede anche nella stesura del libretto guida della
rassegna un leitmotiv spesso citato dal curatore: la collaborazione e la
condivisione con altre forme artistiche; quest’anno con la sezione mostre si è
interagito e le immagini contenute nella guida sono di alcuni allievi del laboratorio
di Antonio Biasucci, i cui lavori sono esposti presso il Chiostro di San
Domenico.
FUIR, LÀ-BAS, FUIR…
CON SALVATORE DI NATALE
Voyage au bout de l’ennui: questo
il sottotitolo della perfomance con un incipit mallarmeano. “Sì – scrive Di Natale, che ha sempre amato
mescolare le lingue – il Poeta è (quasi sempre) un essere in fuga. E fugge
lontano… da dove e per dove? Voilà la question. Laggiù verso… Novunque o Verso la Cuna del
mondo?”
EL BLUES DI LOI
drammaturgia
di Igor Esposito
con Milvia
Marigliano e Igor
Esposito
sonorizzazioni e tromba Ciro
Riccardi
supervisione Peppino
Mazzotta
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