Goyescas” di Enrique Granados e “Suor Angelica” di Giacomo Puccini - Direttore Donato Renzetti - regia di Andrea de Rosa
Le
due opere, in forma di dittico, al Teatro San Carlo di Napoli dal 28 maggio
all’8 giugno
Servizio
di
Francesco Gaudiosi
Napoli- Incantevole
l’allestimento scenico del San Carlo di Napoli che propone, in forma di
dittico, le opere di due celebri compositori del panorama operistico a cavallo
tra l’ottocento e il primo novecento quali Enrique Granados e Giacomo Puccini
rispettivamente con Goyescas e Suor Angelica. Le due opere possono infatti
essere accostate seguendo un filo logico che, oltre alla prossimità cronologica
- Goyescas risale al 1916 e Suor Angelica ad appena due anni dopo - ha come
tema centrale l’amore: quello disperato e irrazionale, un sentimento che si
intreccia con la sofferenza e con la
morte, la passione verso qualcosa a cui si tende ma che non si può possedere.
Ecco che in questa chiave Granados e Puccini risultano così vicini tra loro sul piano emotivo, pur proponendo due
registri operistici differenti: il primo, legato alla grande tradizione
strumentale romantica (Schumann, Chopin, Liszt), riuscì felicemente a fonderla con il panorama
folclorico spagnolo, ripensato con moderna sensibilità linguistica; il secondo,
attraverso una maestria nell’orchestrazione, una varietà armonica e l’efficacia
del gesto scenico, regala in Suor
Angelica il culmine della sua maturità musicale.
Goyescas è una partitura che
nasce proprio dalle composizioni pianistiche proprie della carriera
concertistica di Granados, il quale, prima dell’omonima opera, compone una
suite in 6 movimenti ispirata a 6 quadri di Goya, artista dal quale Granados
trae anche il titolo delle sue composizioni. E’ l’espressione sanguigna e
passionale dell’amore che rende l’opera come partitura allegra ma drammatica al
tempo stesso, reso nella regia e scenografia di de Rosa con un immenso cratere
al centro del palcoscenico da cui tutti gli interpreti escono per poi farvi
ritorno. Quasi a voler rappresentare un oltretomba, la resurrezione di
personaggi che tornano da un passato ormai rivivibile solo nella forma musicale
e dove lo spettatore è accompagnato ad assistere ad una rievocazione di eventi
destinata a ripetersi per l’eternità.
Suor Angelica, invece, nasce
dalla mano di Puccini in forma di trittico insieme al Tabarro e Gianni
Schicchi, ed è un’opera di intenso lirismo in cui la protagonista, tormentata
dal rimorso per i passati trascorsi, non trova pace nel convento se non quando,
ormai prossima alla morte, le appare una visione paradisiaca che le annuncerà
il perdono dei suoi peccati e la fine delle sue sofferenze. Il taglio
dell’opera è fortemente drammatico, concentrandosi intorno a un ruolo
onnipresente sulla scena quale quello di Suor Angelica. E’ lei l’elemento
centrale della vicenda che determina il ritmo della composizione scenica. Anche
in questo caso De Rosa si produce in una valida prova di regia scegliendo un’ambientazione
insolita, quella di vecchi manicomi del dopoguerra luoghi di segregazione e sofferenza .
Applauditissimi gli
interpreti di ambedue gli allestimenti, e nello specifico magistrali sono state
le prove di Giuseppina Piunti nel ruolo di Rosario, Andreka Gorrotxategui in
quelli di Fernando e César San Martin in quelli di Paquiro per Goyescas, mentre
per Suor Angelica dieci minuti di interminabili applausi sono andati al
soprano Maria José Siri e altrettanto
applaudita è stata la performance musicale e scenica della zia principessa,
interpretata da Luciana D’Intino.
Il dittico Goyescas e Suor Angelica sarà in scena al Teatro di San Carlo di Napoli fino
all’8 giugno.
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