“DUE” di Luca Miniero e Astutillo Smeriglia - Regia di Luca Miniero - con Raoul Bova e Chiara Francini

Al Teatro Diana di Napoli dal 19 al 30 aprile
 

Servizio di Pino Cotarelli

 
Napoli – Al teatro Diana di Napoli, “DUE”, la commedia scritta da Luca Miniero, noto regista di “Benvenuti al sud” e da Astutillo Smeriglia, che segna il debutto teatrale per gli autori, il ritorno alle scene dopo ben vent’anni di cinema e tv di Raoul Bova e la conferma della bravura di una straripante Chiara Francini, sempre efficace e a proprio agio sulla scena. Nei ruoli rispettivi di Marco e Paola, i due rappresentano una coppia in procinto di sposarsi che nell’approntare il loro futuro nido, una stanza con un letto da montare, finiscono per indagare il loro rapporto di coppia e nel tentativo di anticipare il futuro, si ritrovano con le proprie speranze, i dubbi e le paure del presente; forse le uniche certezze da cui poter partire. Ma “Due” è anche il titolo del libro che Marco sta scrivendo, anche se è ancora alla pagina due, come gli fa notare Paola quando nei loro animati discorsi Marco rincorre a citazioni Epicuree a difesa della sua visione prosaica dell’amore, risultato della somma dell’amicizia più il sesso. Indubbiamente un testo attuale che fotografa l’ansia delle nuove generazioni nel voler anticipare l’oltre ed avvicinarsi ad un futuro che possa rassicurare ed esorcizzare le incertezze del presente. I due personaggi con i loro animati dialoghi finiscono per incrementare le loro ansie e le loro incertezze, evocando personaggi dal passato e dal futuro, come figli, genitori, amanti, amici e loro stessi, che compariranno sulla scena come sagome cartonate, in un dialogo tra presente e futuro che finirà per far smarrire del tutto i propri confini. Come saranno dopo venti anni di matrimonio, stanchi? Senza più lo smalto della gioventù? Senza più la passione degli inizi? Solo dopo gli intensi ed appassionanti dialoghi con battute alternate a musiche e balletti, in cui si nota qualche limite, emerge quella che può rappresentare la morale degli autori che utilizzando aforismi e citazioni filosofiche, quasi a voler completare il libro di Marco, fanno comprendere che il matrimonio dovrebbe essere cosa diversa e più complessa della semplice convivenza. Lo stesso Epicuro manifestandosi in una dimensione inusuale, sembra più contestuale e pragmatico ed i due finalmente si arrendono al presente, cedendo al desiderio e all’amore che può alla fine comunque garantire la certezza del momento vissuto nel presente. La prima del 19 aprile è stata accolta con successo da pubblico numeroso a prevalenza femminile. La scenografia sobria è di Roberto Crea, il disegno delle luci di Daniele Ciprì ed i costumi di Eleonora Rella, mentre l’organizzazione generale è di Carmela Angelini. 

 

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